In scena
Il giardino dei ciliegi a Torino
Il regista Valter Malosti, che da anni porta avanti una ricerca sospesa tra tradizione e ricerca alla scoperta di un teatro emozionale, dove sensi e corpo si impongono come fulcro della creazione artistica, si cimenta ora con uno dei testi fondamentale del Novecento. Il giardino dei ciliegi è una storia di perdite, di denaro dilapidato, di lutti, di passioni, di futuri possibili, di morte; ed è quasi naturale che il congedo dalle scene e dalla vita di Čechov colga con precisione quasi entomologica la decadenza di una famiglia aristocratica russa, riunitasi nella tenuta di campagna che sta per essere messa all’asta, e getti uno sguardo sulle altre classi sociali che reclamano spazio, annunciando le prossime trasformazioni sociali.“Il giardino dei ciliegi” di Čechov, regia Valter Malosti, interpreti:Elena Bucci, Natalino Balasso, Fausto Russo Alesi, Giovanni Anzaldo, Piero Nuti, Eva Robin’s, Roberto Abbiati, Gaetano Colella, Roberta Lanave, Camilla Nigro, Jacopo Squizzato; scene Gregorio Zurla, costumi Gianluca Sbicca, suono Gup Alcaro, luci Francesco Dell'Elba; produzione Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale. Al Carignano fino al 30/10
Il Goldoni ‘nero’ di Giorgio Sangati
Prima commedia scritta da Goldoni interamente in veneziano, racconta la vita in un quartiere della Serenissima dove, negli ultimi giorni di Carnevale, un microcosmo decadente di bottegai e mercanti si rovina al tavolo da gioco, nelle penombre del Ridotto.«È un mondo chiuso – spiega il regista Sangati – claustrofobico, senza contatti con l’esterno. I rapporti umani sono miseri, ipocriti; le relazioni corrose, ammuffite, perennemente condizionate da motivi economici; l’intimità è squallida, segnata da insulti e botte. Imperano il culto del denaro e una fiducia ossessiva nell’azzardo: solo la sorte infatti può alleviare l’angoscia di (ri)cadere nella miseria, ma si tratta di un sollievo temporaneo per un mondo dal destino ormai segnato. Nessuno lavora, ma le energie si sprecano, tutti si affannano, si inseguono, si consumano, senza trovare una via d’uscita, come in un labirinto in cui si gira a vuoto e si ritorna sempre al punto di partenza».“Le donne gelose”di Carlo Goldoni, regia di Giorgio Sangati, scene Marco Rossi, costumi Gianluca Sbicca, luci Claudio De Pace, interpreti Sandra Toffolatti, Valentina Picello, Sergio Leone, Marta Richeldi, Leonardo De Colle, Sara Lazzaro, Elisa Fedrizzi, Ruggero Franceschini, Fausto Cabra, Federica Fabiani. Produzione del Piccolo Teatro di Milanoal Teatro Studio Melato dal 13 al 29 ottobre.
Il sentimento amoroso secondo Scimone/Sframeli
Le tenere e insieme crudeli quotidianità del sentimento amoroso vengono qui rappresentate con la consueta e delicata poesia delle cose semplici, a partire dai gesti affettuosi e familiari, alla prova del tempo e dei ricordi, che non tornano più. Quattro vite al tramonto si muovono tra le tombe di un simbolico cimitero. La scena è infatti composta da due tombe, a due piazze, il tempo è sospeso e, forse, stanno tutti prendendo parte all’ultimo giorno della loro vita. Due coppie comuni, senza nome: il “vecchietto” e la “vecchietta”, il comandante e il pompiere. Moglie e marito i primi, clandestini i secondi. “Amore” di Spiro Scimone, regia Francesco Sframeli, con Francesco Sframeli, Spiro Scimone, Gianluca Cesale, Giulia Weber, scena Lino Fiorito, disegno luci Beatrice Ficalbi. A Roma, Teatro India, dall’11 al 16/10.
Il Sudafrica di Constanza Macras
Ad aprire la stagione di danza del Comunale d Ferrara è Constanza Macras. La coreografa tedesca ha lavorato con un cast di performer sudafricani e quelli europei del suo gruppo Dorky Park, e con l’artista visiva Ayana V. Jackson, le cui foto indagano aspetti particolari di quelle che possiamo chiamare le “tradizioni inventate”. La riscoperta delle tradizioni di popoli a lungo sottomessi, oggi trasformate in nuovi rituali contemporanei, è l’occasione per riflettere sull’infinita lotta per il potere nell’epoca post coloniale e post aparthaid.Una denuncia della rappresentazione neo-colonialista dell’“Altro”, riproposto all’immaginario collettivo attraverso informazioni e riproduzioni edulcorate o deviate. “On fire. The invention of tradition”, coreografia, regia e costume Constanza Macras, visual artist Ayana V. Jackson, drammaturgia Carmen Mehnert, suono Jelena Kuljic/Abigail Thatcher, video design Dean Hutton, lighting design Catalina Fernandez. A Ferrara, teatro Comunale, il 15/10.
I muri del Gruppo e-Motion
Il lavoro della coreografa Francesca La Cava si basa sullo studio del concetto di muro e della sua connotazione simbolica. La Compagnia prende come spunto alcuni muri reali tra i molti che sono nati, e che continuano a nascere, lungo i solchi più profondi del pianeta. Nello spettacolo nessuno di questi muri è rappresentato. I "materiali di costruzione" del "muro di scena" sono costituiti dai corpi dei danzatori. Sono loro a costruire e a de-costruire, ad alzare e ad abbattere le barriere che di volta in volta prendono forma. I muri della storia, quelli di Belfast o della Cisgiordania, sono solamente "dipinti", proiettati sui corpi dei danzatori, al tempo stesso schermo e materiale, riflesso della realtà, ma anche superficie mobile, instabile, inquieta, in costante e perenne movimento.“Apriti ai nostri baci”,coreografia Francesca La Cava – Gruppo e-Motion,danzatori: Sara Catellani, Andrea Di Matteo, Francesca La Cava, Manolo Perazzi e Valeria Russo; al violoncello Luca Franzetti, alle percussioni Antonio Caggiano; scene e costumi Chiara Defant, disegno luci Carlo Oriani Ambrosini.A Bolzano, Teatro Cristallo, il 12/10.