Il volo terrestre di Modigliani
Non è difficile immaginare, nonostante il deprezzamento turistico, la vita degli artisti bohémiens a Montmartre. Dove ancora si respira il pianoforte di Satie, o le poesie di Apollinaire. Insieme agli oli del giovane Picasso, dei primi Fauves, di Utrillo, e di una fucina di artisti in cerca di ispirazione. Amedeo Modigliani da Livorno, carico di tradizione italiana, dai veneziani agli amati Lorenzetti, Pollaiolo, Botticelli e Bronzino, vi giunge a ventidue anni. Inizia un’avventura umana dagli esiti tragici per lui e per chi lo ama. Perché Amedeo ignora le mezze misure: l’arte è tutto, è vita, ogni esperienza necessaria per conquistare la propria idea di bellezza. Libera da qualsiasi schema: come per un Wilde o un D’Annunzio, artisti che apprezza anche come modelli di vita. Oggi, passata la sua epoca di romanticismo esasperato, rimangono le opere. Continuano a colpire gli oli indagatori, la ricerca ossessiva di un segno che dica la vita, il gusto per una linea incisiva e snella, la carica turgida del colore.Non hanno pupille gli occhi dei suoi ritratti, amici, estimatori, mercanti. Donne, soprattutto. Il femminino è infatti l’universo che Amedeo indaga con una passione quasi esclusiva.Della donna ciò che lo attira è un mistero che non riesce a svelare. Consapevole della sua alterità, il pittore ne è sedotto. Non la guarda con il colore straniato, malato di un Picasso di quegli anni. La definisce in ritratti longilinei, di volti che sanno di Pisanello e Botticelli: ma ben altra è la sensibilità.Non sono le sue donne delle aristocratiche dello spirito. Sono una forma, un corpo di odore terrestre, di bruciante realismo, alleggerito dalla musicalità della linea. I suoi nudi accovacciati, sdraiati emanano un senso di voluttà non diversamente dai versi neobarocchi di un D’Annunzio. È la bellezza per la bellezza quello che attira Amedeo, dove bellezza si- gnifica fierezza di un corpo che si espone anche in termini monumentali a dire: io esisto. È la sua radice poetica, originale: e forse un limite. Perché l’estetica sfiora l’estetismo, la contemplazione il narcisismo della forma. Sembra che Modigliani vi rimanga impigliato, tanto ritenta il tema in modo sempre inappagato: le sue variazioni non attingono all’anima del personaggio, cercano più il perfezionismo che la perfezione. Ricordano, sotto certi aspetti, l’ultimo Picasso ripiegato ossessivamente su sé stesso. Naturalmente, Amedeo non arriva a questo.Non è vorace come lui, nemmeno così universale. Tuttavia, egli pare rimanere in una poesia che non vola alto come vorrebbe, in una liricità bella, suadente, forse soffocata dalla passione. Ma quanto mai raffinata. Le pennellate dense – come un Gauguin solare -, il girovagare della linea che definisce i corpi e i volti, l’eco di civiltà primitive da cui è suggestionato, producono momenti emozionanti davanti ai suoi quadri. Penso ai ritratti dell’amata Jeanne Hébuterne in cui il colore vivo fa gridare al corpo la sua dirompente vitalità. È infatti nell’amore per il corpo tout-court la modernità di Modigliani e forse il motivo della sua attuale popolarità.Modì cerca uno sguardo interiore, che non riesce a trovare. Non per nulla le pupille sono spente nei suoi sguardi. Si orienta perciò al corpo come ad un linguaggio che dice sé stesso con il suo semplice esistere fisico. Un corpo non qualunque, ma pieno di carne e sangue. Ed è singolare che mentre lui si distrugge con le droghe, e i vagabondaggi notturni, si aggrappi così furiosamente alla vita, ad un corpo che non ha il senso dell’immortalità. La tonalità calda e la materia pastosa dei dipinti ricordano i nudi tizianeschi, ma senza la serenità rinascimentale. C’è una aggressività in questi suoi ritratti che ne forma il fascino ma anche lascia sconcertati. Il corpo ora è un idolo, infaticabilmente visionato, con un accanimento quasi disperato. Per quanto vitali, i suoi ritratti non nascondono il sentimento del limite, della morte. Come nel modello di bellezza attuale, dove la glorificazione della fisicità cela il terrore della finitezza. La bellezza filiforme eppur densa dei suoi personaggi attrae e noi ci ritroviamo in essa.Ma ci rimane un respiro corto dopo averla contemplata. Forse perché Amedeo non riesce a trascenderla?