In piedi, costruttori di pace

La celebrazione della Messa in Coena Domini presso il Maschio Angioino presieduta dal card. Battaglia è stata particolarmente toccante, in un momento storico in cui come non mai c'è bisogno di scegliere la giustizia e difendere gli ultimi
Il cardinal Battaglia durante la lavanda dei piedi del Giovedì santo, 17 aprile 2025.

L’arcivescovo di Napoli Domenico Battaglia, elevato alla porpora cardinalizia nel corso dell’ultimo concistoro, ha sempre scelto per la solenne celebrazione del giovedì santo luoghi che testimoniassero l’uscita della chiesa verso gli ultimi, i più feriti.

Quest’anno, in occasione degli 80 anni della fine della Seconda guerra mondiale, il segno che ha voluto dare è stato quello del sostegno agli operatori di pace in un mondo in cui il riarmo sembra l’unica strada percorribile.

Lo ha fatto ad iniziare dalla scelta dei luoghi, il Maschio Angioino, simbolo di una necessità di difesa porta nel suo cuore fin dal XIII secolo e dalla Pontificia reale basilica di San Giacomo degli Spagnoli, piccola exclave di territorio spagnolo all’interno del palazzo che ospita il Comune di Napoli.

Alla preparazione della cerimonia sono state chiamate a collaborare associazioni e persone che spesso nel silenzio lavorano per la pace, il dialogo e contro le logiche di sopraffazione.

Il Movimento dei Focolari, oltre ad aver collaborato alla preparazione, insieme a Pax Christi ed ad altre associazioni, ha animato la S. Messa con un proprio coro formato per l’occasione riunendo i membri di più comunità locali che sono nel territorio della diocesi.

Padre Alex Zanotelli.

Tra i concelebranti e tra i 12 a cui è stata effettuata la lavanda dei piedi è stata una piacevole sorpresa la presenza di padre Alex Zanotelli, missionario comboniano di 86 anni, che dopo molti anni passati in Africa a denunciare lo stato in cui versavano alcune popolazioni, d’accordo con i suoi superiori ha deciso di svolgere l’ultima parte della sua missione abitando in una piccola casa ricavata in un campanile nel popolare quartiere della Sanità a Napoli e da lì svolge incessantemente le sue battaglie per quella che definisce “nonviolenta attiva” per la costruzione di una “civiltà della tenerezza”.

Di alto valore simbolico tra i 12 anche la presenza di Carlo Cremona, storico militante per i diritti delle persone omosessuali, transgender e queer. «La sua partecipazione rappresenta un segno potente e concreto, in continuità con lo spirito del Giubileo della Misericordia, di una Chiesa che guarda alle persone nella loro umanità. I valori della pace, della giustizia e del disarmo, al centro della celebrazione, sono gli stessi strumenti simbolici e reali con cui ogni giorno si costruiscono spazi di libertà, rispetto e dignità, contrastando bullismo, omofobia e ogni forma di odio», riferisce in un comunicato iKen l’organizzazione promossa da Carlo.

Di grandissimo spessore l’omelia del cardinale Battaglia, don Mimmo come ancora preferisce farsi chiamare. Il gesto della lavanda dei piedi va inteso come un segno di accoglienza del padrone di casa verso l’ospite che arriva stanco dopo una lunga camminata, in quel momento Gesù ci ritempra, ci sostiene e ci mette in condizioni di rimetterci in cammino. È normale che in questo momento storico gli operatori di pace si sentano stanchi, sentano che tutto il loro impegno di anni sembra essere vanificato, e quindi proprio ora la lavanda dei piedi è per loro, perché riescano a rialzarsi e a proseguire la loro opera stando in piedi.

Perché la pace non si costruisce stando seduti nei salotti, ma scendendo nelle strade e nelle piazze alzando cartelli invece dei pugni e non stancandosi di richiamare la politica alle proprie responsabilità anche quando la politica sembra essere sorda alle esigenze della pace.

Rialzatevi, perché voi siete il grido disarmato del Vangelo. Beati voi che insegnate ai vostri figli a non odiare, a non deridere i deboli e a non aver paura della diversità; voi che scegliete la giustizia anche a caro prezzo e che difendete la dignità degli ultimi come fosse la vostra.

Quando sarete stanchi, quando vi sembrerà di parlare al vento, quando la tentazione di mollare tenterà il vostro cuore vi stupirete nel vedere che il vostro Signore si cingerà il grembiule Lui stesso ed in quell’acqua troverete ristoro e nel Suo sguardo la pace che voi avete donato al mondo e che avrà l’ultima parola sulla nostra storia.

Allora, in piedi costruttori di pace!

Concludere questo articolo con l’omelia del cardinale certo non sarebbe una cosa sbagliata, ma a chi scrive piace riportare il clima che si respirava tra tutti a celebrazione appena conclusa. Vedevi persone che si rincontravano dopo anni o che si conoscevano in quel momento parlare e confrontare le proprie esperienze sul campo, le difficoltà ma anche le gioie per i piccoli e grandi successi nell’aprire spiragli di dialogo tra persone, tra chiese, tra religioni, tra istituzioni.

Sentivi una persona speciale come Diana Pezza Borrelli ricordare con l’entusiasmo di una ragazzina ad una assessore di municipalità, Stefania Sannino, che le era stata appena presentata che, come diceva Chiara Lubich, la politica è l’amore degli amori. Insomma, vedevi un piccolo popolo che, in una città difficile, aveva avuto Qualcuno che si era preso cura dei suoi piedi stanchi e lo aveva guardato con amore ed ora era pronto a riprendere il cammino con nuovo slancio.

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