In scena

A Roma, al Teatro Argentina, la storia esemplare di Aung San Suu Kyi, mentre allo Stabile di Torino il regista tedesco Thomas Ostermeier dirige “Il gabbiano” di Čechov
A Roma

La vita di San Suu Kyi

Il lavoro, ideato dal Teatro delle Albe, racconta la storia esemplare di colei che per oltre 20 anni ha passato la sua vita agli arresti domiciliari, sotto la dittatura militare che opprime la Birmania da più di mezzo secolo. La scrittura di Marco Martinelli parte dalla figura di questa donna mite e determinata, conosciuta da tutti come “l’orchidea d’acciaio”, premio Nobel per la pace nel 1991, per allargarsi a una riflessione sul mondo contemporaneo. La Birmania è un concetto geografico che si rivela non così distante da noi: si racconta il lontano per trovarlo sorprendentemente vicino. Interrogarsi sulla vita di Aung San Suu Kyi ha significato interrogare il nostro presente sul senso profondo della democrazia e su parole come “verità” e “giustizia”. Vita agli arresti di Aung San Suu Kyi, ideazione di Marco Martinelli ed Ermanna Montanari, regia di Marco Martinelli, con Ermanna Montanari, Roberto Magnani, Alice Protto, Massimiliano Rassu, incursione scenica Fagio, musica Luigi Ceccarelli, luci Francesco Catacchio, Enrico Isola, montaggio ed elaborazione video Alessandro Tedde, Francesco Tedde. Produzione Teatro delle Albe – Ravenna Teatro in collaborazione con ERT Emilia Romagna Teatro Fondazione. A Roma, Teatro Argentina, dal 13 al 17 aprile.

 

Il gabbiano di Thomas Ostermeier, a Torino

L’evento teatrale della settimana è sicuramente la presenza di Thomas Ostermeier, regista tedesco di fama internazionale e direttore artistico della Schaubühne am Lehniner Platz di Berlino, che dirige per il Teatro Stabile di Torino una nuova edizione de “Il gabbiano” di Čechov. I suoi allestimenti sono contraddistinti da un andamento narrativo nel quale emerge prepotentemente la fisicità adrenalinica degli interpreti, che sprigionano un’energia dirompente. Citazioni da cinema, tv, fumetti e pop vengono accentuate ad effetto e in modo grottesco, momenti di tensione ed effetti surreali sono inseriti ad arte nei suoi lavori. Il celebre capolavoro dello scrittore russo è un’allegoria spietata di amori fuori luogo, di passioni che si consumano senza essere corrisposte, delle frustrazioni dell’essere artisti, ieri come oggi. Il gabbiano di Anton Čechov, regia di Thomas Ostermeier, scene Jan Pappelbaum, costumi Nina Wetzel, luci Marie-Christine Soma, musiche Nils Ostendorf, pitture Katharina Ziemke. A Torino, Fonderie Limone di Moncalieri, dal 13 al 16 aprile.

 

Il Calapranzi di Pinter, a Milano

In uno squallido seminterrato senza uscite, due sicari, Ben e Gus, sono in attesa dell’ordine che dovrebbe loro arrivare attraverso un calapranzi. Man mano che il tempo passa l’attesa si fa estenuante e i due riempiono il tempo parlando tra loro. Sembra che tutto si svolga come sempre, un’azione di routine, fatta della solita attesa e della solita noia. Ci è chiaro solo che non conoscono la loro vittima. Col passare del tempo, ecco che due dimensioni prendono forma su tutto: il fuori, misterioso, minaccioso e sconosciuto, e il dentro, claustrofobico, sempre più carico di tensione, in attesa di un pericolo imminente. Il regista Corrado d'Elia ambienta la scena proprio in un teatro, contribuendo così a far cadere ogni barriera tra finzione e realtà, tra spettacolo e vita reale. Il calapranzi di Harold Pinter, traduzione di Alessandra Serra, progetto e regia Corrado d'Elia, con Alessandro Castellucci e Francesco Maria Cordella. Produzione Compagnia Corrado d'Elia. A Milano, Teatro Libero, dal 19 aprile al 2 maggio.

 

La paura dei vicini, di Fausto Paravidino

Un dramma psicologico complesso dove il limite tra il noto e l’ignoto viene incarnato da una porta. La porta che divide il dentro dal fuori, la "casa" dall’esterno, il noi dagli altri. Una guerra di pianerottolo dunque, dove i protagonisti sono due coppie di vicini. La storia si sviluppa intrecciando due plot, quello legato all’evento reale, cioè l’arrivo di una nuova coppia di vicini e quello sottile legato al bisogno di scavare nell’inconscio, nelle paure. Una commedia noir, dalle tinte fosche, che tiene alta la tensione come in un thriller, dove i personaggi slittano più volte da una dimensione immaginata a quella reale e viceversa. I vicini di Fausto Paravidino, con Iris Fusetti, Davide Lorino, Barbara Moselli, Fausto Paravidino, Sara Putignano. Produzione Teatro Stabile di Bolzano. A Roma, Piccolo Eliseo, dal 13 al 24 aprile.

 

Quattro coreografi al Centro Cango di Firenze

Il Centro produzione nazionale per la danza Cango, diretto da Virgilio Sieni, propone in due serate, il 16 e il 17 aprile, sotto il titolo "Stanze segrete", quattro nuovi lavori dei giovani coreografi Marina Giovannini, Jacopo Jenna, Giulia Mureddu, Davide Valrosso, interpretate da giovanissimi danzatori. Uno spazio di ricerca e formazione nato per approfondire gli elementi della coreografia in un contesto di creazione fondato sulle pratiche della danza in relazione al territorio e all’arte. «Ogni gesto – scrive Sieni – si raccoglie nella sua forza a rammentarci le infinite qualità dell’energia e la bellezza dello sguardo. Nel suo rinnovarsi a ogni incontro, il giovane danzatore ci indica, più di altri, la fragilità della materia poetica, di come i tratti della vita si rannicchiano nel corpo per farsi messaggeri di immagini».

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