In dialogo con l’Assoluto
Avevamo accennato la volta scorsa all’importanza di approfondire – attraverso “esercizi” adatti a loro – la dimensione spirituale e interiore dei ragazzi (credenti o meno) che partecipano ai corsi del progetto “Up2me”. Educare all’interiorità implica un lavoro sulla dimensione spirituale del ragazzo, che aiuterà la sua formazione integrale.
La maggior parte delle religioni concepisce l’interiorità come lo scenario di dialogo con l’Assoluto. Questo punto d’incontro è noto come anima, cuore, spirito, io profondo, self… I maestri spirituali di tutti i tempi si riferiscono a questo spazio interiore in cui può avvenire il dialogo con Dio.
Con i ragazzi in particolare, non si tratta semplicemente di contrapporsi alla pura esteriorità, o parlar loro di religione e spiritualità, o di esperienze “paranormali”, o stimolarli ad esercizi di intimismo. Significa invece aiutarli ad aprirsi a qualcosa che è opposto alla superficialità, che ci fa coscienti di essere attraversati dall’infinito. Significa scoprire un luogo interiore che mi fa sentire la libertà, la responsabilità, l’impegno con me stesso e gli altri; mi permette di fare una vera esperienza di vita. È lo spazio dove si gioca la qualità umana perché fonte dei valori umani.
Coltivare l’interiorità, quindi, include non solo il silenzio, ma anche l’esercizio delle virtù. Perché anche il vivere “fuori”, proiettati nei prossimi o nelle opere sociali, se non è sostenuto da una molla spirituale che attira continuamente l’anima nel profondo, può essere motivo di divagazione, orgoglio, chiacchiere inutili. Invece bisogna «vivere dentro, crescere all’interno, staccarsi da tutto, non per rimaner sospesi fra cielo e terra, ma “radicati” in Cielo (…) in un soggiorno trinitario, preludio della Vita che verrà» (Chiara Lubich).