In scena

Michele Riondino dà voce alle parole di Don Andrea Gallo, l'ultima regia di Luca De filippo e tanto altro
Angelicamente anarchici

 

Michele Riondino è Don Gallo e De Andrè

Michele Riondino dà voce alle parole di Don Andrea Gallo, con le quali racconta il suo quinto Vangelo: quello secondo Fabrizio De Andrè.

Quella tra Don Gallo e De Andrè è stata un’amicizia intima e fortissima; ad unire profondamente il poeta e il sacerdote anarchico sono stati il desiderio di giustizia, la cultura libertaria e soprattutto la concezione della vita come cammino e incontro, prescindendo da qualsiasi pregiudizio. Per comporre il suo “vangelo laico”, Don Andrea Gallo ha scelto alcune delle più belle canzoni di Faber, nelle quali ha ritracciato il nucleo del messaggio evangelico, che è un messaggio penetrante e universale: c’è la coscienza civile, la comprensione umana, la guerra all’ipocrisia e il desiderio di riscatto della condizione umana emarginata perché «dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior».“Angelicamente Anarchici. Don Andrea Gallo e Fabrizio De Andrè”, con  Michele Riondino, drammaturgia di Marco Andreoli, regia Michele Riondino, arrangiamenti di Francesco Forni, musiche dal vivo da Francesco Forni, Ilaria Graziano, Remigio Furlanut, luci Luigi Biondi, costumi Eva Nestori, coproduzione Centro d’arte contemporanea Teatro Carcano  – Promo Music – Corvino Produzioni. A Roma, teatro Vittoria, fino al 26/11. In tournèe a Torino, Teatro Colosseo, 30; Firenze, Teatro Puccini, 2-3/12: Genova, Politeama Genovese, 7; e Riccione, Asti, Caltanissetta, Perugia, Campobasso, Bari, Teatro Palazzo, Monfalcone, Bologna.

 

Non ti pago, l’ultima regia di Luca De Filippo

L’ultimo capolavoro eduardiano diretto da Luca De Filippo torna in scena ad un anno esatto dalla prematura scomparsa del grande attore e regista (avvenuta il 27 novembre del 2015, a Roma). La Elledieffe, oggi diretta da Carolina Rosi, prosegue così nel rigoroso segno di Luca, portando avanti i suoi progetti, rappresentando e proteggendo l’immenso patrimonio culturale di una delle più antiche famiglie della tradizione teatrale italiana. «Luca ci mancherà sulla scena – sottolinea Carolina Rosi – ma ci ha lasciato una precisa ed accurata regia, fedele ai tempi e alla scrittura di suo padre con una modalità tutta sua di dare continuità alla tradizione senza rinunciare a una propria identità». "Non ti pago" di Eduardo De Filippo, regia Luca De Filippo, con Carolina Rosi e Gianfelice Imparato, scene Gianmaurizio Fercioni, costumi Silvia Polidori, musiche Nicola Piovani, luci Stefano Stacchini. Al Teatro Diana di Napoli dal 23/11 al 4/12, e in tournèe nei teatri italiani (tra cui il Della Corte di Genova, l’Argentina di Roma,  l’Arena del Sole di Bologna, il Piccolo di Milano) fino al mese di aprile 2017.

 

Birre e rivelazioni

Due personaggi in scena e uno continuamente evocato che non compare mai. Il protagonista è quest'ultimo. La sua assenza sulla scena, illumina tutto il testo: il figlio, il giovane, la nuova generazione, con i suoi problemi, i suoi turbamenti, le scelte da compiere, la scoperta dei propri anfratti remoti. Nell'arco di otto birre si scoprirà che ciò che si crede di conoscere degli altri, di chiunque ma persino del proprio stesso figlio, è il vero mistero, e quando si tratta dei nostri cari è un mistero doppio perché ci toglie lucidità. I sentimenti, pure indispensabili per essere felici, offuscano la lettura della realtà. “Birre e rivelazioni”, scritto e diretto da Tony Laudadio, con Andrea Renzi e Tony Laudadio, suono Daghi Rondanini, scene e costumi Barbara Bessi. Produzione Teatri Uniti. A Milano, Piccolo Teatro Studio Melato, fino al 4/12.

 

L’Erodiade di Giovanni Testori

 “Jokanaan!“ Erodiàs, il più violento dei Tre Lai di Testori, inizia così, con un urlo reiterato che si fa gioco di parole, musica che parte dal nome ebraico del Battista e che giunge a poco a poco a conficcarsi nella carne lombarda dilaniata. “Testori ha dedicato a Erodiade più di un testo. Noi scegliamo Erodiàs – dichiara il regista Martinelli -, l’Erodiade spodestata, posseduta, ossessiva, che balbetta. Noi partiamo dalla rabbia che smangia l’essere umano quando si trova davanti al limite, alla finitudine, quando il discorso s’incaglia e resta solo la potenza del grido. Che cosa rappresenta oggi questa donna dilaniata d’amore per Giovanni Battista? Che cosa raccontano le sue parole di lussuria verso il profeta, simbolo di una religione che lei non riesce a comprendere né a definire? Erodiàs incarna un tempo in cui la ragione non è ancora arrivata: una zona d’ombra non illuminata dalla luce dello spirito, un eterno purgatorio in cui la conoscenza/coscienza non trova spazio”. “Erodiàs” di Giovanni Testori, con Federica Fracassi, regia di Renzo Martinelli, dramaturg Francesca Garolla, suono Fabio Cinicola, luci Mattia De Pace. Produzione Teatro i. A Milano, Teatro i, fino al 5/12. 

 

Bartleby, l’uomo misterioso

Secondo capitolo della trilogia Racconti americani ideato dalla compagnia Muta Imago, co-prodotto con il Festival Notafee (Estonia), lo spettacolo è il nuovo racconto per suoni e immagini ispirato dall'omonimo racconto di Herman Melville. Un anziano avvocato racconta in prima persona la vicenda del suo incontro con «l'uomo più misterioso che avesse mai incontrato»: Bartleby, uno scrivano che ha assunto alle sue dipendenze e che, pian piano, inizia a stravolgergli il mondo. Una piccola, semplice storia ambientata in un ufficio di Wall Street a metà del Diciannovesimo secolo, che Muta Imago ha deciso di raccontare di nuovo, per investigare il profondo significato che si nasconde dietro al semplice gesto del suo protagonista. “Bartleby”, regia Claudia Sorace, drammaturgia sonora e voce narrante Riccardo Fazi, video Maria Elena Fusacchia, musica originale V. L. Wildpanner. A Roma, Teatro Brancaccino, dal 25 al 27/11.

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