Immigrazione clandestina, ora è reato

Approvato in Senato il disegno di legge sulla sicurezza
Immigrati
«Un pacchetto insicurezza che non sarà di beneficio a nessuno»; «Parola d’ordine, esclusione sociale»; «La discriminazione è legge». «Un attacco ai principi costituzionali di uguaglianza e libertà».

Queste le prime reazioni all’approvazione del disegno di legge sulla sicurezza avvenuta oggi al Senato con 157 voti favorevoli, 124 contrari e 3 astenuti.

Grande la soddisfazione dei sostenitori del provvedimento, nonostante la bagarre in aula che ha accompagnato l’esito del voto. «Un passo in avanti per garantire la sicurezza ai cittadini», ha dichiarato il ministro Maroni.

Quattro i punti principali della nuova legge: chi entra in Italia o vi soggiorna clandestinamente commette un reato perseguibile con una multa dai 5 ai 10 mila euro e l’espulsione immediata; si potranno organizzare le ronde; la permanenza nei centri di identificazione ed espulsione potrà arrivare fino a sei mesi; per avere la cittadinanza si dovranno pagare 200 euro, mentre la tassa per il rilascio del permesso di soggiorno verrà fissata dai ministeri dell’Interno e dell’Economia tra gli 80 e i 200 euro.

 

Dire che ce l’aspettavamo può suonare triste, ma è così. Già in maggio, l’approvazione avvenuta alla Camera aveva evidenziato la direzione di marcia, anche se un risultato c’è stato per chi era contrario al “pacchetto sicurezza”: erano state abrogate le norme sull’obbligo per i medici e per i dirigenti scolastici di denunciare i clandestini. Ipotesi che, tra l’altro, aveva fatto diminuire notevolmente il numero degli immigrati che si rivolgevano ai presìdi ospedalieri con gravi possibili conseguenze per tutta la popolazione.

Molte preoccupazioni tuttavia rimangono. Anzitutto da più parti si sottolinea che il reato di clandestinità, lungi dal risolvere il problema, serve solo a rinforzare l’atteggiamento di chiusura nei confronti di quanti arrivano nel nostro Paese provenendo da situazioni di povertà e conflittualità. Le misure previste, infatti, non possono che ledere i diritti fondamentali della persona, oltre che alimentare il clima di sospetto.

«I migranti hanno il diritto di bussare alle nostre porte. Basta demonizzare e criminalizzare il forestiero», ha affermato monsignor Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio consiglio della pastorale per i migranti.

Inoltre tenere le persone nei centri di identificazione ed espulsione, in condizioni alquanto precarie, non fa che aumentare le tensioni che, come nei mesi scorsi a Lampedusa, Roma e Milano, possono sfociare in gravi disordini.

In quanto alle ronde, infine, ci si domanda come mai da una parte si contraggano le risorse destinate alle forze di polizia e dall’altra si autorizzino singoli cittadini a svolgere un ruolo di controllo del territorio che sarebbe di competenza delle forze dell’ordine. Diamo spazio alla giustizia fai da te?
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