In scena
Focus su Teatri Uniti, a Roma
Dieci giorni, tra proiezioni, incontri e spettacoli, dedicati a Teatri Uniti con alcune produzioni significative che incrociano e sovrappongono esperienze teatrali e cinematografiche, della compagnia napoletana diretta da Toni Servillo. Un focus per tante storie di teatro raccontate sulla scena e dietro le quinte di un percorso ultraventennale che ha portato l’ensemble fondato dai registi Mario Martone,Antonio Neiwiller,Toni Servillo (e con loro anche Angelo Curti, Andrea Renzi, Licia Maglietta, Daghi Rondanini, Lino Fiorito, Pasquale Mari) a ricercare e condividere nel tempo esperienze d’arte e di vita.
Dopo l’anteprima dello scorso anno realizzata nell’ambito de Le Vie dei Festival, si incomincia con lo spettacolo “I Giocatori” di Pau Mirò, con Enrico Ianniello, Renato Carpentieri, Tony Laudadio e Luciano Saltarelli, in scena (dal 12 al 15/2 e dal 19 al 22) nella versione tradotta dal catalano e diretta da Enrico Ianniello.
A testimonianza del fecondo rapporto con la drammaturgia di Mirò, verrà riproposta la versione filmata di “Chiòve”, e a seguire un incontro con il regista Francesco Saponaro e i protagonisti Chiara Baffi ed Enrico Ianniello. Seguiranno “Montesano night – Magic People Show/Eternapoli”, e alcuni dei film dal e sul teatro prodotti da Teatri Uniti: il “13 febbraio 394 – Trilogia del mondo”, con Toni Servillo e la compagnia di “Trilogia della Villeggiatura”, per la regia di Massimiliano Pacifico; “Rosencrantz e Guildenstern sono morti”, regia di Andrea Renzi; “Antonio Neiwiller: il monologo de l’altro sguardo”, regia di Rossella Ragazzi; “Rasoi”, regia di Mario Martone; “L'uomo di carta”, regia Stefano Incerti, ed infine “Delirio amoroso”, su testi di Alda Merini, con Licia Maglietta, regia video di Silvio Soldini. Al Vascello di Roma, dal 12 al 22/2.
Il cechoviano Ivanov di Filippo Dini, a Parma
“In Čechov il tragico appare sempre un po’ assurdo”, ha affermato Peter Brook ne Il punto in movimento (Ubulibri, Milano – 1988), ed è in questa dimensione tragica e allo stesso tempo assurda, grottesca, che il regista e attore Filippo Dini ha immerso il suo “Ivanov”, una messa in scena con nove attori, ciascuno con il suo doppio, in un’alternanza di ruoli che riunisce i due mondi dell’immaginario cechoviano, tragico e grottesco, o meglio, i due aspetti di quello stesso mondo che i personaggi sentono sgretolarsi sotto i piedi.
È un’umanità alla fine quella che si agita o s’immobilizza in scena, che si dibatte, tra paralisi ed euforia; una società sull’orlo del baratro, che avverte l’arrivo di un’apocalisse che di lì a poco spazzerà via la realtà conosciuta (altri 30 anni infatti e sarà rivoluzione).“Ivanov”, di Anton Čechov, nuova traduzione di Danilo Macrì, regia di Filippo Dini, con Filippo Dini e Sara Bertelà, Nicola Pannelli, Gianluca Gobbi, Orietta Notari, Valeria Angelozzi, Ivan Zerbinati, Ilaria Falini, Fulvio Pepe), musiche Arturo Annecchino, scene e costumi Laura Benzi, luci Pasquale Mari. Produzione Fondazione Teatro Due con Teatro Stabile di Genova, debutto in prima nazionale al Teatro Due di Parma, il 14 e 15/2.
Il miracolo della Paranza, a Palermo
Debutta in un nuovo allestimento lo spettacolo vincitore del premio “Festival Teatri del Sacro 2013”. “Paranza” è la narrazione di un pellegrinaggio laico. La parola, che significa “barca o associazione di barche che pescano insieme”, designa anche i gruppi di fedeli che il lunedì, in albis, vanno dai quartieri di Napoli e dai paesi della provincia in pellegrinaggio alla Madonna dell’Arco.
Quattro individui attraversano in processione una metropoli reclamando i diritti che sono stati loro sottratti. Una metafora dell’uomo contemporaneo che, in un’Italia sempre più schiacciata dalla crisi, dalla disoccupazione e dai tagli al bilancio, lotta per la propria dignità.
Lo spettacolo intreccia un lavoro di ricerca tra musica di tradizione orale italiana e teatro contemporaneo, con una particolare attenzione alle forme del presente e ai conflitti sociali. “Paranza – Il miracolo”, drammaturgia Katia Ippaso, regia Clara Gebbia ed Enrico Roccaforte, con Nené Barini, Filippo Luna, Germana Mastropasqua, Alessandra Roca, musiche Antonella Talamonti, costumi Grazia Materia, scene Kallipigia Architetti, luci Gianni Staropoli. Coproduzione Teatro Biondo Stabile di Palermo e Teatro di Roma in collaborazione con la Compagnia Teatro Iaia / Umane Risorse. A Palermo, Sala Strehler del Teatro Biondo, dal 12 al 19/2; al Teatro India di Roma, dal 10 al 15/3; al Teatro dell’Elfo di Milano, dal 15 al 17/5.
L’Otello di Fabrizio Monteverde per il San Carlo di Napoli
Una delle produzioni di successo del Balletto di Roma a firma di Fabrizio Monteverde, uno dei migliori autori di danza contemporanea in Italia, debutta al Teatro di Corte San Carlo di Napoli in una nuova versione per il Corpo di Ballo del teatro napoletano, su musiche di Antonin Dvořák. In questa versione ambientata in un moderno porto di mare, il coreografo rivisita il testo shakespeariano lavorando sugli snodi psicologici che determinano la dinamica dell’ambiguo e complesso intreccio tra i protagonisti Otello – Desdemona – Cassio.
In questo triangolo (mai equilatero) di rapporti, i tre vertici risultano costantemente intercambiabili, grazie sì agli intrighi di Iago, ma ancor più alle varie maschere del ‘non detto’ con cui la Ragione combatte – spesso a sua stessa insaputa, ancor più spesso con consapevoli menzogne – il Sentimento.
Nei ruoli principali il danzatore cubano Josè Perez, e l’eterea Anbeta Toromani. “Otello”, musica di Antonín Dvořák, coreografia e scene Fabrizio Monteverde, costumi Santi Rinciari, disegno luci Emanuele De Maria.Corpo di Ballo del Teatro San Carlo di Napoli. Al Teatrino di Corte di Palazzo Reale il 10, 12, 13, 14, 15, 17/2.