Il week-end sul grande schermo
Ricco di prime, tra Italia e il mondo, e di film in rotazione nelle sale del Belpaese
Sulla strada di casa
Emiliano Corapi, al suo primo lungometraggio, presentato in diversi festival e con numerosi premi, si cimenta in un “road movie” insolito. Questa volta infatti non si tratta di giovani in fuga, di terroristi o banditi, ma di un onesto piccolo imprenditore ligure, Alberto ( un ottimo Vinicio Marchioni), con moglie (Donatella Finocchiaro) innamorata e due bambini che per salvare l’azienda in pericolo è costretto a fare il corriere per una potente organizzazione criminale. La moglie non ne sa nulla e quando l’ombra della violenza si insinua in casa e vede il marito scomparire resta incredula e smarrita.
Il film è soprattutto l’analisi degli stati d’animo di Alberto, inseguiti durante il viaggio dalla Liguria alla Calabria, durante gli incontri con i malviventi ed un altro corriere, Sergio(Daniele Liotti), in crisi personale e familiare.
Sono storie che si intrecciano, si scontrano fatalmente e l’onesto paga con la vita. Anche se una certa quale rinascita è prevista per Sergio, così che almeno qualcuno ritrova un poco di quiete.
Il film è percorso da una’ansia anche feroce, da una tensione nervosa che si legge sul volto di Marchioni palpabilmente: è un mite che vorrebbe esser violento, ma non ne è capace, anzi diventa vittima della violenza. Con uno stile che punta alla sobrietà ed una fotografia che fissa in primi piani dolorosi i personaggi, il film è opera interessante, con spunti diversi dal consueto – finalmente qualcuno che crede in determinati valori –, una recitazione intensa, anche se le figure femminili risultano appena tratteggiate e la concentrazione su due soli personaggi rischia una certa monotonia.
40 Carati
Un bel poliziesco, con Sam Worthington, poliziotto deciso, accusato da un magnate di un furto di diamanti di cui è innocente. Per dimostrarlo, fugge dal carcere, si arrampica su un grattacielo e minaccia di buttarsi tra la folla che assiste allo spettacolo…Suspance e brividi, ma sopportabili, anche perché il finale è ottimista: lui innocente si riunisce alla furba famiglia, si innamora della bella psicologa-poliziotto e i l cattivo finisce in prigione. Classico eroe americano per un film piacevole, ben diretto da Asger Leth.
Hesher è stato qui
Chi è il giovane capellone in jeans e maglietta, ma spesso a torso nudo dove mostra gli infiniti tatuaggi, che di colpo capita in casa del piccolo T.J. e di suo padre, devastati dalla morte della madre e della moglie, curati con amore dalla nonna? Misterioso, volgare, brutale, Hesher aiuta in pratica il ragazzino a crescere e il padre a elaborare il lutto. Ma ci vorrà la morte della nonna, così poco amata dai due, persi dietro al loro dolore, per capire che solo amando gli altri, si cresce. Fin qui la morale in un film di formazione adolescenziale, fuori schema, anche pesante se si vuole, ma interessante. Perché Hesher è una sorta di angelo o Cristo periferico che a suo modo insegna l’amore. Joseph Gordon-Levitt dà anima e corpo al personaggio, diretto da Spencer Susser: poco vi aggiunge la presenza di Natale Portman in un film veloce, forse un po’ troppo come scrittura, ma a suo modo efficace.
Ancora al cinema: Daniel Craig in Millennium, Uomini che odiano le donne, Polisse, grande successo francese, e Hugo Cabret di Scorsese (vedi la recensione di Cristiano Casagni)