Il voto e la presunta sconfitta del papa
(segue da La mediazione secondo il Vangelo)
Nella libertà il sinodo dei vescovi sulla famiglia appena concluso ha votato uno per uno i 62 paragrafi di cui si compone la relazione conclusiva. I risultati di questo voto sono stati resi pubblici, uno per uno, per riconoscere e valorizzare la scelta di ciascuno. E in tre di questi 62 paragrafi si è raggiunta una maggioranza chiara, ma non qualificata dei due terzi.
Il paragrafo 52 sull’ammissione alla comunione dei divorziati risposati ha prodotto 104 si e 74 no. Il paragrafo 53 sulla comunione spirituale 112 si e 74 no. Il paragrafo 55 sugli omosessuali 118 si e 62 no.
I numeri parlano quindi di un consenso largo alla posizione della maggioranza, non risicato. Qualcosa di analogo accadde nel Vaticano II, quando nella prima sessione, dopo la conclusione del dibattito sulle “fonti della divina rivelazione”, si votò sull’ammissibilità dello schema come base per il lavoro conciliare. Il risultato fu sorprendete e rappresentò una svolta nel lavoro conciliare. Ben 1368 votarono contro l’ammissibilità e solo 822 votarono a favore. Qualcuno astutamente sostenne che ci volevano due terzi anche per respingere il testo e dunque non avendo raggiunto il quorum il testo era ammissibile… Comunque papa Giovanni garantì la libertà dell’Assemblea conciliare, il testo fu ritirato e il concilio conobbe una svolta.
Stupisce che anche autorevoli giornali abbiano parlato di una sconfitta del papa a proposito del voto sui tre paragrafi sopra indicati, mentre il papa, come ha detto nel suo discorso conclusivo, ha voluto condurre la Chiesa cattolica sulla via sinodale collegiale e conciliare, che domanda maggioranze e minoranze, che di volta in volta cambiano. Perciò come si è votato al concilio, si è votato anche al sinodo.
Certo non si vota su Gesù e l’Evangelo, ma proprio Gesù e l’Evangelo spingono la Chiesa su vie nuove e inesplorate, essendo sinodale, sempre in cammino, sempre in sinodo (cioè “camminando insieme”). I voti che nascono dal discernimento sinodale indicano la direzione e preparano il rinnovamento e la conversione della Chiesa.
Nel discorso conclusivo papa Francesco cosi definisce la Chiesa, nostra madre: «Questa è la Chiesa, la vigna del Signore, madre fertile e madre premurosa, che non ha paura di rimboccarsi le maniche per versare l’olio e il vino sulle ferite degli uomini, che non guarda l’umanità da un castello di vetro per giudicare o classificare le persone. Questa è la Chiesa una, santa cattolica e apostolica, composta da peccatori bisognosi della sua misericordia. Questa è la Chiesa vera sposa di Cristo che cerca di essere fedele al suo sposo. È la Chiesa che non ha paura di mangiare e di bere con le prostitute e con i pubblicani. La chiesa che ha le porte spalancate per ricevere i bisognosi, i pentiti e non solo i giusti, coloro che credono di essere perfetti».