In Piemonte stop alle ludopatie
La Regione Piemonte fa un primo passo per dire basta al gioco d'azzardo patologico con un grande obiettivo, arrivare in fretta ad avere una legge. Sarebbe tra le prime in Italia, forse tra le più avanzate sul tema in Europa. Perché la dipendenza da macchinette e da schedine è un'emergenza che va sconfitta con un'azione culturale, sociale, antropologica, e anche le istituzioni, con apposite leggi, devono fare la loro parte.
E così, giovedì scorso, è stato illustrato nell'aula del Consiglio regionale del Piemonte il testo unificato del disegno di legge 126 e della proposta di legge 112 che contiene le "Norme per la prevenzione e il contrasto alla diffusione del gioco d'azzardo patologico". Un testo frutto del lavoro di mesi, che prova a riprendere la proposta avanzata da tante associazioni, da tanti professionisti e dai Comuni di Chivasso, Caluso, Ciriè, Ivrea e Settimo, e a integrarla alle proposte emerse in commissione.
Maggioranza e opposizione sono unite nel lavoro. «Negli ultimi anni la crisi ha indotto le famiglie a tagliare le spese per cibo, per i viaggi, addirittura a rinunciare ai farmaci. Al contrario, il gioco d’azzardo legale ha mantenuto quasi stabile il giro d’affari», spiega Marco Grimaldi, consigliere di Sel. Dai 3,89 miliardi di euro spesi in Piemonte nel 2010 per lotterie, scommesse e pronostici, si è passati a oltre 5,3 miliardi nel 2015 (dati che emergono dal rapporto ufficiale dell’Amministrazione dei Monopoli, Aams). Solo a Torino, secondo i dati statali, sono presenti 1590 locali al cui interno sono installate circa 6-7000 tra newslot e Vlt. In Piemonte sono circa 6000 le imprese che ospitano apparecchi da gioco; sempre nella nostra regione risultano presenti 3.719 apparecchi videolottery per 351 sale da gioco e 25.650 apparecchi Awp (amusement with prizes), per un totale di 29.369 macchine.
La crisi ha aggravato il fenomeno, mettendo a rischio un numero di persone sempre più elevato. Da alcuni studi si può stimare la presenza, nella fascia di popolazione compresa tra i 15 e i 64 anni di età, del 2,2% di giocatori problematici o a rischio moderato. Mediamente un paziente in carico ai dipartimenti di patologia delle dipendenze costa più di 2000 euro l'anno: si tratta comunque di una cifra stimata forfettaria, che non tiene conto di eventuali costi aggiuntivi per ricoveri in strutture residenziali specialistiche. Nonostante il divieto ai minori, la manifestazione di patologie correlate al disturbo da gioco è stata stimata nella percentuale di circa l'8% all'interno della popolazione piemontese tra i 15 e i 19 anni. In Piemonte, dove la media dei giocatori d’azzardo è più alta di quella nazionale, oltre il 40% dei giovani tra i 14 e i 19 anni dichiara di aver provato a giocare almeno una volta.
A dicembre 2015, la Regione ha aumentato l'Irap agli esercizi commerciali che ospitano slot machine e video lottery. I bar e le tabaccherie che non hanno macchinette da ora pagano quindi lo 0,92 in meno degli altri e per il 2016 e il 2017 ci sarà uno sgravio per chi ha deciso di farne a meno. Oggi, con la legge sul contrasto alla ludopatia, si compie un ulteriore passo avanti per porre un freno alla preoccupante ascesa del fenomeno del gioco, creando una rete sul territorio, a partire dalla scuola, che possa non solo contrastare le dipendenze attraverso trattamento terapeutico, recupero e supporto alle famiglie, ma anche diffondere la conoscenza del problema e nel contempo avviare azioni per prevenirlo.
Inoltre l'articolo 5, "Collocazione degli apparecchi per il gioco lecito", sancisce che per tutelare determinate categorie di soggetti maggiormente vulnerabili e per prevenire il disturbo da gioco, è vietata la collocazione di apparecchi per il gioco in locali che si trovino a una distanza dai "luoghi sensibili", misurata in base al percorso pedonale più breve, non inferiore a trecento metri, per i comuni con popolazione fino a cinquemila abitanti, e non inferiore a cinquecento metri, per i comuni con popolazione superiore a cinquemila abitanti.
Mentre l'art. 6, "Limitazioni all'esercizio del gioco" permetterà che i Comuni, per esigenze di tutela della salute e della quiete pubblica, nonché di circolazione stradale, possano disporre limitazioni temporali all'esercizio del gioco tramite gli apparecchi, per una durata non inferiore a tre ore nell'arco dell'orario di apertura. L'art. 7, "Divieto di pubblicità" introduce infine, per la tutela della salute e della prevenzione della dipendenza dal gioco, il divieto a qualsiasi attività pubblicitaria relativa all'apertura o all'esercizio delle sale da gioco e delle sale scommesse o all'installazione degli apparecchi per il gioco. La Regione inoltre promuoverà accordi con gli enti di esercizio del trasporto pubblico locale e regionale per favorire l'adozione di un codice di autoregolamentazione che vieti la concessione di spazi pubblicitari relativi al gioco a rischio di sviluppare dipendenza sui propri mezzi di trasporto.
«L'azzardo è un’industria e un business che invece di creare valore lo brucia, lo consuma desertificando legami sociali e dissipando il risparmio. Così la prima cosa che abbiamo fatto è stata tassare di più chi accumula ricchezza grazie a questo fenomeno – rilflette il Consigliere Grimaldi –. Meglio il gioco legale di quello illegale? Certo. Ma sarebbe stato meglio se da pochi casinó in Italia non fossimo passati a una slot machine ogni 50 metri. Fermare il Far west e tornare indietro nella pianificazione sarà difficile, ma da oggi possibile. Per questo è una bella notizia che siamo finalmente giunti a una sintesi, non al ribasso, delle buoni leggi che avevamo in discussione da mesi nelle commissioni competenti».