Il voto in Austria segnato dall’insoddisfazione popolare
Cinque uomini ed una donna si erano candidati per la presidenza della Repubblica Federale austriaca: hanno superato il primo turno delle elezioni Norbert Hofer, FPÖ, partito populista di destra “della Libertá”, con il 35 per cento dei voti, ed Alexander Van der Bellen, che proviene dal partito dei verdi, che ha ottenuto il 21 per cento. Uno di loro due diverrà il nuovo presidente dell’Austria per sei anni: una decisione che sarà presa dagli elettori nel ballottaggio del 22 maggio. Sarà la prima volta, sin dalla fondazione della seconda Repubblica, nel 1945, che il presidente non sarà attribuito ad uno dei due partiti tradizionalalmente al potere, ÖVP e SPÖ.
Il magro risultato raggiunto dai due candidati dei partiti al governo, Andreas Khol (ÖVP – partito popolare) e Rudolf Hundsdorfer (SPÖ – partito socialdemocratico), fermi all'11 per cento, rappresenta uno schiaffo a questa coalizione. Il cancelliere Werner Faymann (SPÖ) e il vicecancelliere Reinhold Mitterlehner (ÖVP) però non intendono fare passi indietro e non sono interessati a nuove elezioni parlamentari: le prossime si svolgeranno regolarmente nel 2018. Eppure, i dati delle votazioni sono un avvertimento chiaro al governo, affinché i partiti che lo formano collaborino più strettamente per un rilancio della coalizione e del lavoro da fare. Ma è difficile credere che una reazione cosi timida possa soddisfare gli elettori scontenti. Forse ci riusciranno i membri dei due partiti, visto che dal loro interno arrivano voci che richiamano una inversione di rotta più radicale.
Una sorpresa è il buon risultato di Irmgard Griss, già presidente del Suprema Corte di Giustizia, senza grande esperienza politica. È arrivata al terzo posto con il 19 per cento dei voti. Il 45enne Hofer, che dopo un incidente alla schiena (avvenuto durante un volo col parapendio) deve usare un bastone di passeggio, è stato votato soprattutto dagli uomini e dagli operai, anche piuttosto giovani. Uno dei motivi che spiegano il cattivo risultato ottenuto dal governo è la scontentezza del popolo. I partiti di maggioranza, infatti, non sono riusciti a realizzare le riforme necessarie, ad esempio per impedire un aumento della disoccupazione. Un altro motivo è la svolta brusca del governo, passato da una politica accogliente verso i rifugiati ad una politica di chiusura delle frontiere. Su questo argomento gli austriaci sembrano divisi: ovviamente per una gran parte dei cittadini questa svolta non è ancora sufficiente. Un’altra parte della popolazione, invece, è sconvolta dal forte spostamento del Paese verso destra.
Heinz Fischer è stato presidente della Repubblica federale per due turni, cioè da 12 anni. Fra quattro settimane, più di sei millioni austriaci dai 16 anni in su decideranno se sarà Hofer oppure Van der Bellen il suo successore. Van der Bellen, 72enne professore universitario di Economia, promuove una politica aperta ai rifugiati. Hofer vuole invece una politica di chiusura e anti-islam, ma anche per l’ampliamento di una democrazia diretta e della sicurezza interna, e si oppone ai contratti TTIP con gli USA. Durante la campagna elettorale ha anche minacciato di sciogliere il governo attuale se non concorderà con i suoi obiettivi.