In pericolo
Il panda non è ancora salvo
Non è solo il logo ufficiale del Wwf, ma è anche il simbolo nazionale della Cina, il panda bonaccione. Una specie dalla sopravvivenza difficile, minata com’è dal bracconaggio, dalla creazione di corridoi stradali all’interno delle foreste, dalla sempre maggiore espansione della presenza umana.
La fame seguita al fallimento del piano col quale Mao Tze Tung agli inizi degli anni Sessanta avrebbe voluto rilanciare l’economia cinese, ebbe tra le conseguenze anche quella di moltiplicare il numero di cacciatori alla ricerca di un qualsiasi mezzo di sopravvivenza.
Dal 1963 la caccia ai panda è stata vietata, ma non è bastata a fermare il bracconaggio verso questi ed altri animali. Un’indagine recente condotta dalle autorità cinesi insieme al Wwf ha registrato una presenza di oltre 1600 panda, un po’ più che negli anni precedenti. Ma non si può abbassare la guardia.
Il koala, alti e bassi
Altro continente, altra specie. Il simpatico koala, presente nelle campagne pubblicitarie di diversi prodotti in Australia, non se la passa meglio. In alcune zone del Paese, infatti, attraversano una riduzione demografica; in altre, invece, attraversa una fase di sovrappopolamento.
Quali i motivi di questi due opposti fenomeni? Da una parte lo sviluppo urbano e l’abbattimento delle foreste di eucalipto, sua fonte di cibo, hanno decimato i più importanti insediamenti di koala; dall’altra si è registrata un’eccessiva prolificità, tanto da indurre le autorità ad intraprendere una campagna di sterilizzazione.