Il vescovo di Acqui e la ragazza che diventò beata
Mons. Livio Maritano, vescovo emerito di Acqui, si è spento martedì scorso, all'età di 88 anni. Forse come pochi vescovi, seppure italiano, era noto a giovani dei cinque continenti. Infatti, ancora ordinario di Acqui, era stato lui il promotore della causa di beatificazione di Chiara Luce Badano, la giovane di Sassello appartenente al Movimento dei Focolari, morta a diciotto anni per un tumore osseo.
Alla domanda fattagli da alcuni giovani su cosa l’avesse spinto ad indagare sulla santità di Chiara Luce e a dare inizio a quel processo, rispondeva: «L’insieme del suo modo di vivere, la sua testimonianza». Mons. Maritano l’aveva incontrata più volte nel periodo in cui la malattia era ormai allo stadio terminale. Aveva raccolto «la testimonianza di altre persone che la visitavano all’ospedale oppure nella sua casa», e ne aveva colto «l’altezza di spiritualità, il livello di amore a Dio che le dava la forza di affrontare le difficoltà inerenti alla malattia». «Le persone che venivano per confortare lei, ne uscivano loro rincorate… È stata una grande consigliere», affermava.
Quel 25 settembre 2010, al santuario della Madonna del Divino Amore, dove ebbe luogo il riconoscimento da parte della Chiesa cattolica della santità della giovane ligure, mons. Maritano era a dir poco felice. Lui, Chiara Luce, l’aveva capita. Egli aveva colto in lei quella speciale capacità di parlare dritto al cuore. In particolare a quello dei suoi coetanei. E anche Benedetto XVI gli diede ragione, additando la giovane ligure tra «gli intercessori della GMG a Rio de Janeiro» nel 2013.
In questi anni la storia di Chiara Luce è volata nei cinque continenti. Di lei si è molto parlato. Ha ispirato musical, libri, poesie. Ha spronato molti ad essere migliori. Ha additato a molti giovani una vita “senza mezze misure”, con la scelta in tanti di seguire Gesù con radicalità evangelica. Mons. Maritano ne godeva. Ma non solo. Insieme a Maria Grazia Magrini, sua preziosa collaboratrice e vice postulatrice, ha voluto in prima persona rendere testimonianza della beata Badano dovunque fosse chiamato, dal Nord al Sud Italia. E a ciò ha dedicato molte energie dell’ultimo tratto di vita.
Gli ultimi giorni, ormai grave, li ha trascorsi ricoverato al Cottolengo di Torino. Era nato a Giaveno il 29 agosto 1925 e fu ordinato sacerdote il 27 giugno 1948, professore e rettore del Seminario arcivescovile della diocesi di Torino per diversi anni. Il 15 dicembre del 1968 fu consacrato vescovo, e a Torino collaborò nel lavoro pastorale con il card. Michele Pellegrino e con il card. Anastasio Ballestero. Nel 1979 fu nominato vescovo di Acqui fino alle sue dimissioni il 9 dicembre 2000 per raggiunti limiti d'età.
A lui va “la gratitudine e la riconoscenza” del Movimento dei Focolari, dice Maria Voce in una nota stampa; e ancora: «Ci uniamo nella preghiera ai famigliari, amici, a tutta la diocesi di Acqui e alla Chiesa intera».