Il violino di Gidon Kremer

All'Accademia Nazionale di Santa Cecilia a Roma, l'incontro tra il violinista lituano e il direttore russo Termikanov nel primo Concerto per violino di Ciajkovskij.
gidon kremer

Mettete insieme un talento di razza come il lituano Kremer e il russo direttore Temirkanov all’Accademia Nazionale di santa Cecilia a Roma, e il gioco è fatto. È musica, e che musica! Chi non conosce il primo Concerto per violino e orchestra di Ciajkovskij? Un trionfo di melodia, di fantasia, di colori. Sembra di ascoltarlo per la prima volta. Succede sempre così, quando l’intesa fra due interpreti è perfetta, quando ciascuno dei due – una star nel suo campo – “cede” all’altro ogni attimo per far posto alla musica. Allora, anche le “prime parti” dell’orchestra svettano con un suono così bello, così raramente udito, che desta stupore. Penso all’oboe, al clarinetto, alle dolcezze del flauto e del fagotto, per non parlare dello squillo degli ottoni. La massa degli archi, nei tre tempi del concerto, sussulta o diventa un tappeto morbido per il violino solista: canta con lui. E qui Kremer, specie nella lunghissima e dura “cadenza” del primo tempo, esalta la magia dello strumento, la sua diavoleria innata, il gusto acrobatico, il melodizzare sensuale e carezzevole. Il violino, nelle mani del musicista lituano, dotato ancora di una notevole energia fisica – si veda il nerbo della diteggiatura, la velocità dell’archetto – si anima di una vitalità intensissima, tutta luce. Una volta tanto, Ciajkovskij abbandona la melanconia che lo contraddistingue, l’ambiguità fra estasi e senso che gli è tipica, per lasciarsi sfuggire uno dei più bei canti d’amore alla vita. Temirkanov conduce l’orchestra con il suo gesto discreto e partecipe, con gli ”abbandoni” e i “rubati” dell’anima russa. Il pubblico, che gremisce la sala, alla fine è incontenibile.

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons