Il vangelo al centro della Chiesa e della cristianità
La Chiesa del concilio, la Chiesa dei poveri in un attimo ha detto parole di consolazione verso i fratelli più piccoli della terra. Papa Francesco ha bussato alla porta dei disabili, dei poveri e dei feriti, che lo hanno accolto con tenerezza come loro padre e fratello.
La parola della pace, del perdono e della riconciliazione è tornata al centro della storia come Parola di Dio. Questa parola ha letto la Terza guerra mondiale fatta a pezzi, ha posto il Vangelo al cuore dei conflitti, ha seminato speranza soprattutto là dove la potenza mortifera delle armi sembrava travolgere tutto.
I viaggi alle periferie della storia, da Lampedusa al Brasile, dal conflitto tra cristiani nell’Europa orientale all’esplodere del conflitto nella Siria e nel Medio Oriente; dalla Corea del Sud e dalle Filippine all’Albania e al cuore dell’Unione europea, diventano come capitoli di una nuova cultura della riconciliazione; dalla Terra Santa a Bangui capitale spirituale del mondo, narrano un ministero del Vangelo che si incarna nel dolore del mondo, dal terrorismo a tutte le guerre.
La visita in Palestina e Israele di papa Francesco e del patriarca Bartolomeos indica un ecumenismo del Vangelo e dei martiri, che ha il suo fondamento nel mistero di Gerusalemme, città della pace e della violenza. Il papa consegna alla preghiera l’incontro e di dialogo tra palestinesi e israeliani, che è la fonte della pace in tutto il Medio Oriente.
L’incontro a Cuba con il patriarca Kirill segna una svolta per un ecumenismo povero, senza condizioni, che consegna a tutti l’incontro per amore della umanità intera. L’abbraccio tra papa Francesco e Kirill diventa stile e modello della Chiesa, di ogni Chiesa e di tutte le Chiese… la confessione della fraternità diventa confessione dell’unico Vangelo del Signore. In quell’abbraccio nessuno è escluso, né a Oriente né a Occidente.
Cuba, isola contesa alla metà del secolo scorso tra russi e americani, diventa oggi luogo di incontro e di pace tra gli Stati Uniti di Obama e il governo di Raul Castro, e papa Francesco, insieme a Kirill, seminano lì la parola inerme della pace, del dialogo e della comunione.
I diritti degli oppressi, dei poveri e degli scartati sono spiegati da papa Francesco in questa nuova ecologia umana, che vuole rovesciare la storia, che vuole trasfigurarla in una cultura della fraternità che ha la misura nel più piccolo dei fratelli, in ogni latitudine del mondo. L’enciclica Laudato si’ lega la questione climatica e ambientale alla sofferenza e all’umiliazione dei poveri.
La grazia del grande Giubileo della misericordia cambia il cuore della Chiesa e dell’umanità. Gesù, volto della misericordia di Dio, si pone al centro della missione dei discepoli del Signore. Ecco la Chiesa dei discepoli che apre il cuore ai miseri, che ha un cuore che accoglie i miseri, che dona ai suoi figli lo sguardo verso i miseri, che cercano la tenerezza di Dio e la sua compassione.
Come un vento dello Spirito, un soffio spirituale, la forma del Vangelo diventa la forma della Chiesa, di ogni Chiesa e di tutte le Chiese. Le piccole e grandi comunità, movimenti e associazioni, cristiani comuni, sperimentano la gioia della debolezza, l’obbedienza della fede e della pace, la diakonia dei poveri, la koinonia di tutte le persone di buona volontà, la martyria della vita, consegnando sé stessi per amore di tutti.
Misericordia e conversione. Parafrasando Gesù, potremmo dire, convertitevi e siate misericordiosi. Siate misericordiosi e offrite frutti di conversione. Non c’è conversione senza misericordia e non c’è misericordia senza conversione.
Dunque un anno di grazia e di rinnovamento spirituale, che spinge i discepoli del Signore lungo la via del Vangelo e dei poveri. I frutti di questo tempo di conversione e di misericordia saranno presto visibili nelle ferite della storia, saranno il nuovo nome dei segni dei tempi, che anticipano e profetizzano il tempo di Dio.
Anche la Chiesa italiana, con il convegno ecclesiale, ha cominciato a uscire dai recinti degli interessi politici e culturali, per entrare in questo grande fiume evangelico della conversione e della misericordia. Il discorso del papa a Firenze indica per le nostre Chiese la via della sinodalità, del camminare insieme.
Una sinodalità con i poveri e con la parola di Dio, non avendo preoccupazioni di occupare spazi, di riempire piazze e di vincere referendum, ma semplicemente di servire il Vangelo nella debolezza, da disarmati, senza la pretesa di scomunicare qualcuno, ma di accompagnare tutti, nessuno escluso, nel faticoso viaggio della vita, là dove il Signore ci vuole.
Il documento della Chiesa italiana che sta per uscire e che contiene la via concreta alla sinodalità, una via umile e spogliata a servire il Vangelo e nient’altro, sarà il dono di Dio perché le nostre comunità diventino celebrazione della misericordia di Dio verso i feriti di questo Paese. Solo la misericordia di Dio può lenire il grande dolore di chi viene messo in disparte, spesso abbandonato.
La misericordia del Signore guarisce le nostre comunità dalle malattie, che induriscono il cuore e la vita e impediscono la fraternità, a partire dal più piccolo. Le malattie spirituali della Chiesa italiana, che la affaticano e la rendono spiritualmente stanca e fiacca, e le nostre malattie, figlie di un cristianesimo semipelagiano ormai morente, hanno bisogno dell’umile medico del Vangelo.
Papa Francesco è venuto perché il Vangelo tornasse al centro della riforma della Chiesa, dove la forma Christi diventa forma della nostra vita cristiana. Dunque un tempo di grazia e di misericordia per riconoscere la visita di Dio nel nostro tempo, nella nostra storia e nelle nostre povere vite.
(Sullo stesso argomento leggi anche: "Francesco, tre anni di passione", di Michele Zanzucchi)