Imparare l’arabo, insegnare l’italiano

Loro, italiane, parlano in arabo. Gli altri, per lo più maghrebini, si esprimono in italiano. La scena si ripete per diverse settimane, la domenica pomeriggio a Vittoria, una cittadina di 70 mila abitanti nel ragusano. È un corso di lingua un pò particolare, quello di cui stiamo parlando. Una scuola, come ce ne sono tante altre in giro per l’Italia, rivolta agli immigrati, per insegnare loro la lingua del Paese in cui sono venuti ad abitare, primo e necessario passo per un’integrazione che ne richiederà tanti altri. Un tocco di originalità però c’è in queste lezioni. Gli insegnanti vittoriesi sono andati loro per primi a lezione: hanno cercato di imparare un po’ di arabo. Per meglio accogliere, per meglio interagire, per meglio rapportarsi. Gli immigrati a Vittoria hanno oramai una storia consolidata e contano una presenza rilevante: il 6 per cento dei nuclei familiari della città è di origine straniera. Provengono per lo più da Marocco e Tunisia, ma anche da Albania e Romania. Gli uomini si dedicano principalmente al lavoro dei campi, le donne prestano servizio come badanti. Un rapporto amichevole quello tra i nuovi arrivati e i cittadini autoctoni nel 43 per cento dei casi, indifferente per il 17 per cento delle persone intervistate, diffidente per il 15 per cento, apertamente ostile solo nella misura dell’1 per cento. Lo rivela un’indagine su La famiglia nella realtà vittoriese effettuata dal Centro studi Campanella, promotore tra l’altro del corso di lingua di cui stiamo parlando. È un Centro con un’esperienza più che ventennale, racconta la presidente, professoressa Salvina Dieli. Nato agli inizi degli anni Ottanta come luogo di confronto e di impegno politico, divenuto nell’88 Centro di iniziativa politica don Luigi Sturzo si è ulteriormente trasformato in Centro studi Angelo Campanella, dal nome del responsabile scomparso nel 2002, noto penalista. Operiamo in collegamento col Movimento per la vita e siamo impegnati nel sociale e nel politico – aggiunge la Dieli -. Portiamo avanti numerose iniziative, prettamente culturali. L’anno scorso abbiamo dato vita ad un’indagine conoscitiva sulla realtà familiare a Vittoria. Abbiamo analizzato in particolare la situazione economica, il rapporto genitori-figli, l’anziano, le relazioni tra le famiglie italiane e quelle immigrate, i valori di riferimento, monitorando 400 famiglie divise per quartiere e fasce d’età. A quel punto ci siamo chiesti cosa poter fare concretamente per la famiglia e quindi abbiamo pensato a costituire una Università per le tre età – G.a.p.: giovani, adulti, pensionati. Il nostro centro infatti è frequentato da tutte le fasce di età. Le materie di questi corsi sono molto varie: dallo studio delle religioni alla lingua e letteratura italiana; dal diritto alla psicologia e pedagogia; dall’etica familiare all’educazione civica e all’economia domestica; dall’educazione alla salute a quella all’ambiente; dizione, recitazione, arte, arredamento… Fiore all’occhiello di questi corsi, ne parlavamo all’inizio, le conversazioni in lingua rivolte agli immigrati. Prima di insegnare agli altri l’italiano – spiega la Dieli – per due mesi abbiamo fatto noi dei corsi di arabo, in modo da poter accogliere meglio chi veniva a studiare l’italiano: molti della zona del Maghreb e tante donne ucraine. Le donne si sono dimostrate più impegnate, interessate all’aspetto umano, in quanto fanno per lo più le badanti, mentre i maghrebini hanno avuto maggiore interesse alla città, a come muoversi. La nostra vuole essere una delle tante possibili risposte alle esigenze di operatori sociali, sanitari e culturali che si trovano quotidianamente a contatto con gli immigrati sempre più numerosi a Vittoria. Quando abbiamo dato il via a questo corso di italiano, molti in città si sono interessati e, anche nelle parrocchie, ci hanno chiesto di avviare questo rapporto di tipo culturale. A insegnare l’arabo agli insegnanti è Valentina Cirignotta, giovane laureata in lingua e letteratura araba presso l’università di Catania. Sono sempre stata curiosa di conoscere una lingua totalmente diversa dalla nostra – racconta la Cirignotta – ed oltre agli studi del corso di laurea ho fatto dei corsi di specializzazione a Tunisi per approfondire la lingua araba. Così ho colto positivamente l’invito della professoressa Dieli ad offrire le mie competenze, perché secondo me conoscere la lingua dei nuovi arrivati è utile per una pacifica convivenza, uno strumento valido per un’integrazione reale. La Presidente del Centro studi conferma: È stato senz’altro importante per noi e per tanti insegnanti delle scuole primarie che si trovano a contatto diretto e quotidiano con gli alunni extracomunitari, imparare dei termini arabi. Certo, si sa, l’arabo è per noi una lingua complicata, con meccanismi di apprendimento non del tutto immediati, ma è già un primo traguardo esser riusciti a pronunciare le classiche frasi idiomatiche . Perché l’integrazione passa anche da una maggiore reciproca conoscenza.

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons