In scena
Il Palamede di Alessandro Baricco a Vicenza
Nei tempi leggendari della guerra di Troia, Palamede era uno dei più noti eroi achei: figura guida dell’esercito, inventore geniale, giovane ammirato e amato. Fu condannato a morte (ingiustamente) perché denunciato da Odisseo di aver venduto i piani di guerra achei ai troiani. Era solo un duello all'ultimo sangue tra due élites intellettuali: vinse Odisseo che fabbricò false prove della colpevolezza di Palamede. Così il grande eroe fu lapidato e il suo nome sistematicamente cancellato dalla memoria.Lo spettacolosi sviluppa in quattro parti: nel prologo lo stesso Baricco inquadra il personaggio, la storia e le vicissitudini;nella seconda parte Michele Di Mauro narrerà le gesta dell’eroe greco costruendo un’architettura di cristalli, poi Valeria Solarino darà voce a Palamede nell’arringa di difesa prima di essere giustiziato. In chiusura, di nuovo Baricco con l’epilogo.“Palamede. L’eroe cancellato”, ideazione, scrittura e regia di Alessandro Baricco, concept audio e musiche Nicola Tescari, scenografia e luci Roberto Tarasco, costumi Giovanna Buzzi. Produzione Elastica-live&comunicazione. Al Teatro Olimpico di Vicenza, per il 68° Ciclo di Spettacoli Classici, dal 28 al 30/10.
Nella fabbrica-lager cinese di Stefano Massini
Chiusi per 60 minuti in una stanza, quattro operai, due uomini e due donne, vengono sottoposti a un test spietato per mettere alla prova le loro attitudini e le latenti fragilità. Una psicanalisi alla rovescia, in cui ogni espediente viene utilizzato per azzerare o rilanciare l’autostima degli intervistati, in un continuo ottovolante emotivo. Il nuovo testo di Stefano Massini, è spirato alla storia vera della fabbrica-lager cinese dove vengono assemblati i nostri telefoni cellulari. I personaggi sono immersi dall’autore in un’atmosfera agghiacciante, a tratti quasi insostenibile, densa di martellanti interrogativi. Perché in fondo tutta questa drammaturgia è una drammaturgia della domanda, un’inquisizione senza sosta né tregua, concepita per spiazzare e far emergere i punti di rottura. “Shenzhen significa inferno”, scritto e diretto da Stefano Massini, con Luisa Cattaneo, spazio scenico Fedra Giuliani, disegno luci Carolina Agostini, produzione Il teatro delle donne, con il patrocinio di Amnesty International. A Muggia (Ts), Teatro G.Verdi, il 30/10
Romeo Castellucci e Schubert
Il titolo viene da un Lied di Schubert che, cantato insieme ad altri, costituisce questa serata di canzoni. “Siamo insieme nella caverna inattuale del cavo di un teatro, ad ascoltare della musica schubertiana. Tutto scorre semplice, letterale, apparentemente senza conflitti. Ma mentre sono seduto nel buio ad ascoltare nasce una domanda: come fa questa donna che canta ad aver vissuto ciò che io stesso non ho mai vissuto? Eppure – sì – sono certo di averlo fatto un tempo. Come fa a conoscere la mia intimità di me stesso? Qual è l'origine della sua canzone che tocca così profondamente la mia origine? E che origine hanno queste mie lacrime, ora, prive di contenuto e diametralmente opposte al sentimentalismo – che odio- ?”. Così Romeo Castellucci presenta il suo "Canto del cigno". “Schwanengesang D744.”, concezione e regia Romeo Castellucci, musiche Franz Schubert,con Valérie Dréville, Kerstin Avemo (soprano) e Alain Franco (pianista), interferenze Scott Gibbons, collaborazione artistica Silvia Costa, drammaturgia Christian Longchamp, costumi Laura Dondoli e Sofia Vannini. Produzione Socìetas raffaello Sanzio. A Prato, teatro Metastasio, il 30 e 31/10.
Le vacanze dei signori Lagonìa
Su una spiaggia due anziani signori, marito e moglie, guardano le onde che si arrotolano nel mare mentre si srotolano i loro pensieri. Nessuno dei due, però, è nato per dare voce ai sentimenti in modo intonato. La loro è una comunicazione fatta di intimità silenziosa e di risate improvvise, furie e riconciliazioni, pianti e mazzate sulle ginocchia. In questa giornata c’è il tempo per una maledizione e una nuotatina a largo, per il ricordo di una bimba e per quello di una dieta finita già di lunedì, c’è un gabbiano che muore d’infarto e una nuvola a forma di coniglio, c’è una canzone di Gianni Morandi e la fine del mondo, c’è una barca che li può portare via. Il solo racconto che i signori Lagonìa ci offrono è quello del loro amore spietato e dolce, a tratti dispotico o molesto, che noi ci troviamo a spiare. C’è l’epica di un matrimonio durato quarant’anni e questo giorno qua, che non è un giorno qualsiasi della loro vita. “Le vacanze dei signori Lagonìa”, di Francesco Colella e Francesco Lagi, regia Francesco Lagi, con Francesco Colella, Mariano Pirrello. Produzione Teatrodilina, Progetto Goldstein, selezione Inbox 2015. A Roma, teatro dell’Orologio, fino all’1/11.
Un calcio in bocca fa miracoli
Meno noto al pubblico come scrittore – ma famoso, in coppia con Dose, come conduttore del programma radiofonico “Il ruggito del coniglio”- Marco Presta ha già pubblicato per Einaudi diversi libri, tra cui questo romanzo satirico la cui stralunata cattiveria è messa ora in scena. Ci ritroviamo immersi nel racconto umoristico di Vecchiaccio, pestifero pensionato dal carattere arcigno e un pò mariuolo, e dei suoi peculiari amici, piccoli eroi per piccole avventure, ai quali anima e tormenta la vita tra brontolii e stramberie geniali; assieme troviamo disseminati sapienti elementi narrativi, ingredienti di sana e arguta ironia che tanto ricordano il lieve stilismo di Calvino e Rodari, mescolati delicatamente alla satira sociale e alla migliore tradizione della commedia di costume. “Un calcio in bocca fa miracoli” dall’omonimo romanzo di Marco Presta, con Giancarlo Cosentino, Federica Aiello, Mario Migliaccio, adattamento e regia Massimo Maraviglia. A Napoli, Galleria Toledo, fino all’1/11.
Il Balletto di Milano con “La vie en rose”
La prima parte è dedicata ai famosi chansonnier con coreografie su alcune tra le più belle canzoni di Charles Aznavour, Jacques Brel, Edith Piaf e Yves Montand. Sognare sulle note de La vie en rose, emozionarsi con Ne me quitte pas, divertirsi con Les Comediens, sorridere con Sur la table… Tanti successi indimenticabili in una coreografia che passa dall'ironia alla nostalgia e gioca con gli stereotipi culturali. Nella seconda parte Boléro di Ravel, non solo gioco di seduzione, ma l'eterna storia di una nascita, di un'attrazione inevitabile verso un essere simile, di un moltiplicarsi di incontri.“La vie en rose… Boléro”, Balletto di Milano, coreografie Adriana Mortelliti, musiche Maurice Ravel e canzoni francesi. A Roma, Teatro Parioli Peppino De Filippo,dal 29/10 all’1/11.