In scena

Al Piccolo a Milano viene rappresentato il romanzo di Ödön von Horváth "Fede, amore, speranza" con la regia di Christoph Marthaler. Ambientato durante la Prima guerra mondiale è ancora attuale nella descrizione impietosa dei meccanismi sociali che stritolano i più deboli. E a Roma Neil LaBute e a Bologna "La coscienza di Zeno" riletta da Tullio Kezich
Glaube Liebe Hoffnung (Fede

"Fede, amore, speranza" con la regia di Christoph Marthaler
"Glaube liebe hoffnung" (Fede, amore, speranza) di Ödön von Horváth segna il grande ritorno del regista tedesco al Piccolo. Contemporaneo di Brecht, von Horváth, con il giornalista di cronaca giudiziaria Kristl Lukas, scrive questo romanzo nel 1932. In un’Europa devastata dalla Prima guerra mondiale, stroncata dalla crisi del '29 e già attraversata dagli spettri del nazionalismo, racconta in teatro una piccola storia di ingiustizia e miseria. La sua eroina, Elisabeth, desidera soltanto avviare un piccolo commercio di lingerie per vivere dignitosamente. Trovare il capitale di partenza non è semplice: non le resta che vendere il proprio corpo in "nuda proprietà" alla scienza. Purtroppo le cose non vanno come devono: per assurdi cavilli burocratici, Elisabeth è vittima di un malinteso, viene abbandonata da tutti e non ha altra alternativa se non il suicidio. Lo spettacolo è spiazzante per l’attualità dei temi, tracciando, con una grande dose di humour (nero), ritmo, musica e una performance di teatro totale di attori straordinari, il ritratto di un meccanismo impazzito, di un sistema malato, che stritola i più poveri, indifesi e disperati, uccidendone sistematicamente la speranza. "Glaube liebe hoffnung", di Ödön von Horváth. A Milano, Teatro Strehler, dal 9 al 12 aprile. Coproduzione Volksbühne am Rosa Luxemburg Platz – Wiener Festwochen, Schauspielhaus Zürich, Théâtre National de l'Odéon, Paris e Théâtres de la Ville de Luxembourg.

"Nemico del popolo" di Ibsen
Nella moderna traduzione di Edoardo Erba un Ibsen attualissimo. Un dottore scopre che le terme pubbliche sono appestate da inquinanti scarichi montani di conciatura delle pelli. Vorrebbe fare un pubblico appello per denunciare la cosa e far porre rimedio al problema, ma da una parte suo fratello, rappresentante dei potenti azionisti di maggioranza delle terme, dall'altra i redattori di un giornale popolare che si schiera contro i potenti della città, si oppongono alla pubblicazione della relazione del dottore… perché tutti sarebbero parte lesa nella questione. "Nemico del popolo", di H. Ibsen, adattamento di Edoardo Erba, regia di Armando Pugliese, con Gian Marco Tognazzi e Bruno Armando, e con Lombardo Fornara, Alessandro Cremona, Stella Egitto, Antonio Milo, Simonetta Graziano, Renato Marchetti, Franz Santo Cantalupo. Al Teatro Sala Umberto di Roma, dall’8 al 20 aprile.

"La coscienza di Zeno" a Bologna
Grande romanzo di introspezione psicologica, l’uomo avverte il vuoto celato sotto apparenti certezze, causa principale dell’inquietudine esistenziale. Pubblicato nel 1923, è il romanzo più maturo e originale di Italo Svevo. In esso si riassume l'esperienza umana di Zeno Cosini, il quale racconta la propria vita in modo così ironicamente disincantato e distaccato da far apparire l'esistenza tragica e comica insieme. Zeno ha maturato alcune convinzioni: la vita è lotta; l'inettitudine non è più un destino individuale, ma un fatto universale. La vita è una "malattia" e la nostra coscienza un gioco comico e assurdo di autoinganni più o meno consapevoli. "La coscienza di Zeno", di Tullio Kezich tratto dal romanzo di Italo Svevo, con Giuseppe Pambieri, regia di Maurizio Scaparro. Produzione Teatro Carcano di Milano. A Bologna, Teatro Duse, dall’11 al 13.

"La distanza da qui", di Neil LaBute
LaBute, autore americano tra i più noti della generazione post-Mamet, con all’attivo oltre 30 commedie rappresentate tra Stati Uniti ed Europa, si interroga qui su come il contesto socio-culturale influenzi in maniera determinante gli abitanti di un luogo, ponendosi come humus attraverso cui assorbono e interpretano il loro stare al mondo: emerge quindi con chiarezza come dietro la grettezza dei protagonisti della storia si celi una dura critica alle derive della società occidentale. La vicenda ruota intorno a tre adolescenti, Darrell, Tim e la fidanzata di Darrel Jenny, che spendono il loro tempo tra centri commerciali, aree di parcheggio e fast food, nell’agghiacciante vuoto di speranza di un microcosmo di estrema periferia. Una tragedia annunciata si consumerà ai margini di una famiglia disastrata e disinteressata, quella di Darrell. Il tutto viene giocato nella muta violenza dei rapporti, che si scatena rabbiosa alla scoperta di un evento sconvolgente e ineluttabile, fino ad un finale raccapricciante. "La distanza da qui", di Neil LaBute, regia di Marcello Cotugno. A Roma, Teatro Sala Uno, fino al 13 aprile.

Victor Ullate ballet
Per la prima volta a Milano la compagnia fondata nel 1988 da Victor Ullate (per molti anni discepolo di Maurice Béjart), che con la sua danza energica ha rivisitato la tradizione spagnola, mescolandola a classico e moderno e ha saputo conquistare il pubblico ed entusiasmare le folle. Quattro le coreografie in scena: "Jaleos" uno dei classici lavori di Victor Ullate, ancora in grado di stupire dopo diciassette anni dal suo debutto, "Y", affascinante pax de deux maschile su musiche di Mahler, "Après Toi (Omaggio a Bejart)", appassionato omaggio a Maurice Béjart, e la nuova creazione "Bolero", personalissima rilettura del capolavoro di Ravel. A Milano, Teatro Manzoni, dal 9 al 13 aprile.

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