In cerca di un’altra ala
La casa famiglia della Comunità Papa Giovanni XXIII di Soligo dovrà lasciare la casa in cui abita attualmente. Così è nata un'associazione per costruirne una da zero.
Un’ala sola non basta per volare: lo sanno bene i numerosi componenti della casa famiglia di Soligo (Treviso) che fa capo alla comunità Papa Giovanni XXIII, di cui abbiamo già parlato su Città Nuova. Non basta se, nonostante la proprietaria della casa in cui vivono sia disponibile a farli rimanere ancora per un po’, lo sfratto – che già si era prospettato l’anno scorso – è diventato inevitabile. «Purtroppo la ricerca di una struttura già pronta per accoglierci non è andata a buon fine – spiega Tarcisio Rebellato, che insieme alla moglie Susanna ha dato inizio a quest’avventura – anche per le necessità dei due ragazzi disabili che ospitiamo. Per cui l’unica soluzione rimasta è costruire una casa nuova». Con tempi e costi non facilmente sostenibili da una famiglia “a numero variabile”, ma che attualmente conta otto persone – «il minimo toccato finora», sottolinea Tarcisio.
Fortunatamente, la Provvidenza o buona sorte che sia non sta a guardare: una famiglia di Fontigo, un paesino nelle vicinanze, ha offerto il terreno. «Si è trattato di un incontro casuale – racconta Tarcisio – tra noi e questa signora che da tempo intendeva mettere a disposizione il terreno per attività di tipo sociale, ma non aveva mai trovato una realtà già avviata a cui appoggiarsi. La costruzione della casa sarà il primo passo: poi nella stessa area sorgeranno altre strutture, man mano che ulteriori progetti prenderanno forma». Per raccogliere i fondi necessari è stata costituita a febbraio un’associazione che si chiama, appunto, “L’altra ala”, proprio ad indicare l’aiuto di cui la famiglia ha bisogno. «Ma non è solo un prestanome – precisa Tarcisio – perché l’intenzione è di mantenerla anche dopo la costruzione della casa, in vista del progetto più ampio in cui questa è inserita».
Nonostante intoppi burocratici e incertezze economiche, il progetto è pronto e la prima pietra sarà posata nel mese di luglio. «Abbiamo trovato una ditta che si è detta disposta a finire i lavori in otto mesi, iniziando da settembre. Speriamo vada tutto bene perché, nel caso in cui i tempi dovessero allungarsi, un trasferimento provvisorio per noi non sarebbe praticabile». Questa situazione di incertezza, chiaramente, incide sulle possibilità della famiglia di accogliere chi ne ha bisogno: «Le richieste sono sempre tante – spiega Tarcisio – e siamo stati costretti a dire di no più di una volta: dobbiamo prima assestarci. Comunque la vita continua, nonostante il dispiacere di lasciare la casa dopo tanti anni: pesa soprattutto alla più piccola delle nostre figlie, che qui in paese si è fatta diverse amiche».
La raccolta fondi per costruire la casa è partita, ma per affrontare il mutuo che già è stato acceso serve il sostegno di tanti. Chi volesse contribuire può contattare l’associazione “L’altra ala” all’indirizzo altra.ala@gmail.com, o unirsi al gruppo creato su Facebook, dove sono riportate anche le coordinate bancarie.