Imparare lavorando oppure lavorare imparando
L’alternanza scuola-lavoro prevede che tutti gli studenti degli istituti tecnici e professionali ma anche dei licei svolgano, nell’arco del triennio, rispettivamente 400 e 200 ore lavorative non retribuite al fine di ampliare le competenze degli alunni e di aiutarli nell’orientarsi verso il mondo lavorativo.
Le discussioni sorgono nel momento in cui questa notizia arriva nei licei. «Riusciremo a svolgere interamente e accuratamente il programma scolastico dell’anno?». «L’alternanza non farà perdere agli alunni tempo prezioso che potrebbero dedicare allo studio?». Ma soprattutto: «Faranno qualcosa di serio e veramente utile al fine della loro formazione?». Sono queste le domande che studenti e professori del triennio di tutti i licei si pongono. La risposta è semplice: come tutte le cose se è organizzata bene è molto utile, se invece né gli studenti, né gli insegnanti, né gli enti ospitanti si impegnano affinché queste prime esperienze lavorative possano essere positive, esse si riveleranno non solo inutili ma confermeranno i timori di professori e studenti.
Come spesso si sente dire da alcuni studenti, molti di loro finiscono a lavorare presso catene di ristorazione, per esempio McDonald’s, oppure sono costretti a svolgere mansioni poco edificanti, come passare le giornate a fare fotocopie. Altri enti addirittura, in accordo con le scuole, fanno in modo che vengano conteggiate ore che di lavorativo hanno ben poco. Purtroppo ciò succede ed è impossibile negarlo ma con un po’ di impegno da parte delle tre parti in causa, come detto precedentemente, è possibile fare in modo che ogni studente trovi il lavoro che più fa al caso suo.
Precedentemente si è parlato delle competenze che uno studente dovrebbe acquisire durante questo percorso: innanzitutto deve imparare a trovarsi un lavoro (cosa che gli tornerà molto utile in futuro) di conseguenza è sconsigliabile che la scuola provveda a fare ciò per lui. Successivamente, durate l’esperienza lavorativa deve acquisire alcune competenze di base comuni a tutti i lavori: la capacità di problem solving, l’essere in grado di avere una certa autonomia nel proprio lavoro e di non dover dipendere da altre persone ma soprattutto la capacità di impegnarsi e anche di capire come comportarsi su un posto di lavoro; Ma anche di alcune competenze specifiche e settoriali che dipendono dal settore in cui uno studente decidere di svolgere il proprio stage. Inoltre queste esperienze permetteranno agli studenti di sperimentare sulla propria pelle diversi ambienti lavorativi e di conseguenza ciò permetterà poi a loro di capire quale sia la propria vocazione lavorativa.
Io sono un ragazzo di 17 anni e frequento il quarto anno al liceo classico Arnaldo a Brescia. Mi trovo a Roma presso la redazione di Città Nuova per assolvere il mio monte ore di alternanza per quest’anno. Si tratta della mia seconda esperienza lavorativa e, sebbene sia iniziata da pochi giorni, sembra procedere molto bene. È stata una mezza impresa convincere la preside del mio istituto a lasciarmi venire qua, ma ne è valsa la pena. Non c’è da dimenticare inoltre che tutto ciò è stato realizzabile perché da quest’anno la mia scuola ha deciso di organizzarsi in maniera diversa rispetto agli anni precedenti, decidendo di sospendere le lezioni per due settimane per permettere a tutti i propri studenti di svolgere i propri doveri lavorativi.
Purtroppo però le cose non sono sempre andate così bene; l’anno scorso, tutti i ragazzi del terzo anno sono stati mandati in una mostra tenutasi a Brescia a svolgere mansioni di personale di sala. Ben presto questo lavoro si è rivelato non molto interessante e nemmeno troppo edificante, senza considerare il fatto che a scuola c’era un via vai di gente che entrava ed usciva per andare alla mostra. In realtà devo ammettere che lo scorso anno sarebbe potuta andare molto peggio e tutto sommato qualcosa, seppur poco, ho imparato.