Imprenditori e dipendenti, silenziosamente insieme
La pioggia non ha spento le fiaccole dei tanti che si sono riuniti davanti al Pantheon la sera di mercoledì 18 aprile, per dimostrare in silenzio la propria solidarietà agli imprenditori e ai lavoratori che si sono tolti la vita davanti alla crisi: e “Silenziosamente” era infatti il titolo della manifestazione convocata da numerose sigle sindacali e associazioni di categoria del Lazio.
Una manifestazione senza palco né oratori, ma semplicemente con uno schermo su cui passavano le immagini dei tanti articoli di cronaca che in questi giorni hanno riportato casi di suicidio; mentre una voce scandiva le richieste e le proposte avanzate alle istituzioni «per rilanciare l’economia e non dover più assistere ai suicidi per lavoro»: dallo sblocco dei crediti della pubblica amministrazione al rispetto dei contratti, dal favorire il "venture capital" delle imprese più piccole ai provvedimenti contro il "credit crunch", fino a un “patto d’onore” tra gli enti locali e i loro fornitori per garantire la regolarità dei pagamenti.
«Chiediamo solo di essere rispettati dai media e dalla politica – affermano Alfredo e Gabriella, imprenditori nel settore dei servizi –: abbiamo fatto tanti sacrifici, che ora vengono vanificati da un sistema fiscale iniquo e da una retorica mediatica che spesso ci dipinge come delinquenti. Abbiamo cinque dipendenti da trent’anni, gli vogliamo bene e teniamo alle loro famiglie: fortunatamente non ci troviamo di fronte alla necessità di licenziare, ma siamo qui anche per i tanti nostri amici in difficoltà».
Gli imprenditori lamentano soprattutto la solitudine e il silenzio in cui vengono lasciati: «Ma se il problema è comune – osserva Davide, imprenditore del settore delle tecnologie per la comunicazione – è solo insieme che se ne può uscire: questo è un modo per far capire che ci si può aiutare». «Parliamo con tante persone, sia imprenditori che dipendenti – conferma Alessandra, che lavora alla Compagnia delle Opere – e notiamo come siano colpiti dallo stesso disagio: per questo cerchiamo di farli dialogare».
E nella piazza, infatti, non si respira conflittualità: «Lavoro da 28 anni nella stessa azienda – racconta Ornella –, come potrei sentire antagonismo? Bisogna lavorare in sinergia». E non ci sono solo i dipendenti: Laura è ricercatrice, ma è qui perché «per la prima volta vedo imprese e lavoratori uniti, l’unico modo per affrontare la crisi».
Cecilia, dottoranda in economia, apprezza soprattutto che nessun partito ci abbia messo la firma: a dire il vero qualche esponente politico prende il microfono – tra cui il sindaco di Roma, Alemanno –, ma la loro presenza rimane sullo sfondo. A farsi sentire sono soprattutto i sindacati e le associazioni di categoria: Giovanni Centrella, segretario generale dell’Ugl (Unione generale del lavoro), sottolinea come l’importanza di questa serata sia quella di «far capire al dipendente che non esiste l’imprenditore tiranno, e all’imprenditore che il dipendente ha un’anima: oggi dobbiamo remare tutti verso la stessa meta».
A lamentare particolari disagi sono gli imprenditori agricoli: Davide Granieri, presidente della Coldiretti di Roma, fa notare come il settore da tempo aspetti una legge che regolarizzi il pagamento delle forniture; mentre la Lega della Terra, dietro allo striscione «Vogliamo lavorarla e non finirci sotto», denuncia «le politiche agricole fallimentari» che hanno portato sul lastrico molti agricoltori e allevatori: l’ultimo suicidio, a Fano, risale a pochi giorni fa. «L’Italia ha firmato un accordo per importare arance dal Marocco – osserva Gianguido – quando in Sicilia alcuni coltivatori sono stati costretti a distruggere la propria produzione: che senso ha?».
Per quanto non si arrivi all’antipolitica, la sfiducia nelle istituzioni è palpabile: tre artigiani in pensione che fanno capannello osservano come nulla sia cambiato negli ultimi anni, al di là del colore politico del governo di turno. Ma la loro speranza è soprattutto che questa manifestazione sia l’occasione per sollevare un dibattito più ampio: «Come fanno tante famiglie a tirare avanti? E che ne sarà dei cinquantenni rimasti senza lavoro, o dei giovani precari che non versano contributi e domani non avranno una pensione? Siamo qui non solo per commemorare e stare vicino a chi ha perso un familiare, ma anche per arrivare a chi deve tener conto di questi problemi».
Il comitato organizzatore ha stilato un documento comune, che sarà consegnato alle istituzioni nazionali e locali.