In gara per la Bosnia
Dalla Liguria (e non solo), un ponte di solidarietà con le vittime della guerra.
Silvia, Maria Grazia e Alma, tre donne, tra le tante che, sullo sfondo della tragedia umanitaria che si stava consumando in Bosnia durante la guerra, non si sono arrese alle poche forze a disposizione per aiutare chi soffriva. Donne di Liguria le prime due. Alma, musulmana impiegata in una organizzazione umanitaria, si trovava a Genova, profuga da Sarajevo.
«Quest’azione – ricorda Maria Grazia – è nata quando nella classe di Valerio, figlio di Silvia, sono arrivate due gemelline bosniache profughe musulmane. La prima ad accogliere Alma e le sue bambine è stata Silvia, che aveva allora una situazione familiare molto dolorosa per la malattia di Lucia, la sua bambina. È nata poi tutta una catena di solidarietà attorno ad Alma, che intanto Silvia mi aveva fatto conoscere. Abbiamo vissuto con lei gli anni della guerra in Bosnia, partecipando, come in una famiglia, tutto il dolore che questa comportava».
Con Alma è nata un’amicizia nel cui rapporto sono state coinvolte molte altre persone. Era necessario sostenere lei e le sue bambine che vivevano lontane dalla loro terra, dai loro parenti, da ogni sostegno. Così ci si è industriati in tutti i modi. Nel precipitare degli eventi si venivano a conoscere tantissime situazioni dove l’aiuto era fondamentale.
Come per Edin, 18 anni appena. Doveva partire per la guerra. Era estate, Genova si era svuotata per le vacanze. Dove ospitare Edin per evitargli la guerra? Sorgevano non poche difficoltà, ma alla fine il giovane ha potuto essere ospitato per un lungo periodo presso un professore non credente.
Tanti episodi di aiuto concreto hanno rinsaldato in un legame sempre più profondo le comunità dei Focolari in Liguria con la gente della Bosnia nel periodo della guerra, tanto che, finito il conflitto, Maria Grazia si è consultata con Alma: «Cosa possiamo fare ora per il tuo popolo?». «A Sarajevo ci sono 300 bambini mutilati», è stata la risposta.
Si è così ricominciato, anzi continuato. La prima azione è stata per Vladimir, un bambino con una gamba amputata da un camion militare. Era un’impresa che spaventava un po’.
Ecco un’opportunità straordinaria per chiedere a chiunque con la certezza che Gesù avrebbe detto loro: «Grazie». Maria Grazia ha chiesto a lui di mandarle qualche segno, soprattutto soldi, se proprio voleva quest’azione. È cominciato ad arrivare del denaro al seguito di una lettera che lei aveva rivolto genericamente agli amici.
In poco tempo la cifra ha raggiunto i 27 milioni di lire. Vladimir era stato mutilato in un modo tale che occorreva un’operazione delicatissima, con l’impianto di una protesi. Tutto questo poteva essere fatto a Bologna. Amici di Bologna hanno cominciato a collaborare generosamente. Dopo l’operazione e il suo ritorno nella casa ospite, Vladimir è stato accompagnato al laboratorio protesi dai tanti amici bolognesi che ormai lo avevano accolto.
«Ogni anno Alma viene a trovare gli amici italiani – continua Maria Grazia – e con lei arrivano segnalazioni di persone in necessità del suo Paese. Come negli anni della guerra, la provvidenza in denaro e in aiuti di diversa natura non si fanno attendere». E questo senza dover richiedere nulla, ma mandando semplicemente le letterine degli amici bosniaci. È un elenco lungo, ormai sono vent’anni di piccoli miracoli avvenuti per la disponibilità e la generosità di tanti. «C’è la ragazza che offre parte dei suoi risparmi – racconta Maria Grazia –, la professoressa che dà lezioni per poi donare il ricavato, il giovane professionista che, oltre a elargire una cifra consistente, chiede alla madre l’equivalente del regalo di Natale. A Sassello Adelina organizza ogni anno una festa campestre, offrendo frittelle, vino e lavori artigianali».
Commovente è leggere le letterine che arrivano per ringraziare. Una famiglia a cui dei “cristiani” avevano ucciso i parenti si è detta stupita perché ora altri cristiani li aiutavano. E la mamma di Samra, una piccola mutilata a cui è stato ucciso il padre: «Non saprei come fare senza questo aiuto». Samra poi, che ora studia per essere assistente sociale, ha capito, «grazie a voi, cosa significa essere capaci di aiutare quelli che hanno bisogno». Quasi incredula la mamma di un’altra piccola mutilata a cui sono state uccise due sorelline e il padre ed è stata bruciata: «Siamo stati guardati da Dio».
Mersiha, malata di leucemia e di un tumore alla testa, aveva bisogno di una operazione urgente. Si sono raccolti 1.065 euro, necessari per l’intervento e parte della fisioterapia. Parlando delle difficoltà a trovare lavoro si è pensato di installare e potenziare degli alveari che servono per il sostentamento di quattro famiglie. Là Alma ha trovato una società che compra il miele, il primo prodotto però è stato regalato ad un orfanotrofio. Ma è arrivato anche denaro per avviare un allevamento di pulcini.