In dialogo con rispetto e chiarezza

Un commento al libro del papa "Luce del mondo" da parte dell'imam di Firenze e presidente Ucoii, Izzedin Elzir, del teologo Adnane Mokrani e di un giovane musulmano.
moschea

Nelle maggiori librerie di Roma già non si trova più. Luce del Mondo, il libro intervista a papa Benedetto XVI del giornalista tedesco Peter Seewald è già in ristampa. Bisogna darne atto, questo libro ha dato la possibilità a non poche persone di scoprire qualcosa in più riguardo alla personalità e alle idee di questo papa. Fra di loro, anche la comunità musulmana italiana che legge con interesse i passi in cui Benedetto XVI parla dell’islam e dei musulmani.

 

Alle volte le opinioni si trovano a convergere sensibilmente, altre volte si sente il bisogno di fare delle precisazioni. D’altronde, come anche Benedetto XVI tiene a chiarire, «devono continuare a sussistere le varie identità religiose» e con esse, si potrebbe aggiungere, anche le varie interpretazioni e i punti di vista. La chiarezza e la brevità con le quali il papa è riuscito a trattare temi di attualità che investono oggigiorno il mondo dell’informazione, come anche la vita quotidiana della comunità musulmana in Occidente, non sono passate inosservate ai lettori.

 

Parlando di “burqa”, il papa fa eco alle dichiarazioni della Conferenza dei vescovi di Francia. «Per quanto riguarda il burqa – si legge nel libro – non vedo ragione di una proibizione generalizzata». Izzedin Elzir, imam di Firenze e presidente dell’Ucoii, osserva la vicinanza di posizioni fra l’Ucoii e il successore di Pietro: «Come Ucoii abbiamo detto che siamo per il viso scoperto della donna, ma se è la donna stessa a scegliere il velo integrale, lo fa nella sua libertà. Apprezziamo quindi la posizione del papa».

 

Altro tema scottante accennato nelle pagine dell’intervista è stato quello della tolleranza e del diritto a cambiare religione. Adnane Mokrani, professore presso la Pontificia università Gregoriana e il Pontificio istituto di studi arabi e di islamistica, spiega come la libertà religiosa diventi effettivamente in alcuni casi un problema. «Una persona nata musulmana che non ha scelto l’Islam per convinzione e che decide di cambiare religione può andare incontro a problemi giuridici, in alcuni casi, e sociali. In realtà – continua Mokrani – non c’è un fondamento teologico nel Corano che giustifichi questa visione, anzi, c’è un versetto che dice l’opposto: “Non c’è costrizione nella religione”».

 

Da teologo come Papa Ratzinger, Mokrani si sofferma sulla riflessione del Pontefice che vede un mondo con schieramenti diversi rispetto a quelli del passato: da una parte il secolarismo radicale e dall’altra le realtà che mettono al centro la questione di Dio. «Il secolarismo radicale e il fondamentalismo religioso sono in realtà due facce dello stesso problema. Le generazioni che sono cresciute evitando, nascondendo o eliminando la fede, quando sentono il bisogno di tornare alla religione cadono nel fondamentalismo».

 

Il rispetto per l’islam come «grande realtà religiosa con la quale bisogna dialogare» è una premessa fondamentale per Benedetto XVI. Ci sono poi delle aree nelle quali, secondo il Pontefice, il dibattito pubblico dell’Islam deve chiarire le proprie posizioni. Il riferimento è anche alla questione della violenza. «Tutte le religioni insegnano a non fare la guerra – commenta Mohammed Messaoud, giovane tecnico di 28 anni, di cui 20 trascorsi in Italia, e volontario della Croce Rossa – purtroppo esistono gli estremisti e sono delle persone ignoranti. Però bisogna fare attenzione a distinguere. Qui in Italia, magari, si può considerare una persona estremista solo perché prende sul serio la propria religione e cerca di mantenere vivi i valori e salda la sua fede anche nei dettagli».  

 

Nelle poche pagine dedicate al rapporto con l’islam trova spazio anche la questione dei simboli religiosi, soprattutto della croce nei luoghi pubblici. Per il pontefice la croce «è un’affermazione che non aggredisce nessuno». Mohammed si trova in pieno accordo. «L’Italia è un paese a maggioranza cristiana e io mi sento italiano, ma anche ospite qui. E come si comporta un ospite? In maniera educata e rispettosa». E conclude: «Non mi viene da fare nessuna osservazione sui crocifissi e mi arrabbio con chi avanza critiche al riguardo (e spesso sono italiani atei)».

 

Per un approfondimento, si consiglia l’articolo di Roberto Catalano "Il dialogo con l’islam è essenziale".

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