In scena

Le interessanti proposte della settimana: un omaggio alla grande Callas al Nazionale di Milano e il balletto della Carmen a Firenze; la compagnia Kinkaleri alla Biennale danza di Venezia e una rivisitazione del “Don Giovanni” a Roma
Un momento dello spettacolo

Maria Callas, il mito

Con coreografie di Anselmo Zolla e la regia di José Possi Neto, si celebra, in occasione del novantesimo anniversario della nascita, la vita e le opere della più importante cantante lirica di tutti i tempi. Utilizzando un linguaggio ludico, lo spettacolo racconta le delusioni e le glorie della vita della grande artista. La colonna sonora dello spettacolo è composta sia da classici brani del repertorio di Maria Callas sia da canzoni dell’universo contemporaneo. Sul palco un’affascinante Marilena Ansaldi, inconfondibile per la sua presenza scenica e il ballerino cubano José Perez. Con loro venti ballerini, diretti da Vera Lafer, interpretano la furia e la passione, due sentimenti che divennero l'identità artistica della cantante. Senza pretendere di essere uno spettacolo biografico, “Callas, il mito” non si sottrae, tuttavia, a evocare alcuni momenti chiave nella vita dell’artista. Ci sono, trasfigurata in forma coreografica, la separazione dall’amato padre, il trasferimento traumatico con la madre in Grecia a causa delle difficoltà finanziarie e la separazione di Aristotele Onassis, l'uomo della sua vita. Nel cast anche un’interprete d’eccezione: la ballerina classica Marilena Ansaldi, che negli anni '50 fu una solista del Teatro Municipale di São Paulo e negli anni '60 si unì al Bolshoi Ballet, dove fu solista. “Callas, il mito”, regia e libretto José Possi Neto, coreografie Anselmo Zolla, direzione musicale Felipe Venâncio, scenografie Renata Pati e Brito Antunes, disegno luci: José Possi Neto/ Anselmo Zolla/ Joyce Drummond, costumi Fabio Namatame. A Milano, Teatro Nazionale, dal 19 al 22/6.

La Carmen di David Bombana

«Carmen, storia di passione e sangue. In una miscela esplosiva amore e violenza si mischiano arrivando lentamente ad annientare i personaggi come inesorabilmente fa, con la natura, la materia vulcanica al suo passaggio. I protagonisti del dramma sono vittime del magma delle loro passioni. L'incapacità di comprendersi e l'impossibilità di adattarsi l'uno all'altra li rinchiudono in uno spaventoso isolamento. Il loro amore è vissuto in maniera violenta, appassionata ma fondamentalmente egoista. Il loro rapporto diventa una gabbia che solo la morte potrà abbattere. Un grande senso di fatalismo, profondamente mediterraneo, pervade la vicenda e i suoi personaggi». Così descrive la sua visione della Carmen il coreografo Davide Bombana, creazione per il Maggiodanza. Balletto in 2 atti di Davide Bombana, musiche di Georges Bizet, Rodion Ščedrin, Walter Fähndrich, Alexander Knaifel, Meredith Monk, Les Tambours du Bronx. A Firenze, teatro La Pergola, il 20, 21 e 22/6.

Kinkaleri alla Biennale danza di Venezia

La compagnia fiorentina è presente con pratiche coreografiche e performance che estendono il progetto All!, opera modulare sul linguaggio ispirata a William S. Burroghs. Found Dances & Everyone Gets Lighter|All! ha come elemento cardine la diffusione e trasferimento di un codice gestuale che permette di trascrivere il simbolo alfabetico direttamente sul proprio corpo. il pubblico si troverà casualmente o in maniera premeditata a contemplare un corpo che nella sua presenza si fa danza, performance, voce, parola, scrittura, ritmo.Found Dances & Everyone Gets Lighter | All!”, alle Corderie dell’Arsenale, Venezia, 19 – 29/6 ore 13 > 18, performance ore 15.

Il mio don Giovanni

Scritto e diretto dal Giuseppe Convertini lo spettacolo si apre con Don Pasquale Amoruso, virile possidente in terra di Puglia, che annuncia, con orgoglio, che suo figlio Giovanni è appena tornato da Roma. Giovanni è un ragazzo di 27 anni che, trasferitosi nella capitale per studiare da avvocato come suo padre, gode della fama di impareggiabile seduttore. Il padre lo ha richiamato in paese per proporgli un nuovo stile di vita: sposarsi quanto prima e iniziare a lavorare nello studio di famiglia già avviato. La vicenda si svolge in quella che fu la stanza del figlio, colma di scatole chiuse, nella quale il padre dialoga con il pubblico seduto in sala, attraverso un’ipotetica finestra – boccascena – che una volta aperta, non potrà più essere chiusa. In scena Daniele Tammurello e Riccardo Monitillo, con M. Eugenia Verdaguer. “Il mio don Giovanni”, di Giuseppe Convertini. A Roma, teatro dei Conciatori, dal 23 al 25/6.

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