In cammino verso Amarnath

In pellegrinaggio verso un santuario indù a 3888 metri di altezza sull’Himalaya.
In pellegrinaggio verso il santuario

Nella millenaria tradizione indù li chiamano tirtha, luoghi sacri meta di pellegrinaggio. Sempre affollatissimi, sporchi e maleodoranti, emanano un’atmosfera magica e la gente continua a recarvisi, a fare code interminabili per un darshan (vedere per pochi attimi) della divinità. Ci si bagna nel fiume o nel lago accanto ai quali i grandi templi sono stati eretti nel corso dei millenni.
Quello di Amarnath è un’eccezione. Per raggiungerlo, oltre il treno o il bus, è necessario camminare diversi giorni, anche sulla neve. Il luogo sacro, infatti, si trova nel cuore dell’Himalaya, all’interno di una volta ghiacciata, dove si è formato un lingam naturale, simbolo di Shiva. È una stalattite di ghiaccio che cambia dimensione secondo la stagione e la luna. La mitologia indù racconta che è la forma presa da Shiva, che qui aveva riposato dopo aver attraversato l’Himalaya per spiegare i misteri della vita, della morte e dell’immortalità alla moglie Parvati.
Da tempo immemorabile, nel mese di luglio (l’unico momento in cui si può arrivare alla località), migliaia di fedeli salgono fin lassù, sfidando la morte. Ogni anno decine di persone muoiono per l’altezza o per incidenti di montagna.

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