Il vecchio genio in mostra

Leonardo nel caveau del Musei Reali di Torino. Una rivelazione.
Autoritratto di Leonardo ANSA/TINO ROMANO

L’autoritratto famoso del genio. Occhi profondi che non ci guardano, bocca larga, sdegnosa, amara. Una senilità disillusa, guardandolo dal mento alla testa calva sembra una Gioconda invecchiata.

Ha ingannato per molto tempo il grande Narciso che è stato. Grazie alla Gioconda, ai ritratti, quelli abbozzati e quelli finiti, il Cenacolo con la sua aria smarrita, e quel Bacco-san Giovanni del Louvre, così ambiguo.

Per trovare chi sia quest’uomo e sollevarne finalmente il velo dal dolce inganno che ci affascina, occorre anche rivedere i vapori del Valdarno, le nebbie dei laghi lombardi, le umidità della Padania dove il grande artista è vissuto e ha composto i suoi lavori: non tutti e non sempre capo-lavori. Non è che il Genio è sempre Genio.

Ma nel disegno a sanguigna, dai tratti precisi e un poco evanescenti – somigliante alla fisionomia con cui Raffaello l’ha dipinto in Vaticano – Leonardo si rivela quello che è. Certo un indagatore, certamente un poeta dell’immagine grandioso, un uomo affamato di conoscenza. Non ci basta. Non ci bastano i suoi quadri per quanto celebrati dove in pratica il vero protagonista è sé stesso.

Qui a Torino il velo dietro cui si è nascosto cala, rimane la verità. L’uomo è malato, stanco, ha visto tutto. Vorrebbe vedere ancora, ma non può. E, come Rembrandt alla fine della vita, trova il coraggio di svelarsi. È orgoglio fiorentino anche questo, come in Dante. E lui lo sa, tant’è vero – la rassegna lo dimostra – che quest’opera ha avuto imitazioni lungo i secoli.

Noi siamo affascinati dal fatto che per la prima e unica volta nella vita, Leonardo, a differenza di Michelangelo e Raffaello, è quel che appare, non si nasconde più. Il disegno a sanguigna, databile sul 1515 (333 x 215 mm) è lo specchio di un uomo anziano, stanco ma ancora con un flusso di energia vitale. Fermarsi ad osservarlo a lungo, permette quel dialogo che in realtà davanti alle sue opere risulta difficile per la loro misteriosa pre-potenza. Qui alle soglie del passo estremo, l’uomo dai capelli e dalla barba ondulati guarda ancora lontano sotto gli occhi cisposi. Solo come è sempre stato, pur circondato da ammiratori. Nella vecchiezza la fama non basta più, non serve. È l’ora della verità, questa. Perciò il disegno è forse la cosa più vera dipinta dal Genio.

L’Autoritratto di Leonardo. Storia e contemporaneità di un capolavoro. Torino, Musei Reali, fino al 30.6

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