In pellegrinaggio sul Monte Lussari

All'incrocio tra Italia, Austria e Slovenia si erge il santuario alla Regina dei popoli d'Europa: meta di un'escursione quantomai attuale, in tempi di allargamento dell'Unione europea
Santuario della Regina dei popoli d'Europa

Specialmente per chi crede, un'escursione è sempre un po' un pellegrinaggio: camminare tra i monti è un'occasione perfetta per ammirare le meraviglie del creato, e ogni passo diventa lode. Ma questa volta per noi l'escursione è un pellegrinaggio vero e proprio: stiamo infatti per salire al santuario del Monte Lussari, poco lontano dal punto in cui si uniscono Italia, Austria e Slovenia. La tradizione vuole che nel 1360 un pastore abbia smarrito sul monte le sue pecore, ritrovandole poi inginocchiate attorno ad un pino mugo su cui era posata una statua della Madonna; statua che consegnò al parroco di Camporosso, il paese a valle, salvo ritrovarla la mattina dopo nello stesso luogo con pecore al seguito. Al che il patriarca di Aquileia, giusto per non contraddire i segni celesti, ordinò che sulla cima del Lussari venisse costruita una cappella di cui oggi non rimane traccia: la parte più antica, il coro in pietra, risale infatti al XVI secolo.

Il santuario ha poi attraversato varie vicissitudini. Nel 1786 l'imperatore Massimiliano d'Austria vietò la celebrazione di qualsiasi funzione religiosa e diede ordine di chiuderlo, spogliandolo completamente – ordinanza annullata quattro anni più tardi dal suo successore, il fratello Leopoldo –, e nel 1807 un fulmine bruciò la parte lignea della chiesa. Sfortuna volle poi che il fronte durante la Prima guerra mondiale passasse proprio di qui, tanto che nel 1915 una granata distrusse buona parte del santuario: fortunatamente la statua della Madonna era già stata portata in salvo a valle, passando da Camporosso, a Villach, a Maribor – giusto per non far torto a nessuno dei tre popoli che vivono qui. Il santuario venne ricostruito nel 1925, e restaurato nel 1960 in occasione del sesto centenario: oggi è parte di una vera e propria cittadella sul monte, che comprende bar, rifugi, ristoranti, alberghi, negozi di souvenir e una stazione sciistica.

Appunto per questo è possibile raggiungere la cima con la cabinovia: noi però, non amando le cose facili, ci incamminiamo lungo la strada sterrata che risale la valle a est della montagna, per poi girare sul versante sud e raggiungere la cima. Il percorso è segnato da quattordici capitelli, corrispondenti alle stazioni della via crucis: ammetto che l'atmosfera goliardica di una domenica con gli amici non mette esattamente nello spirito giusto per meditarle, ma quantomeno ci fanno ricordare lungo il cammino che la nostra meta è un luogo di preghiera. Nonostante l'esposizione a est, la frescura del torrente e dell'ombra degli alberi rende la salita gradevole: ancor di più quando, lasciata la strada, ci inerpichiamo sul sentiero che risale rapidamente il crinale sud-est della montagna.

Ci rendiamo conto che la cima è ormai vicina quando incontriamo, in direzione opposta, comitive chiaramente non attrezzate per la montagna – la scarpa da ginnastica parla da sé –: sono in molti a salire con la funivia, per poi scendere a piedi – si vabbè, così però non c'è gusto. Arrivati al villaggio, il panorama è spettacolare, e si stende fino alle cime austriache e slovene: non a caso la «Preghiera alla Regina dei popoli d'Europa», che campeggia all'ingresso del santuario, inizia invocando colei che «da oltre seicento anni veglia dove s'incontrano i tre popoli d'Europa: il latino, lo slavo e il tedesco». Lo confermano le lingue che si sentono parlare attorno a noi: e pare quasi profetico il resto della preghiera, che chiede di far sì che questi popoli si incontrino «nella stima e nel rispetto vicendevole» e di «conservare il tesoro della pace».

Entriamo in chiesa: fatalità vuole che proprio ora inizi la messa, così cogliamo l'occasione. L'interno è decorato dai dipinti di Tone Kralj, un pittore sloveno: proprio gli sloveni, ci racconta il rettore del santuario, sono storicamente tra i pellegrini più numerosi. Per i patiti di storia dell'arte non mancano i pannelli esplicativi, che illustrano ogni particolare della storia del santuario e delle opere presenti. Uscire tra la folla, dopo questo momento di silenzio e preghiera, è quasi disorientante: ammetto però di aver proprio bisogno di una sosta al rifugio per ristorarmi. Guardandomi attorno prima di ripartire, non posso che fare un pensiero a quanto, ora che l'Unione europea si sta allargando ad est, questo sia un luogo attuale: per chi crede e per chi non crede, l'auspicio che questo sia un luogo di incontro nella fraternità e nella pace rimane valido.

DETTAGLI TECNICI:

Partenza: Sella di Camporosso (805m) per il sentiero 613

Arrivo: Monte Santo di Lussari (1789m)

Dislivello: 984m

Difficoltà: E

Cartografia: Tabacco 019

Informazioni: http://www.santuariodelmontelussari.it

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