Il violino di Vadim Repin
La Philharmonia, una delle compagini storiche più famose, diretta da geni come Toscanini, Klemperer, Giulini e Karajan, è stata ospite a Roma, mentre i complessi ceciliani svolgevano una tournée trionfale in Germania. Il suono dell’orchestra londinese è morbido, ottimi gli ottoni, mai sguaiati, dolci gli archi e i legni. Fa piacere una sonorità così poco irruenta, affiatata, cordiale. Sempre precisa “nelle entrate”. Con un giovane direttore, dal gesto diretto. Forse le manca quel calore e quello svettare dei complessi ceciliani, ma ogni orchestra ha la sua personalità.
Vadim Repin, ex fanciullo prodigio russo, esegue il romanticissimo concerto con flessibilità incantevole, “rubati” passionali, un senso del canto e del ritmo che suggestiona noi e l’orchestra. Siamo di fronte ad una vetta della letteratura romantica, che però Repin non strumentalizza baroccheggiando, ma rimane nella misura della fantasia e del sentimento che viene dal cuore, senza enfasi. Tecnica sbalorditiva, lascia senza fiato. L’orchestra accompagna con gusto. Poi, lo spazio è tutto per lei: e la Quarta Sinfonia di Brahms è uno stupendo cristallo sonoro.