In mare non servono parole

Non è facile, devo ammetterlo, mettersi in contatto con Maurizio Cialotti, di professione pescatore, la cui giornata è composta da molte notti insonni trascorse in mare e poche ore di vita in famiglia, in attesa di riprendere il largo. Perciò non manca di sorprendermi la sua voce, quando finalmente mi raggiunge in pieno centro della capitale, dicendo di trovarsi in pieno Adriatico. Il suo timbro è forte e chiaro, nel tipico accento romagnolo, come di chi è abituato a farsi sentire tra le onde. Sono le dieci del mattino, e dopo una notte per niente tranquilla, Maurizio mi spiega che ormai stanno facendo ritorno nel porto a bordo della Sirio, l’imbarcazione di cui è da qualche mese proprietario assieme al suo secondo, il tunisino Kaled. Verso mezzanotte – prosegue – quando stavamo per raggiungere il luogo prescelto per la pesca, incrociamo un motoscafo alla deriva. Ogni nostro tentativo di rimetterlo in moto è vano, e ai pescatori non resta altro da fare che rientrare al più presto. Maurizio è troppo esperto per non rendersi conto della sofferenza del comandante della barca. Sta’ tranquillo, non perderai la giornata, vedrai che ti aiuteremo, gli dice senza pensarci su troppo. Si mette subito in contatto con gli altri pescatori, che sono alla pesca nei dintorni. Spiega brevemente ciò che è successo. E tutti si dicono disposti a cedere una parte del loro guadagno per ricostituire la giornata persa dal loro sfortunato collega. All’iniziativa aderiscono altri pescatori, anche al di fuori della nostra cooperativa. Tra noi non occorrono parole, dice Kaled. Manca ormai poco all’arrivo in porto, ma il lavoro in barca non è certo finito. Ora – mi spiega il comandante della Sirio – siamo sistemando il pesce nelle cassette e lo ricopriamo di ghiaccio. E, una volta arrivati, occorre collocare al meglio il prodotto pescato. E Kaled è abilissimo nelle trattative. Da ciò che Maurizio va raccontando, emerge il mare col suo grande fascino, fonte di vita e di morte, emblema di bellezza e di potenza distruttrice. I pescatori, e chi col mare ci vive e ci lavora, hanno un modo proprio di sentirlo, silenzioso forse, ma non per questo meno forte. Nelle parole di questi uomini abituati alla fatica si può cogliere lo spessore di una vita di lavoro duro, costruita con tenacia. Come quella di Maurizio e Kaled, così diversi, eppure così vicini. Italiano l’uno e tunisino l’altro, da nove anni insieme a condurre la Sirio di cui ora sono proprietari. La prima sorpresa a bordo è stata quando Maurizio mi ha chiesto se volevo un caffè, e me lo ha preparato. L’ ho visto lavare i piatti sporchi della sera prima: qualcosa che non avevo mai visto fare nemmeno in Tunisia. Ed è così, da piccoli gesti, che ha preso il via un rapporto sincero tra uomini di diverse culture che hanno imparato a conoscersi e ad apprezzarsi nella fatica quotidiana. Kaled è musulmano e Maurizio cattolico, impegnato nei Focolari. La loro vita non è diversa da quella degli altri pescatori romagnoli. Sono veramente poche le ore libere dopo una lunga, faticosa giornata di lavoro. Forse per questo, queste ore appaiono così preziose. L’ora di cena – dice Maurizio – è spesso l’unico momento che puoi trascorrere assieme a tutta la famiglia. È il momento in cui con mia moglie Fabiola e con i nostri tre figli – la prima di 19 anni, il secondo di 14 ed il più piccolo di 3 – possiamo raccontare ciò che abbiamo vissuto, in allegria, grati a Dio ogni volta per esserci ancora insieme. Il 2005 è stato un anno del tutto speciale. Non solo – prosegue il comandante della Sirio – per le nuove responsabilità legate all’acquisto dell’imbarcazione, ma anche per il grosso impegno in favore dei fratelli pescatori che a causa dello tsunami avevano perso gli strumenti con cui procurarsi il cibo. E parla dell’ormai leggendaria rustida allestita lungo il litorale di Cesenatico per raccogliere fondi. Prova ad immaginare una folla di quasi mille persone raccolta in una gran- de costruzione in riva al mare, destinata un tempo alle colonie marine dei figli dei dipendenti Agip. Ad organizzare la tavolata, noi soci della cooperativa di pescatori, circa 300. Tramite il vicepresidente Cialotti erano venuti a conoscenza dei progetti portati avanti dall’Amu, l’associazione non governativa (Ong) riconosciuta dal ministero per gli Affari esteri e collegata ai Focolari. I pescatori della cooperativa – prosegue Maurizio Cuialotti – giustamente prima di impegnarsi hanno voluto vederci chiaro. C’è stato un primo contatto col presidente dell’Amu Franco Pizzorno, venuto più volte qui a Cesenatico. Ci ha convinti perché il progetto Amu intendeva fare in modo che i pescatori indonesiani fossero aiutati a ricostruire le loro barche e i loro strumenti di pesca, secondo le loro esigenze e le loro tecniche, per far sì che si sentissero protagonisti, ed anche per creare lavoro sul posto. Questo sarebbe potuto avvenire con l’assistenza in loco dei collaboratori della Ong, che si sarebbe impegnata ad effettuare una missione di verifica e a fare un rendiconto esatto e trasparente delle spese. Un progetto, questo, che ai pescatori di Cesenatico è risultato chiaro e convincente. E, oltre ad impegnarsi con un generoso contributo stanziato dalla cooperativa, è stata lanciata l’iniziativa di un pranzo di solidarietà, tutto a base di pesce. E mentre noi pescatori, la notte precedente siamo andati in mare, per procurare oltre sette quintali di acciughe, calamari, seppie, tonnetti e vongole, giovani e adulti dei Focolari coi loro amici hanno allestito le tavolate ed accolto i numerosissimi ospiti. Noi stessi poi abbiamo preparato il pranzo cucinando le pietanze secondo vecchie ricette marinare. Ora, a dodici mesi da quel drammatico 26 dicembre 2004, ciò che è successo a Cesenatico in quella domenica di fine maggio ha fatto a suo modo notizia. L’abbiamo letto sul Carlino, ci dicono quanti vogliono aderire alla nostra iniziativa. A Sant’Antonio, un paese di campagna nella pianura di Rovigo, il comitato cittadino ci ha chiesto di unirsi a noi. Gente di terra, i paesani ci hanno invitato per una pizza insieme. Seduti attorno ad un tavolo, ci siamo trovati a parlare dei nostri comuni progetti. Niente di ufficiale, naturalmente, niente discorsi. Ma un vero e spontaneo stare insieme, in amicizia. Col loro contributo, sono state costruite 47 barche, ed altre 87 sono in costruzione. La rotta ora è tracciata – dice ancora Maurizio, interpretando il pensiero dei suoi amici -, ma c’è ancora molto da fare .

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons