Se impresa e società fanno sistema

I primi 5 anni di vita dell’Associazione italiana per l’Economia di Comunione che coinvolge persone e aziende. L’intuizione originaria e le sfide attuali nel confronto con Maria Voce e Jesús Morán

Il 16 giugno 2017 presso il Polo imprenditoriale Lionello Bonfanti di Loppiano si è svolta l’assemblea annuale dei soci Aipec che raggiunge i 5 anni di vita radunando aziende di produzione e servizi, ma non solo. Con l’occasione sono intervenuti anche Maria Voce (Emmaus) e Jesús Morán, rispettivamente presidente e copresidente del Movimento dei Focolari.

«Un momento di confronto e di arricchimento», ha detto Livio Bertola, imprenditore piemontese nel settore metalmeccanico e presidente di Aipec. Maria Voce ha riconosciuto in questa originale realtà associativa la peculiarità di “fare sistema”: «Da soli si va poco lontano – ha affermato –, l’Aipec è importante per il numero di imprese che ne fanno parte, per la loro varietà e la diffusione di queste sul territorio. Ma è ancora più importante se “fa sistema”, perché il sostegno reciproco attraverso azioni concrete dà credibilità a ciò che diciamo».

Morán ha invece focalizzato l’attenzione sui giovani: «Ammiro le persone che sono capaci di creare lavoro. Credo che tanti giovani vorrebbero impegnarsi in processi di questo tipo. Alcuni dei più grandi successi degli ultimi tempi sono nati dai giovani, penso per esempio a Mark Zuckerberg. Bisogna suscitare vocazioni in questi giovani talentuosi capaci di misurarsi con la proposta affascinante di un’Economia di Comunione».

«Quando è nata Aipec – racconta Bertola –, eravamo un piccolissimo gruppo di imprenditori che si chiedevano cosa fare. Allora abbiamo preso uno statuto di una associazione di categoria, lo abbiamo svuotato e gli abbiamo messo dentro tutti i principi di EdC. Abbiamo chiesto un confronto con l’economista Luigino Bruni che ci ha invitato a non fare una cosa solo per imprenditori, ma qualcosa che coinvolgesse tutti». Da questa intuizione è venuta fuori l’idea dei “soci aderenti”, cioè persone fisiche, non imprese, che condividono il progetto. Oggi sono più della metà dei 134 soci Aipec. Come racconta Bruni, 5 anni fa «alcuni imprenditori mi scrissero per dire che volevano fare di più e diversamente. Più impresa e meno discorsi. Da quella intuizione è nata un’associazione nazionale che è molto di più di quello che si pensava in quel giorno.

Per me è stata una lezione di metodo, perché a volte dietro una domanda che può presupporre elementi problematici, si può nascondere la nascita di una cosa nuova. E una cosa nuova è buona per tutti. Oggi Aipec è dentro a tante reti vitali. Livio Bertola ci ha creduto portando avanti il progetto come si fa con un figlio». E, come lui, tanti altri.

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