Impegnarsi serve
Nata nel 1997 a seguito del lancio della Campagna “Non di sola coca, quando impegnarsi serve” voluta dai missionari della Consolata a sostegno dei campesinos che in Colombia tentavano colture alternative a quelle della foglia di coca, sono molti i progetti che l’associazione “Impegnarsi serve” sostiene: la formazione/sensibilizzazione in Italia e la solidarietà con popoli dei paesi del sud del mondo attraverso progetti di sviluppo – principalmente in collaborazione con i missionari della Consolata – e la diffusione di una cultura della giustizia e della pace, del dialogo tra religioni e dello scambio interculturale. Impegno e solidarietà per lo sviluppo integrale dei popoli, sono i valori portanti che contribuiscono alla costruzione di un mondo più giusto e fraterno e a rafforzare i legami di solidarietà tra popoli del Nord e Sud del mondo.
Uno dei progetti – iniziato a gennaio 2018 a Neisu, un villaggio/missione del Congo nel cuore della foresta equatoriale – ha come obiettivo il “Reinserimento sociale per 20 ragazze madri” attraverso corsi di formazione alla maternità responsabile e l’attivazione di circuiti di microcredito per il sostentamento della famiglia.
Il villaggio si trova in prossimità di due zone di conflitto: quella del Kivu, a est e quella al confine con l’Uganda, a nord. Neisu – che nella lingua kimgbetu significa cuore – si trova a ovest del capoluogo distrettuale, Isiro ed è un’oasi di pace e di speranza per molte persone. Qui si trova anche l’ospedale Nostra Signora della Consolata, nato come dispensario nel 1984 grazie all’impegno dei missionari della Consolata.
Nella Repubblica Democratica del Congo, come in molti paesi dell’Africa subsahariana, i modelli consumistici importati dalla cultura occidentale hanno causato la perdita dei valori soprattutto tra i giovani, particolarmente tra le ragazze. Numerose sono le ragazze costrette ad abbandonare la scuola perché rimaste incinte dopo nottate o giornate trascorse abbandonate a se stesse, spesso in preda all’alcol. Purtroppo, a volte ci sono casi di aborto con medicine tradizionali a base di erbe e radici.
Il progetto di reinserimento sociale intende dare una risposta concreta al diffondersi del fenomeno dell’alcoolismo, fornendo un sostegno alle giovani madri. Si tratta di venti ragazze dai 17 ai 26 anni che hanno dovuto abbandonare la scuola media o superiore a causa della gravidanza. Pochissime, poi, riprendono a studiare. Sono ragazze che fin dall’inizio della gravidanza hanno trovato difficoltà sia da parte del giovane padre sia dalla loro propria famiglia.
«Le nostre giovani sono contente del progetto dove hanno la possibilità di apprendere un lavoro sicuro per l’oggi e per il loro futuro, infatti imparare l’arte del “taglio e cucito” le rende indipendenti e preparate per la loro nuova famiglia», racconta P. Raniero Do, Missionario della Consolata attualmente in Congo.
Il corso è animato da una missionaria e da una mamma, entrambe maestre sarte. Le ragazze normalmente si dedicano all’agricoltura di tipo familiare, percorrendo a piedi diversi chilometri e lavorando la terra con mezzi agricoli ancora rudimentali o alla vendita dei prodotti agricoli nei mercati zonali.
Hanno a disposizione tre mattinate a settimana per frequentare il corso, di teoria e pratica. Ci sono anche momenti di riflessione e animazione sul valore della vita, la propria responsabilità nel gestire la vita, l’educazione infantile, il valore del matrimonio, qualche nozione di economia domestica e la responsabilità civile nel partecipare con il voto alle prossime elezioni che dovrebbero tenersi nel dicembre prossimo. Con la vendita dei manufatti creati da loro, le ragazze sperano di poter acquistare una macchina da cucire e aver così un lavoro sicuro per la loro vita e per quella dei loro bimbi.
Un circolo virtuoso che può cambiare la vita di mamme e bambini, che rivela la sensibilità di chi sostiene e lavora al progetto, un’attività che dona prospettive di bene e di speranza, la promessa di un futuro diverso, migliore… perché impegnarsi serve!