In famiglia col papa

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Èdifficile non farsi soggiogare dalla scena, quando si entra nei palazzi apostolici vaticani, dove l’arte trova un suo straordinario tempio, quasi a voler dare testimonianza visibile di brani di quell’unica opera d’arte che è il Vangelo di Cristo e dei suoi seguaci. Nell’attesa dell’incontro con Giovanni Paolo II – sta ricevendo il presidente della sua Polonia -, gli oltre 80 vescovi partecipanti all’annuale meeting di Castelgandolfo trascorrono un’ora e passa tra arte d’oggi (la cappella musiva Redemptoris Mater di recente inaugurazione), e arte di ieri (la Sala Clementina, luogo dell’udienza, tutta marmi, affreschi e stucchi del XVI secolo). Il contrasto visivo tra i due ambienti è notevole, ma l’elemento unificante sembrano essere proprio loro, questi pastori dalla pelle di vari colori, e la fraternità che li lega. Sono loro un mosaico di comunione, un affresco di chiesa del futuro. E, con loro, è seduta Chiara Lubich. È il cardinale Miloslav Vlk, arcivescovo di Praga, a rivolgere al papa l’indirizzo d’omaggio. Poche frasi dense di significato. Dapprima una ricorrenza: il 25° anniversario del primo incontro dei vescovi amici dei Focolari, avvenuto nel febbraio 1977, attorno all’allora vescovo di Aquisgrana, Klaus Hemmerle, e con la presenza di dodici pastori: “Oggi sono varie centinaia a ritrovarsi nelle diverse parti del mondo per approfondire la spiritualità di comunione che è fiorita nel Movimento dei focolari. E lei, santità, come fece anche Paolo VI, ha sempre incoraggiato questo cammino, lo ha orientato con le sue parole ed ha provveduto perché i vescovi amici del movimento fossero innestati in esso, come una delle sue diramazioni”. Una citazione del messaggio rivolto dal papa al convegno del febbraio 2001 sottolinea l’attualità dell’incontro di quest’anno, centrato sull’abbandono di Gesù in croce, “mistero di dolore e di amore, da cui nasce e si rinnova costantemente la chiesacomunione, come icona vivente della Santissima Trinità”. Continua il cardinale di Praga: “Attingendo ai ricchi tesori contenuti nella spiritualità dell’unità, ci siamo immersi in questo mistero come via sicura all’unione con Dio e come sorgente di comunione che spalanca i nostri cuori all’intera umanità”. Ma il mondo attende una parola, la parola di Gesù: “Assieme a Chiara Lubich – continua -, in apertura del nostro convegno, abbiamo chiamato alla nostra mente le luminose indicazioni che lei, santità, sin dal 1983 ha dato per la grande impresa della “nuova evangelizzazione”; indicazioni che abbiamo trovato ricchissime e che vorremmo attuare nelle nostre chiese locali con ardore e decisione, consci che non si tratta qui di un’attività soltanto umana, ma di un’opera da svolgere nello Spirito Santo, forti della presenza di Cristo fra noi”. Una parola che si concretizza in azioni e in fraternità, per una vera e propria “cultura dell’unità”: “Vorremmo portarle – conclude – tutta la gioia di questi giorni suscitata dall’unione fraterna e dalle testimonianze di vita. Esse ci hanno convinti che dalla spiritualità di comunione vissuta può nascere e dilagare nel mondo una vera e propria cultura dell’unità, capace di irrorare dello Spirito di Cristo i vari ambiti della convivenza umana”. Il discorso del papa, che riportiamo integralmente qui accanto, sottolinea con forza la comunione, “costitutiva della natura stessa della chiesa “. Comunione che chiede “di essere sempre più assimilata, vissuta e manifestata, anche grazie ad un deciso impegno programmatico”. E la necessità, quindi, di una “autentica e profonda spiritualità di comunione”. La croce è “intrinsecamente legata “, dice ancora il pontefice, al servizio dell’unità, che feconda il mondo con “la stessa fecondità” di Cristo. Frutti? “Amore, gioia, pace”. Poi, oltre l’ufficialità, ecco la famiglia. I saluti coi vescovi, per ognuno dei quali il papa ha una parola, un buffetto, una benedizione. Tra loro anche Chiara Lubich, che gli promette di lavorare alacremente per diffondere lo “spirito di Assisi”. E Giovanni Paolo II stesso, con insolita forza vocale, la definisce per due volte “madre”. Non si vuole più partire, si indugia nello scattare le foto ricordo, un po’ insolite per il protocollo, con vescovi che si siedono sui gradini della pedana ai piedi del papa, come appunto si fa in famiglia. Marmi, stucchi e affreschi fanno da sfondo a quest’opera d’arte che ha per titolo l’unità, che nasce dal carisma di un movimento dei nostri giorni come i Focolari. Fondato da una laica e composto principalmente da laici, coinvolge centinaia di vescovi che trovano così rafforzato il loro vincolo di unità nella collegialità episcopale attorno al papa. Sei giorni di communione La nuova evangelizzazione e il vasto ambito del rinnovamento della cultura, con una particolare attenzione alla situazione mondiale dopo i tragici eventi dell’11 settembre 2001, sono stati al centro del 26° convegno annuale dei vescovi amici del Movimento dei focolari, che dal 23 febbraio al 1° marzo si è svolto presso il Centro Mariapoli di Castelgandolfo. Entrambe le tematiche sono state ap- profondite sulla base delle linee spirituali tracciate dal papa nella Novo millennio ineunte: Gesù crocifisso e abbandonato, quale “volto dolente di Cristo che conduce alla resurrezione “; e ancora, la spiritualità di comunione invocata nella medesima lettera apostolica come presupposto indispensabile per poter affrontare le sfide del terzo millennio. Moderatore del convegno l’arcivescovo di Praga, cardinal Miloslav Vlk, che è anche il promotore di questi appuntamenti ormai tradizionali. Presenti oltre 80 vescovi di 43 nazioni, anche a rappresentare regioni di grande sofferenza dei cinque continenti: daltravagliato Medio Oriente, alla Repubblica democratica del Congo, al Burundi; a zone fortemente secolarizzate come i Paesi Bassi, ad alcuni paesi post-comunisti, alle lontane isole di Wallis e Futuna nell’Oceano Pacifico. Per sei giorni si sono alternate conversazioni di spiritualità, approfondimenti teologici, testimonianze e momenti di dialogo. In particolare, sono stati illustrati due dei progetti di evangelizzazione promossi dal movimento, uno in contesto metropolitano (Roma) e l’altro in terra di missione (Fontem, in Camerun). La fondatrice dei Focolari, Chiara Lubich, è intervenuta per enucleare dieci capisaldi della “nuova evangelizzazione”, come emergono dall’insegnamento di Giovanni Paolo II; e ha spiegato il particolare contributo ad attuarli che può offrire il movimento con la sua tipica spiritualità. “La nuova evangelizzazione proposta dal papa a tutta la chiesa ha dato a noi le ali… Essa – ha precisato – sarà “nuova nel suo ardore” se, man mano che procede, cresce, in chi la promuove, l’unione con Dio”. Proficuo lo scambio di esperienze personali e pastorali fra i partecipanti, che ha reso intensa l’esperienza di comunione fraterna. Culmine del convegno, naturalmente, l’inattesa udienza papale. Il servizio dell’unità Il discorso pronunciato da Giovanni Paolo II nella Sala Clementina. Venerati fratelli, con grande gioia vi accolgo, durante il vostro convegno di approfondimento della spiritualità di comunione, promosso dal Movimento dei focolari.A ciascuno rivolgo il mio cordiale saluto, con uno speciale pensiero di gratitudine al cardinale Miloslav Vlk, che si è fatto interprete dei comuni sentimenti, illustrando i temi del vostro incontro. Un saluto particolare desidero riservare alla fondatrice del movimento, Chiara Lubich, che ha voluto essere presente qui con noi. Carissimi, voi state riflettendo sulla comunione, realtà costitutiva della natura stessa della chiesa. La chiesa, come ben sottolinea il Concilio Vaticano II, si trova, per così dire, tra Dio e il mondo, adunata nel nome della Santissima Trinità per essere “segno e strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano” (Lumen gentium, 1). La comunione all’interno del popolo cristiano, pertanto, chiede di essere sempre più assimilata, vissuta e manifestata, anche grazie ad un deciso impegno programmatico, a livello sia di chiesa universale che di chiese particolari. Occorre coltivare un’autentica e profonda spiritualità di comunione, come ho voluto sottolineare nella lettera apostolica Novo millennio ineunte (cfr n. 43). Si tratta di un’esigenza che riguarda tutti i membri della comunità ecclesiale. Questo compito spetta però anzitutto ai pastori, chiamati a vigilare affinché i diversi doni e ministeri contribuiscano alla comune edificazione dei credenti ed alla diffusione del vangelo. Il servizio dell’unità, su cui voi giustamente amate molto insistere, è intrinsecamente segnato dalla croce. Il Signore ha sofferto la passione e la morte per distruggere l’inimicizia e riconciliare gli uomini col Padre e tra di loro. Seguendone l’esempio, la chiesa, corpo mistico di Cristo, ne prolunga l’opera. Con la forza dello Spirito Santo partecipa intimamente al mistero pasquale, al di fuori del quale non vi è crescita del Regno di Dio. L’esperienza della storia evidenzia che la chiesa vive la passione e la croce indissolubilmente unita al suo Signore risorto, illuminata e confortata dalla presenza che egli stesso le ha garantito per tutti i giorni, fino alla fine del mondo (cfr Mt 28,20). È lo stesso Signore, nel cui corpo glorioso permangono i segni dei chiodi e della lancia (cfr Gv 20,20.27), ad associare i suoi amici alle sue sofferenze, per conformarli poi alla sua gloria. Questa fu, in primo luogo, l’esperienza degli apostoli, a cui i credenti nel loro pellegrinaggio fanno costante riferimento. Il loro ministero di comunione e di evangelizzazione ha goduto della stessa fecondità di quello di Cristo: la fecondità del chicco di grano, come ricorda l’evangelista Giovanni, che produce molto frutto se e perché muore nella terra (cfr Gv 12,24). Segno per eccellenza di tale fecondità pasquale sono i frutti dello Spirito, anzitutto “amore, gioia e pace” (Gal 5,22), che caratterizzano, pur nella varietà degli stili e dei carismi, la testimonianza dei santi di ogni epoca e di ogni nazione.Anche nella prova, anche nelle situazioni più drammatiche niente e nessuno può togliere a colui che vive unito a Cristo la certezza del suo amore (cfr Rm 8,37-39) e la gioia di essere e di sentirsi una cosa sola con lui. Questo amore, questa gioia e questa pace invoco in abbondanza per ciascuno di voi, carissimi fratelli nell’episcopato, e per le comunità che vi sono affidate. Maria, la Vergine dell’amore fedele, vegli su di voi e sul vostro ministero.Vi aiuti a camminare in perfetta sintonia con il cuore del suo divin Figlio, sorgente di immensurabile carità e misericordia. Io vi assicuro un costante ricordo nella preghiera e ben volentieri vi imparto una speciale benedizione, estendendola a quanti quotidianamente incontrate nel vostro servizio pastorale.

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