In America
Jim Sheridan, autore irlandese premiato per Il mio piede sinistro e Nel nome del padre, nei quali la famiglia aveva un ruolo essenziale, presenta ancora una vicenda familiare, dai toni appassionati e coinvolgenti. Siamo a New York, dove una famiglia, formata dai genitori e da due sorelline simpatiche, si trasferisce per superare lo strazio per la perdita dell’ultimo nato, malato di tumore, e per rifarsi una vita nuova. È con gli occhi delle due bambine che vediamo quanto succede, con drammaticità, con incanto e con la limpida capacità di credere nell’aiuto del fratellino, che è in Cielo. L’incanto è per l’America dei sogni, che ai loro occhi risplende nei colori delle insegne luminose o dei tramonti sullo sfondo dei grattacieli. E un alone magico avvolge, trasfigurandolo, il quartiere degradato di Manhattan con i suoi stralunati abitanti. Ma ciò che rende particolarmente valido il film è il coraggio di mescolare sapientemente il dolore dei protagonisti con le loro capacità di vedere al di là delle apparenze e di prova- re momenti di gioia pura. Essa è legata alla generosità che, in più occasioni, lega quegli originali personaggi, inizialmente chiusi e paurosi. Come il nero vicino di casa, pittore malato che urla in solitudine, ma che si apre alla tenerezza, quando conosce le bambine, e mostra una saggezza di origine atavica. Come, soprattutto, la giovane mamma, che decide di rischiare la vita per aspettare il momento più giusto per il parto, per salvare il figlio in pericolo. Sembra di assistere ad una lotta estrema, che la tenacia e la speranza combattono contro una molteplicità di difficoltà disgreganti. Ma la semplicità della fede delle bambine esige ed ottiene miracoli. Ed è per amor loro che il padre, non credente e ribelle, si fa piccolo e partecipa alla loro certezza nella pace celeste per l’amico e il fratellino morti e, insieme a loro, supera il cupo dolore che li aveva dominati fino a quel momento. Regia di Jim Sheridan; con Samantha Morton, Paddy Considine, Djimon Hounsou.