In Iran una Università delle religioni e denominazioni
Una nuova università, fondata una decina di anni fa con un migliaio di studenti – tutti di Master e dottorato – si trova all’estrema periferia di Qum, sulle alture che circondano la città santa dell’Islam sciita.
Ci accoglie con molto calore il Sig. Mehdi, che parla un ottimo inglese con un leggero accento tedesco – scoprirò che ha trascorso lunghi periodi in Germania come parte del programma di scambio che la sua università ha con istituzioni tedesche di diverse parti della Germania. Ci accompagna dal Presidente (ed anche fondatore) di questa iniziativa, che mostra l’interesse dell’Islam sciita di un contatto con l’esterno e con altre religioni, senza dimenticare il rapporto con i sunniti ed altre correnti minoritarie (denominazioni) musulmane.
La visita è molto cordiale. Parliamo dell’impegno al dialogo interreligioso e dell’intercultura e dei valori che devono caratterizzarle. Il discorso cade anche sul ruolo di diversi gruppi e leaders cristiani che da anni lavorano per un incontro costruttivo fra le religioni. Soprattutto, il presidente di questa università è interessato a nuove correnti all’interno del cristianesimo. La cosa impressionante che emerge nel corso del nostro dialogo è la fiducia che mostra di avere nei nostri confronti, per la stima che ha per coloro che ci hanno invitato. Fra i suoi consiglieri ho il piacere e la gioia di incontrare nuovamente un professore che aveva visitato Roma alcuni anni fa proprio con un gruppo di studenti di dottorato di Qum.
Visitiamo anche la biblioteca con 80 mila volumi di cui circa 20000 in inglese. Hanno un’ottima collezione di testi sul cristianesimo, ma anche su induismo, buddhismo e tutte le religioni. Portiamo in regalo Essential Writings, un testo che raccoglie gli scritti di Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari ed una delle protagoniste del dialogo da parte cattolica negli ultimi decenni.
Certo che è evidente l’apertura e la possibilità di un dialogo accademico costruttivo, basato su una reciprocità da individuare, ma senza dubbio concreta e possibilissima. Quello che comunque colpisce è la centralità ed importanza che lo studio e la conoscenza rivestono nella tradizione sciita. Qui si studia in media dai 12 ai 14 anni per arrivare ad una conoscenza che permetta di insegnare ad altri, anche se fin da subito ognuno ha la possibilità di mettere a frutto quanto apprende con chi sa meno di lui. Un altro aspetto fondamentale è la scelta del maestro, dell’insegnante e, ovviamente, della istituzione in cui si desidera studiare. Ma, come mi raccontano i professori che ci hanno invitato, le istituzioni private cercano di scegliere anche loro i propri studenti, soprattutto quelli che arrivano al termine del ciclo di studi e devono completare il Master ed il dottorato.
Veniamo a sapere che una degli istituti di Qum recentemente su una ottantina di candidati è arrivato a sceglierne due. E questo non solo per motivi accademici. Chi vuole studiare in alcuni di questi centri, soprattutto, in quelli che mirano ad una apertura verso altre parti del mondo deve dimostrare alcune doti (capacità di apprendere arabo o inglese e di mettersi di fronte ad altre realtà culturali e religiose). Da vari parti in questo contesto si cerca di formare non solo leaders religiosi all’interno del mondo sciita, ma anche persone capaci dialogare anche con altre culture e religioni.
Per questo, spesso, in questi giorni mi sono trovato a inquadrare il discorso del dialogo interreligioso, non solo nella esperienza personale o di movimenti aperti a questo, ma anche nel corso e nello sviluppo della Chiesa cattolica, soprattutto dal Concilio Vaticano II in poi.
Ho trovato studenti attenti, pronti a fare domande penetranti e fondamentali, grande capacità dialettica, ma anche rispetto, gentilezza squisita e grande sensibilità spirituale. Un quadro ben diverso da quello che spesso viene dipinto in occidente. E’ una possibilità preziosa di dialogo fra cristianesimo ed islam sciita, che potrebbe offrire contributi anche per la storia che sta costruendo il domani.