Francantonio Genovese ieri sera si è presentato al carcere di Messina dopo il voto del Parlamento che si è espresso a stragrande maggioranza a favore dell’arresto. È implicato in una triste vicenda relativa alla gestione di fondi comunitari destinati ai corsi di formazione professionale che, in base alle indagini della Procura, sarebbero stati utilizzati per scopi e interessi personali invece che per avviare e sostenere l'avviamento al lavoro di tanti giovani.

È a dir poco vergognosa la frase pronunziata da Genovese a commento del voto del Parlamento: «Sono stato tradito dal partito».

Lascio ai politologi l’interpretazione sull’ipotesi del ruolo dei partiti quali protettori di persone indagate. Ma da cittadina siciliana vorrei davvero sapere se Genovese si chiede quale sia il senso di tradimento provato dai suoi concittadini, traditi, ingannati e depauperati da lui stesso (e non genericamente da un partito).

Concittadini che lo hanno voluto come loro sindaco prima e parlamentare poi. Sottrarre milioni di euro di denaro pubblico – oltretutto destinato a un settore delicatissimo – per destinarli ai propri interessi, è un fatto davvero gravissimo. La frase pronunciata da Genovese – a detta della stampa –  è un’offesa ancora peggiore.

Per comprenderlo bisogna anche avere ben presente che in Sicilia, dove trovare un lavoro è davvero difficile, la formazione professionale è per moltissimi giovani l’unica possibilità di imparare un mestiere per tentare di investire su sé stessi per inventarsi un lavoro.

Genovese, occorre ripeterlo, è imputato per associazione a delinquere, riciclaggio, peculato e truffa: avrebbe sottratto alla formazione professionale diversi milioni di euro che ha utilizzato, in parte, anche per finanziare la propria campagna elettorale. Chi è il vero tradito in questa vicenda?