In Russia dopo Smolensk

Accanto al cordoglio ufficiale tanti gesti semplici per esprimere solidarietà al popolo polacco. Katyn diventa ancora una volta occasione per rivedere i rapporti tra i due paesi
Polonia Russia

Davanti all’ambasciata polacca a Mosca, il marciapiede continua ad essere tappezzato di fiori. Due donne si avvicinano per deporre grandi e ben curati mazzi. Eppure sono trascorsi alcuni giorni dalla tragedia aerea di Smolensk in cui ha perso la vita il presidente polacco Lech Kaczynski, la moglie e gran parte dei quadri dirigenziali del Paese. Mi interesso del perché di questo gesto e del loro legame con la Polonia. «Niente di speciale. Cioè qualche anno fa sono stata lì», dice una delle due. «Un tempo ci scrivevamo con una ragazza dalla Polonia», aggiunge l’altra. Il vero motivo di questa manifestazione di solidarietà è il dolore di un popolo che non può lasciare indifferente nessuno. «Speriamo che dopo questa tragedia i rapporti tra i nostri paesi diventino più fraterni e che anche i dirigenti lo capiscono», aggiunge ancora una di loro mentre si dirigono verso il cancello dell’ambasciata.

 

La solidarietà verso il popolo polacco in quest’ora di tragedia si è vista un po’ dappertutto e questo disastro ha provocato un certo sconcerto in tutta la Russia. C’è da dire che l’incidente è avvenuto in un contesto scomodo. Katyn, dove era diretto il capo di Stato polacco, rappresenta una delle pagine più scioccanti della storia della Urss, purtroppo simile a molte altre. Forse all’estero non sempre si coglie perché il processo di Katyn resta così importante per la Polonia. Dietro questa dicitura si legge non solo  la fucilazione di 4400 ufficiali nella foresta appunto di Katyn, ma le quasi 22 mila esecuzioni, avvenute in vari campi di prigionia del vasto territorio russo. E i luoghi di queste esecuzioni di massa, avvenute soprattutto verso la fine degli anni ’30, sono  veramente molti.  È  quindi un periodo della storia doloroso e incomprensibile, che si preferisce lasciare nella nebbie della memoria e della storia.

 

Lech Kaczynski non dimostrava certamente un “debole” per la Russia. Durante il suo mandato era stato in territorio russo solo una volta. Anche quella volta a Katyn, senza passare da Mosca e senza incontrare nessun governante. L’idea che fino a oggi Mosca non abbia fatto abbastanza per riconoscere quello che é successo nel 1940 continua a pesare nei rapporti tra i due Paesi. Ma nell’ora del dolore sembra che nessuno voglia ricordare le incomprensioni di prima. Oltre a tutte le misure di obbligo che si prendono davanti ad un evento così drammatico, le autorità russe hanno aperto la possibilità ad investigatori polacchi di partecipare a  tutte le fasi di ricerca sulle cause dell’incidente. E sempre in segno di solidarietà, il primo canale della tv russa ha trasmesso il film “Katyn”, di Andrzej Wajda, proprio il giorno dopo la tragedia.

 

Alle volte il dolore dà anche il coraggio di avere uno sguardo più realistico sulla realtà, e alimenta la speranza che i rapporti diventino più veri.

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