In cammino per Gerusalemme
La Terra Santa e la città di Gerusalemme, luogo santo per eccellenza, sin dai tempi più antichi avevano richiamato schiere di pellegrini desiderosi di ripercorrere i luoghi in cui era vissuto Gesù. E, proprio in questi straordinari posti, il 7 gennaio 2020 si è concluso il pellegrinaggio di Rosanna Brusadelli che, partendo dalla Svizzera, ha percorso a piedi e da sola 5 mila chilometri.
«Sono arrivata felicissima a Gerusalemme – ci racconta Rosanna –. Ho attraversato dodici Paesi in nove mesi. È stato un grandissimo dono e sono molto grata che tutto sia andato così bene, è stata un’esperienza che mi ha allargato il cuore su tutta l’umanità. Ho ricevuto molto di più di quanto avrei mai potuto immaginare».
Protagonista di questa straordinaria esperienza, Rosanna, 66 anni, svizzera, ci racconta in questa intervista cosa l’ha spinta a intraprendere questo cammino davvero insolito e impegnativo.
«Dieci anni fa sono venuta a conoscenza di questo pellegrinaggio attraverso un documentario. Subito ho sentito forte il desiderio di provarci, ben comprendendo che sarebbe stato soprattutto un cammino interiore. Ho poi incontrato Johannes, un esperto in fatto di pellegrinaggi, che mi ha procurato il percorso e mi ha seguito per tutto il cammino tramite il GPS».
Come ti sei preparata?
Ho fatto le mie prime esperienze attraversando a piedi la Svizzera, la Francia e la Spagna per arrivare a Santiago di Compostela. Le tappe successive sono state Roma e il cammino di Sant’Olav in Norvegia. Tra i miei amici non ho trovato un grande incoraggiamento, sentivo piuttosto preoccupazione e apprensione soprattutto per le difficoltà e i pericoli che avrei dovuto affrontare. Ma qualcuno ha creduto che sarebbe stato possibile per me fare questa esperienza e mi ha incoraggiata e sostenuta.
Il cammino di Rosanna si svolge in due tappe, da maggio a dicembre 2018 per essere ripreso nell’agosto 2019 fino al 7 gennaio 2020. Un incidente, infatti, durante il percorso, la costringe a tornare a casa ma, dopo alcuni mesi, riprende il suo viaggio.
A fine maggio sono partita dopo la santa messa, con la benedizione che ricevono i pellegrini. Attraversando la Svizzera e l’Austria, lì mi sentivo a casa per lingua e cultura. In Ungheria è cominciata la vera sfida. Era un po’ difficile comunicare in un’altra lingua, ma le persone erano molto socievoli e anche abituate a vedere dei pellegrini. Mi ricordo che, dopo aver passato la frontiera, per quattro giorni di seguito sono stata invitata da varie persone a colazione. In un ristorante, dopo un buon pasto, al momento di pagare il proprietario mi ha offerto il pranzo! Avevo timore di affrontare il cammino attraverso la Serbia, a causa dei tanti pregiudizi che avevo nei confronti di quella popolazione ma, nell’attraversare la frontiera, mi sono detta che avrei incontrato delle persone, dei fratelli. E così è stato. In Kosovo mi ha ospitato una famiglia musulmana e le persone erano molto gentili e disponibili nell’aiutarmi. Arrivando a Skopje, in Macedonia, ho dovuto interrompere il pellegrinaggio perché mi sono imbattuta in un branco di cani randagi e uno di loro mi ha ferita nel ginocchio, procurandomi forti dolori e l’impossibilità di camminare. Non mi sono spaventata, perché mi sono detta, tutto ciò che verrà, sarà per il mio bene.
Nel dicembre 2018, Rosanna ritorna quindi in Svizzera e, dopo la piena ripresa della sua salute, nell’agosto 2019 riprende il pellegrinaggio ripartendo da Skopje. Inizia così per lei la seconda tappa.
Non dimenticherò mai la mia prima notte quando sono arrivata in Grecia. Tutti gli hotel erano occupati e non ho trovato ospitalità. Alla fine ho dormito, sul mio materassino gonfiabile, in una toilette pubblica. Non è stata proprio una notte tranquilla ma almeno avevo un tetto sopra la testa. Un’altra volta ho trascorso la notte all’interno di una piccola chiesa ortodossa con tante candele e icone che mi proteggevano. A Filippi, vicino Kavala, è stata la prima volta che mi sono imbattuta sulle tracce dell’apostolo Paolo e ho provato una grande emozione nel camminare sulla strada romana, ancora intatta, che lui aveva percorso. La Grecia, come la Serbia, sono paesi di religione ortodossa e ho imparato a conoscere i loro riti, ad amare la loro chiesa come la mia.
Rosanna lascia la Grecia e la tappa successiva sarà la Turchia, dove percorrerà 2 mila chilometri in poco più di tre mesi. La lingua, la cultura così diversa, l’incontro con una società di religione islamica le faranno sperimentare che al centro del suo pellegrinaggio c’è posto soltanto per l’amore, il dialogo, la fiducia e l’abbandono totale a Dio. «Quest’atteggiamento di fiducia totale mi dava coraggio, forza e anche una grande pace. Ogni giorno, ogni passo, ogni incontro era importante perché non sarebbe più tornato. Così, alcune volte dopo un lungo cammino, anche se ero stanchissima, la sera giocavo con i bambini delle famiglie che mi ospitavano. C’erano giornate caldissime ma anche giorni di pioggia e il cammino era più faticoso per il fango e il terreno molto scivoloso».
Ci puoi raccontare qualche episodio dei tuoi passaggi in questi Paesi?
A Tessalonica, in Grecia, sono stata ospitata dalle suore di Madre Teresa di Calcutta dove ho incontrato due mamme rifugiate con i loro bambini. Una bellissima esperienza che non dimenticherò più. In Serbia, tante parrocchie, conventi, persone singole mi hanno ospitato. Una donna anziana, povera, mi ha offerto persino dei panini. Dormivo anche negli hotel, ma non ce n’erano molti. Ero commossa nell’aver sperimentato in Turchia una grandissima ospitalità. Tante famiglie, soprattutto povere, mi hanno dato alloggio, da mangiare e tutto offerto con grande amore. Ho anche dormito in una moschea e presso la famiglia dell’imam.
Ci sono delle persone che ti sono rimaste nel cuore?
Sì, tantissime! Con qualcuno mantengo ancora dei contatti. Recentemente ci siamo sentite con la moglie dell’imam di un piccolo paese in montagna. Vorrei ringraziare tutti coloro che mi hanno ospitata e che mi hanno accompagnata con le preghiere anche attraverso il mio blog. Voglio ringraziare in modo particolare le dieci comunità delle focolarine dei nove Paesi attraversati che mi hanno accolta, aiutata concretamente e sostenuta con le preghiere e messaggi. Da Istanbul, dove ho avuto anche la grazia di festeggiare lo scorso Natale in focolare, hanno seguito il mio percorso attraverso google maps per tre mesi.
Una tua riflessione conclusiva?
È stata ed è tutt’oggi un’esperienza straordinaria, un grandissimo dono. Tutti gli incontri con le persone e la bellezza della natura mi hanno commosso e segnato profondamente. Se dovessi riassumere in poche parole, direi che è stato un cammino con Dio. Non potevo poggiarmi su nulla, soltanto su di Lui che mi ha guidato passo dopo passo e non mi ha lasciato mancare nulla.
Rosanna, come del resto accade a molti pellegrini, ha compiuto quello che ciascuno tenta di realizzare nel viaggio della vita. In altre parole, il pellegrinaggio è un’esperienza dove ciascuno ritrova se stesso, ritornando alle motivazioni della propria esistenza attraverso il viaggio e l’incontro. «Si torna al proprio cuore, – scrive Enzo Bianchi, fondatore della Comunità di Bose – un cuore però decentrato da se stesso, un cuore nuovo e antico, un cuore “altro”, unificato, deposto in noi dalla misericordia del Padre».