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Popoli – Guido Ferraro/Gabriella Buscaglino (cur.), “Storie e leggende birmane”; Baykar Sivazliyan (cur.), “Storie e leggende del popolo curdo”, Tarka, risp. euro 17,00 e 14,00 – La saggezza popolare funge sovente da strada maestra per poter capire e conoscere meglio l’anima di un popolo, e i testi qui proposti ne sono un esempio. Le vicende del primo si svolgono tra sontuosi palazzi, giungle selvagge e pagode, in mezzo alle risaie o sulle vette himalayane, su isole e sul grande fiume Irrawaddy. L’immaginario fiabesco birmano è profondamente influenzato dall’intreccio tra il misticismo karmico di origine buddista e induista, prevalente nell’area tibetana e nepalese, e l’animismo arcaico imperante tra le tribù cambogiane e thailandese su cui il buddismo si andò a innestare. Specie il lettore occidentale può faticare a mettere a fuoco una morale in questi racconti: per questo la raccomandazione più importante di un maestro ai suoi allievi è quella di non perdere mai «il buonsenso di agire ognuno in modo appropriato a seconda dei momenti e delle circostanze». I racconti del secondo testo provengono invece da diverse zone del Kurdistan, terra ignorata per secoli, terra di dolore e patria dei curdi, un popolo fiero e antico oggi al centro di grandi tensioni politiche. Tra i personaggi maggiormente presenti troviamo il vecchio saggio, il pastore che magari afferma con semplicità: «Se la preghiera non fa male alle pecore, allora posso pregare anch’io». Sono spesso storie di relazioni parentali. Risalta in tutte la vita semplice ma generosa del popolo curdo, assolutamente realista e, malgrado tutto, ottimista.
Spiritualità – José Tolentino Mendonça, “La mistica dell’istante. Tempo e promessa”, Vite e Pensiero, euro 15,00 – Questo nostro tempo frettoloso ha un bisogno estremo di mistica. L’autore (sacerdote, studioso e poeta, una delle voci più originali del Portogallo contemporaneo) non ha dubbi: esiste una mistica da praticare nel qui e ora della vita, che parte dall’uomo tutto intero, anima ma anche corpo, sensazioni, relazioni. È la “mistica dell’istante”, che riconosce come portali d’ingresso del divino nella nostra vita i cinque sensi, quanto di più concreto e corporeo ci caratterizza. E, a pensarci, è un’esperienza ben nota alle Scritture, per le quali il corpo è immagine e somiglianza di Dio che si inscrive nella nostra pelle. Con il soccorso della poesia, di certi film e libri universali, di storie di vita, di suggestioni per una lettura dei testi biblici nuova eppure così vicina alle radici originarie, Tolentino ci guida nel riconoscere in ciascuno dei nostri sensi l’occasione di incontri che ne presente ci schiudano frammenti di infinito. Una mistica, dunque, alla portata di tutti.
Narrativa – Luigi Ballerini, “Hanna non chiude mai gli occhi”, San Paolo, euro 14,50 – Salonicco 1943. Le SS sono giunte nella città greca con lo scopo di annientare la grande e ricca comunità ebraica che vi abita da secoli, deportando tutti i suoi membri e impadronendosi dei loro beni. Mentre si susseguono le partenze dei treni verso i campi di concentramento della Polonia, nella città devastata dalla follia nazista due storie scorrono parallele. La storia di Hanna e Yosef, due quindicenni ebrei rinchiusi nel ghetto di Kalamaria, testimoni del crescere delle violenze e alla ricerca con le loro famiglie di una possibile via di scampo. E la storia del console italiano Guelfo Zamboni e del capitano Lucillo Merci che, in corsa contro il tempo, si adoperano per salvare quante più vite possibile. Due storie, quella del ghetto e quella del consolato, che si incroceranno solo alla fine. Un romanzo appassionante, tratto da una vicenda vera che porta con sé un messaggio di coraggio e di speranza.
Storia – Giovanni Brizzi, “70 d.C. La conquista di Gerusalemme”, Laterza, euro 24,00 – «A salvare il Tempio non valsero né gli sforzi dei giudei, subito accorsi a combattere le fiamme, né l’intervento di Tito in persona, che si precipitò alla testa del suo stato maggiore ordinando ai soldati di spegnere l’incendio…». Il conflitto tra romani ed ebrei fu una guerra ai limiti del genocidio, segnata dalla totale incomunicabilità tra le due parti: lo zelo ebraico verso la Legge divina da un lato, la devozione romana per le umane leggi dell’impero dall’altro. Un disastro per Roma, che dissipò buona parte della sue forza militare e disperse un patrimonio non rimpiazzabile di energie vitali, quasi quanto gli sventurati ebrei. Questa vicenda i cui cupi rintocchi continuarono a lungo a risuonare, non solo in Oriente, è qui accuratamente ricostruita dal Brizzi, ordinario di Storia romana all’Università di Bologna, direttore di due riviste storiche e autore di altri apprezzati studi sul mondo classico tradotti in più lingue.