Il Vangelo, le famiglie, le leggi
Mi permetto di consegnare alcuni brani dell'esortazione apostolica Amoris letitia.
1. Un grande senso della conversione: «Al tempo stesso dobbiamo essere umili e realisti, per riconoscere che a volte il nostro modo di presentare le convinzioni cristiane e il modo di trattare le persone hanno aiutato a provocare ciò di cui oggi ci lamentiamo, per cui ci spetta una salutare reazione autocritica» (n. 36).
«Per molto tempo abbiamo creduto che solamente insistendo su questioni dottrinali bioetiche e morali, senza motivare l’azione della grazia, avessimo già sostenuto a sufficienza le famiglie, consolidato il vincolo degli sposi e riempito di significato la loro vita insieme. Abbiamo difficoltà a presentare il matrimonio più come un cammino dinamico di crescita e di realizzazione che come un peso da sopportare per tutta la vita. Stentiamo anche a dare spazio alla coscienza dei fedeli, che tante volte rispondono quanto meglio possibile al Vangelo in mezzo ai loro limiti e possono portare avanti il loro personale discernimento davanti a situazioni in cui si rompono tutti gli schemi. Siamo chiamati a formare coscienze, non a pretendere di sostituirle» (n. 37).
«Molte volte abbiamo agito con atteggiamento difensivo e sprechiamo le energie pastorali moltiplicando gli attacchi al mondo decadente, con poca capacità propositiva per indicare strade di felicità. Molti non percepiscono che il messaggio della Chiesa sul matrimonio e la famiglia sia stato un chiaro riflesso della predicazione e degli atteggiamenti di Gesù, il quale nel contempo proponeva un ideale esigente e non perdeva mai la vicinanza compassionevole alle persone fragili, come la samaritana e la donna adultera» (n. 38).
2. Una nuova presenza evangelica: «Nelle difficili situazioni che vivono le persone più bisognose, la Chiesa deve avere una cura speciale per comprendere, consolare, integrare, evitando di imporre loro una serie di norme come se fossero delle pietre, ottenendo con ciò l’effetto di farle sentire giudicate e abbandonate proprio da quella madre, che è chiamata a portare loro la misericordia di Dio. In tal modo, invece di offrire la forza risanatrice della grazia e la luce del Vangelo alcuni vogliono “indottrinare" il Vangelo, trasformarlo in pietre morte da scagliare contro gli altri» (n. 49).
3. Le famiglie e la buona notizia: da Betlemme alla croce. «L’esempio di Gesù è paradigmatico per la Chiesa. Egli ha inaugurato la sua vita pubblica con il segno di Cana, compiuto ad un banchetto di nozze (Gv 2). Ha condiviso momenti quotidiani di amicizia, e con la famiglia di Lazzaro e delle sue sorelle, e con la famiglia di Pietro (Mt 8). Ha ascoltato il pianto dei genitori per i loro figli, restituendoli alla vita (Mc 5)» (n. 64).
«L’incarnazione del Verbo in una famiglia commuove con la sua novità la storia del mondo. Abbiamo bisogno di immergerci nella storia del mistero della nascita di Gesù; nel sì di Maria all’annuncio dell’Angelo, quando venne concepita la parola nel suo seno; e anche nel sì di Giuseppe, che ha dato il nome a Gesù e si è fatto carico di Maria; nella festa dei pastori al presepe; nell’adorazione dei magi; nella fuga in Egitto, in cui Gesù partecipa al dolore del suo popolo esiliato, perseguitato e umiliato; nella religiosa attesa di Zaccaria e nella gioia che accompagna la nascita di Giovanni Battista; nella promessa compiuta per Simeone ed Anna nel tempio; nell'ammirazione dei dottori della legge mentre ascoltano la saggezza di Gesù adolescente. E quindi penetrare nei trenta lunghi anni nei quali Gesù si guadagnò il pane lavorando con le sue mani, sussurrando le orazioni e la tradizione credente. Questo è il mistero del Natale e il segreto di Nazaret, pieno di profumo di famiglia! È il mistero che tanto ha affascinato Francesco di Assisi, Teresa di Gesù bambino e Charles de Foucauld, e al quale si dissetano anche le famiglie cristiane, per rinnovare la loro speranza e la loro gioia» (n. 65).
4. Una carità immeritata, incondizionata e gratuita: «Due logiche percorrono tutta la storia della Chiesa: emarginare e integrare. La strada della Chiesa, dal concilio di Gerusalemme in poi, è sempre quella di Gesù: della misericordia e dell’integrazione. La strada della Chiesa è quella di non condannare eternamente nessuno; di effondere la misericordia di Dio a tutte le persone, che lo chiedono con cuore sincero (…), perché la carità vera è sempre immeritata, incondizionata e gratuita. Pertanto sono da evitare giudizi che non tengono conto della complessità delle diverse situazioni, ed è necessario essere attenti al modo in cui le persone vivono e soffrono a motivo della loro condizione» (n. 298).
Ecco le chiavi per un discernimento spirituale e storico, che le nostre chiese e i nostri vescovi sono chiamati a fare in questo tempo, cercando di riconciliare il Paese e di non dividerlo ulteriormente. Troppe volte il dibattito sulle famiglie si è trasformato in un colpo di clava degli uni contro gli altri. Dieci anni fa si è fatto cadere un governo, per rendere visibile la potenza morale dei cristiani di questo Paese, con l’unico risultato di sostenere una fazione politica.
I vescovi italiani, che si riuniscono in assemblea lunedì, rilancino il grande discorso di Firenze, che papa Francesco ha donato alle nostre chiese, per viverlo e per testimoniarlo, oltre le prigionìe della politica. Sia accolta l’esortazione apostolica Amoris laetitia. Non sia velato il Vangelo per esibire una legge, sempre fragile, anche se talvolta necessaria. Non ci voltiamo all’indietro, come la moglie di Lot. Resteremmo pietrificati dalla nostalgia di un passato di potere.
Alle chiese è chiesto ben altro: come dice l’apostolo, la fatica dell’amore.