In Lombardia serve un piano nazionale
Lo smog in Lombardia, ma soprattutto a Milano, è un dato sempre più preoccupante, tanto che alcuni anni fa, in seguito a un esposto del Codacons, era partita un’indagine riguardante l’inquinamento atmosferico nel capoluogo lombardo, con precise successive accuse di omissione in atti d’ufficio e di emissioni pericolose a carico di cinque amministratori pubblici.
Poi, nel 2009, i cinque nomi di politici sono stati iscritti nel registro degli indagati. Ora il procuratore Alessandra Cecchelli ha chiesto l’archiviazione. Secondo la procura non possono bastare misure in ambito locale che, sebbene siano state prese senza alcuna omissione, non sono sufficienti. Occorre un piano a livello nazionale, se non addirittura sovranazionale.
La comunicazione dell’archiviazione del procedimento è stata fatta dal procuratore Edmondo Bruti Liberati, che si è basato su una consulenza firmata da tre esperti. Nella perizia viene rimarcato come la Pianura padana abbia più difficoltà rispetto ad altre macroregioni europee per quanto riguarda l’accumulo di Pm10 (polveri sottili inalabili, ndr) e quindi sotto il profilo dell’inquinamento, a causa delle modalità di insediamento urbano e della distribuzione delle industrie sul territorio.
Secondo i tecnici il territorio lombardo è in una situazione paragonabile all’Olanda e al Belgio. Per questo motivo anche i provvedimenti locali sulle restrizioni del traffico, come l’Ecopass e l’Area C, possono portare soltanto modeste riduzioni dei livelli di smog. Servono invece «iniziative a livello nazionale o sovranazionale», data la situazione «importante di criticità». Secondo la procura gli amministratori hanno adottato azioni positive e non si possono intravvedere omissioni in atti d’ufficio. Il vero problema è che nessun provvedimento di questo genere può abbattere l’inquinamento.