Il viaggio delle farfalle

A Valeria non piaceva la pasta a farfalle: non c’era niente da fare, non le andava né su, né giù. Non è che Valeria fosse una bambina particolarmente capricciosa, né che avesse i gusti difficili, il fatto era un altro… e io credo che Valeria avesse un pochino ragione. Pensate un po’: la sua mamma le preparava la pasta a farfalle tutti i giorni, a pranzo e a cena. L’avesse almeno preparata un giorno con il pomodoro, un altro giorno con lo zafferano o con il basilico! Invece no: io non ho mai capito se alla mamma di Valeria mancasse il tempo o la fantasia, fatto sta che, tutti i giorni, la bambina si trovava davanti un piatto di farfalle bianche, senza sapore. E la pasta, cosa ne pensava di questa faccenda? A dire la verità, le farfalle erano un po’ stufe di essere girate e rigirate nel piatto con la punta della forchetta, fino a diventare fredde e il peggio era quando si ritrovavano la sera nello stesso piatto, dopo essere state riscaldate nel forno. Perciò, un bel giorno, decisero di volarsene via e, sotto lo sguardo sbalordito di Valeria, presero il volo e uscirono dalla finestra. Appena fuori, si salutarono perché avevano deciso di andare in giro per il mondo ciascuna per proprio conto così, quando si sarebbero ritrovate, avrebbero avuto più cose da raccontarsi. La prima farfalla volò a lungo sopra le case, le strade, i prati finché giunse in un campo di granturco dove le pannocchie mature sfoggiavano un bellissimo colore giallo dorato. La farfalla si posò su una di loro. Ciao – le disse la pannocchia -, da dove vieni?. Vengo dal piatto di Valeria. Io sono una farfalla di pasta ed ero stufa di essere girata e rigirata nel piatto perché a Valeria non piace la pasta a farfalle. Forse non le piaci perché sei così sbiadita…. A dire queste parole era stato un raggio di sole. Adesso però voglio farti un regalo aggiunse, sfiorando con il suo tocco caldo le ali della farfalla che si colorarono di un bel giallo dorato, proprio come i chicchi della pannocchia. Intanto, la seconda farfalla continuava a volteggiare sopra la città. Era una farfalla curiosa: si fermava a guardare dentro le borse della spesa, stava con il nasino appiccicato alle vetrine dei negozi, finché arrivò in una piazza dove un pittore stava riproducendo sulla sua tela le bancarelle variopinte del mercato. La farfalla curiosa incominciò a svolazzare intorno al cavalletto del pittore, ma si avvicinò troppo alla tavolozza dei colori e rimase con le ali appiccicate alle tempere. Il pittore fece per intingere il suo pennello nel blu e si accorse della povera farfalla che si dibatteva tra macchie di rosso, di verde, di giallo, senza riuscire a liberarsi. Poverina! disse il pittore e la sollevò delicatamente con la punta delle dita. La farfalla scappò via subito da quel posto tanto pericoloso; le sue ali erano un po’ malconce, ma, in compenso, avevano preso tutti i colori dell’arcobaleno. La terza farfalla, invece, era andata a posarsi su una pianta di ciliegie rosse, lucide, tonde tonde. Come siete belle! – disse, piena di ammirazione -. Piacerebbe anche a me avere un bel colore così! aggiunse poi, perché era un po’ vanitosa. Sei proprio fortunata – osservò l’albero – perché, le mie, sono ciliegie magiche: se tu le mangi con gli occhi chiusi, formulando un desiderio, quando li riaprirai, sarà esaudito. La farfalla chiuse gli occhi, diede un piccolo morso a una ciliegia e intanto pensò fortemente di avere un bel paio di ali rosse, lucide come la seta. Quando riaprì gli occhi, corse subito a cercare una goccia di rugiada per specchiarsi… e noi la lasciamo là, ad ammirare le sue fantastiche ali nuove. Dove era andata a finire la quarta farfalla? Siccome era una farfalla pigra, non era andata proprio da nessuna parte. Si era limitata a starsene a mezz’aria e a lasciarsi cullare dal vento. E sulle ali del vento si era addormentata. Il vento, vedendola così incolore, ne ebbe compassione: rubò un pezzettino di cielo e lo posò sulle ali della farfalla che si tinsero di un azzurro tenue, delicatissimo. Ormai era trascorso tutto il pomeriggio. Quasi si fossero messe d’accordo, le farfalle si diressero verso la casa di Valeria e, alle sette in punto, erano tutte posate sul davanzale della finestra della cucina. Parlavano tutte insieme e facevano un chiasso così allegro che era un piacere ascoltarle.Avevano un sacco di cose da raccontarsi: una di loro aveva preso il verde brillante di un prato, un’altra aveva sulle ali il blu di un fiordaliso, altre ancora avevano preso il rosa di un confetto, il marrone del saio di un fraticello, il nero di un bastoncino di liquirizia. E poi c’erano le farfalle che conosciamo già: quella gialla, quella rossa, quella di tutti i colori e quella azzurro-cielo. Ma voi, perché siete già tornate qui? – chiese la farfalla verde alle altre -. Non era più bello continuare a volare per il mondo, alla scoperta di cose nuove. La farfalla rossa arrossì (ma per fortuna nessuna delle altre se ne accorse) e rispose: Io l’ho fatto per Valeria, perché ho pensato che sarebbe stata contenta di trovare una farfalla rossa nel piatto, questa sera… . Anch’io ho avuto lo stesso pensiero disse la farfalla blu. E anch’io! E anch’io! risposero tutte le altre e, agitando le loro belle ali colorate, volarono nella pentola e si mescolarono alle altre normali farfalle di pasta che stavano cuocendo. Quando la mamma le versò nel piatto, non si accorse di nulla. Perché? Mi chiederete voi. Perché… mi dispiace un pochino dirvelo, ma, a contatto con l’acqua bollente, le farfalle avevano perso tutti i loro bellissimi colori. Perciò anche Valeria, quando si sedette a tavola, non si accorse di nulla. Con una smorfia, incominciò a rigirare le farfalle quando sentì un buon profumino salire dal piatto. Prese una farfalla con la punta della forchetta e se la mise in bocca: sapeva di ciliegia! In un attimo,Valeria fece sparire tutte le farfalle. La mamma la guardava incredula: Cosa succede,Valeria? Ti sei messa a divorare la pasta questa sera, eppure non le ho fatto niente di speciale. Lo so, mamma – ripose Valeria con la bocca ancora piena di un buon gusto di confetto e nel cuore un pizzico di letizia francescana -, è la solita pasta di tutti i giorni, ma questa sera ha un sapore nuovo!.

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