In scena

Uno spaccato della storia della compagnia del Teatro delle Ariette, le "Metamorfosi" di Ovidio secondo Roberto Latini, il "Cristo clandestino" di Pietro Favari, a Roma; la rilettura del balletto "Cenerentola" a Palermo; la tragicommedia del "Casanova" di Schnitzler a Milano
Il Teatro delle Ariette

Il Teatro delle Ariette

La compagnia bolognese di “attori-contadini” che da 25 anni mescola palcoscenico e vita, lavoro della terra e ritorno al grado zero del teatro, torna con un doppio appuntamento per portare in scena emozioni, ritualità intime e il coinvolgimento del pubblico. Fortemente autobiografico, "Dopo Pasolini", delicata esperienza teatrale per 6 spettatori dentro una roulotte (dal 17 al 22 maggio), distilla emozioni dei precedenti lavori della compagnia e le intreccia con il vissuto di un grande dolore, la malattia e la morte della mamma di Paola Berselli, attrice e autrice insieme a Stefano Pasquini, entrambi in scena con Maurizio Ferraresi e l’amichevole partecipazione di Marta Moriconi. In “Sul tetto del mondo” (dal 24 al 29 maggio), autoritratto di 25 anni di vita e teatro insieme, ci sono due spaventapasseri. È il podere chiamato “Le Ariette”, dove dall’autunno del 1989 fanno teatro, col­tivano la terra, curano animali e fanno anche da mangiare, e dove c’è il colle più alto di tutta la valle. Loro lo chiamano “il tetto del mondo” e ogni tanto salgono fino in cima per guardare lontano. È questo lo spettacolo che portano in scena per condi­videre il loro “sguardo”. Portano il mistero dei gesti e delle parole che raccontano il tempo della vita come se fosse un teatro delle uto­pie e delle passioni, il sogno di due spaventapasseri. A Roma, Teatro India, dal 17 al 29/5.

 

Il ritorno di Casanova

Considerato uno dei capolavori di Schnitzler, questo racconto, ridotto a opera teatrale attraverso l’artificio di far parlare Casanova in prima persona, svela la tragicommedia della coscienza moderna, sganciata dai valori della tradizione, attenta ai propri istinti e ai propri falsi valori, nel tentativo di sottrarsi alla vecchiaia e alla morte. Il cuore del testo è un freudiano scontro fra Amore e Morte, segnato dall’angoscia della fine di un’epoca “felice”. “Il ritorno di Casanova” di Arthur Schnitzler, regia Federico Tiezzi con Sandro Lombardi, e Alessandro Marini. A Milano, Piccolo Teatro Studio Melato, dal 17 al 29/5.

 

Le Metamorfosi di Roberto Latini

«Ho scelto di lavorare su "Metamorfosi" di Ovidio – dichiara il regista attore e autore Roberto Latini – per l'evidente impossibilità a farlo. Un materiale talmente vasto e ricco e traboccante, che ha avuto da subito il sapore del non finito, non finibile. Ho cercato di assecondare questa apertura e tenermi, tenerci, in una forma in mutamento. Coi miei compagni di lavoro, abbiamo costruito materiale cangiante, mutante, mai replicato nella stessa forma e condizione. Abbiamo lavorato sulla possibilità dell'indefinire, sulla precarietà stessa del percorso creativo e i suoi processi. Ho stabilito un punto di partenza, non cronologico, non drammaturgico, non contenutistico, ma ho scelto di lavorare su quanto mi attrae, sull'attrazione, quindi, non sull'astrazione. C'è forse ora una drammaturgia di ritorno, prodotta dallo stesso materiale e sono nella curiosità dell'appuntamento scenico per ulteriori riflessioni». “Metamorfosi (di forme mutate in corpi nuovi)”, da Ovidio, traduzione Piero Bernardini Marzolla, adattamento e regia Roberto Latini, musiche e suoni Gianluca Misiti, luci Max Mugnai, costumi Marion D'Amburgo, con Ilaria Drago, Alessandra Cristiani, Roberto Latini, Savino Paparella, Francesco Pennacchia, Sebastian Barbalan, Alessandro PorcuEsklan Art's Factory. Produzione Fortebraccio Teatro. A Roma, Teatro Vascello, dal 18 al 22/5.

 

Il Cristo clandestino di Pietro Favari

Due uomini, uno bianco e uno nero. Il Nero è uno delle migliaia di migranti che a rischio della vita premono ai confini dell’Europa per chiedere rifugio, in fuga dai quattro cavalieri dell’Apocalisse di Giovanni. Il Bianco è colui che ha la facoltà di concedergli asilo. Sulla scena il Nero e il Bianco si confrontano come negli antichi morality plays riproponendo il conflitto tra il Bene e il Male, tra le parabole del Vangelo e i dogmi utilitaristici di una nuova religione, quella dei mercati finanziari: divinità che aleggiano su di noi onnipotenti e ignare di misericordia per chi è povero o clandestino. “Cristo clandestino”, di Pietro Favari, regia e scenografia Franco Gervasio, con Gaston Biwole e Marco Marciani, costumi Laura Strambi, musiche Paolo Conte, luci Alessandro Pezza. A Roma, Teatro Spazio Uno,dal 19 al 29/5

 

La Cenerentola di Fabrizio Monteverde

La favola "Cenerentola" rivive nel balletto di Fabrizio Monteverde, una riscrittura originale che si ispira all’asciutta crudeltà del testo dei fratelli Grimm più che alla versione di Perrault, e che è ambientata in una scuola di danza, dominata dalla figura imperiosa della matrigna. Il coreografo crea uno spettacolo dalle tinte forti nella precisa intenzione di mettere in risalto il tema della diversità, del disagio di un individuo che vive il dramma dell’emarginazione: in questo caso Cenerentola, emarginata dal “gruppo” per la sua bravura e per la sua bellezza. Più a fondo c’è la chiara idea di superare l’apparente semplicità della fiaba per scandagliare le angosce e l’inconscio di un individuo vessato. “Cinderella”, coreografia Fabrizio Monteverde, musiche di Georg Friedrich Händel, direttore Ignazio Maria Schifani, protagonisti Anbeta Toromani e Josè Perez, Orchestra e Corpo di Ballo del Teatro Massimo, allestimento del Balletto di Roma. A Palermo, Teatro Massimo, fino al 19/5.

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