Il TuttoDante di Roberto Benigni

Il noto attore e regista torna a leggere la Divina Commedia in piazza Santa Croce a Firenze 
TuttoDante di Roberto Benigni

Roberto Benigni, premio Oscar. Beh, i grandi del cinema lo avranno pur conosciuto bene, professionalmente parlando, per potergli attribuire ben due Oscar nel 1999. Roberto Benigni, comico satirico. Simpatico e burlone. Roberto Benigni, poeta e letterato. Uno che ha tra i progetti della propria vita la divulgazione di Dante e della sua Divina Commedia è ben degno di essere stato candidato al Nobel per la letteratura.
 
Roberto Benigni, cantore dell’amore. Quello vero, gratuito, disinteressato ma anche sentimentale, passionale, vitale. Roberto Benigni, ricercatore della vera essenza dell’uomo, capace di portare Dio nella vita umana. Roberto Benigni, comune cittadino. Che affronta la crisi attuale dal punto di vista di ognuno di noi.
 
Venerdì 20 luglio, piazza Santa Croce, magnifica cornice del ritorno di Benigni a Firenze sotto la supervisione di Dante Alighieri, presente in marmo bianco con la sua autorità. Piazza gremita, tribune centrali e spalti laterali. Entrata in scena sotto le note della marcia ideata dal maestro Piovani. È un tripudio il suo ritorno in Santa Croce dopo sei anni per proporre la Divina Commedia alla gente, alle masse. Progetto a cui il sindaco Renzi ha fortemente creduto conferendogli la cittadinanza onoraria il 15 giugno scorso.
 
Benigni inizia con una dedica alle popolazioni terremotate dell’Emilia Romagna e a Rossella Urru, cooperatrice internazionale appena liberata dopo mesi di prigionia in Mali. Di rito i saluti ai presenti: «Matteo (Renzi, ndr) su quella sedia sei anni fa c’è stato Prodi, poi anche Prandelli che allenava la Fiorentina e che ora allena la Nazionale…»; «Paolo Bonolis, il tuo Sanremo il più bello di tutti!, Antonella Clerici, il tuo Sanremo il più bello di tutti!, Gianni Morandi, il tuo Sanremo il più bello di tutti!». Va da sé che abbia preso spunto dalla recente notizia di ricandidatura di Berlusconi per far sorridere; applausi al parallelismo con Dante: tutti e due ci hanno fatto vedere l’Inferno, Dante ha subìto un processo e vent’anni di esilio, Berlusconi tanti processi e venti anni di governo, Dante ha avuto fede e questo lo ha portato vicino alla Madonna, Regina del Cielo, Berlusconi ha avuto Fede e lo ha portato vicino a Regina Coeli. E così via.
 
Ma il pezzo forte è arrivato dopo la mezz’ora di satira. Le luci sono diventate soffuse, silenzio nella piazza, aria di sacralità. Cita Jorge Luis Borges che, dopo aver letto non alcuni, ma tutti i libri del mondo, definì la Commedia il miglior libro scritto dagli uomini.
 
Inferno, undicesimo canto. Quello che tanti critici letterari definiscono brutto, Benigni l’ha amato e reso talmente comprensibile e affascinante da farlo sembrare il più bello. Si entra nel vivo dell’Inferno e si sente puzza, fetore, tanto che Virgilio e Dante devono ripararsi per evitare di respirare quell’aria fetida. Ma come: quando mai è accaduto che un poeta scriva nelle sue poesie di puzze e fetori!? Non è assolutamente elegante e conveniente! Eppure Dante osa, e persevera, perché lui l’umanità la conosce, la ama, non la nega e nasconde, la mette in evidenza per avvertirci, per stimolare una coscienza etica in noi e indurci al ravvedimento e a comportamenti sani.
 
In quei cerchi ci sono i violenti contro gli altri e le sostanze degli altri (tiranni, omicidi, rapinatori, predoni…), i violenti contro sé stessi e contro le proprie sostanze (scialacquatori e suicidi, rei di aver soppresso la propria vita, segno che non hanno amato se stessi), i violenti contro Dio e contro la natura (bestemmiatori, sodomiti e usurai). Qui Benigni non transige: gli usurai! Coloro che causano consapevolmente danno ad altri approfittando dello stato di necessità, del bisogno, della povertà. Immediato è il parallelismo con l’attualità: gli speculatori, coloro che non guardano in faccia nessuno pur di arricchirsi e che con la loro condotta causano danni a miliardi di persone, oggi che la finanza ha il sopravvento sull’economia reale. Questo è definito peccato gravissimo.
 
L’arricchimento personale, dice Dante, deve procedere dal lavoro umano o dalla creatività dell’intelligenza e ogni altro modo, compreso quello di trarre soldi dai soldi stessi, è contro natura e offende Dio. Se la natura è figlia di Dio, dice Dante, il lavoro rende l’uomo quasi nipote di Dio. Benigni commenta che il lavoro è il mezzo con cui l’uomo è con-creatore insieme a Dio, il quale si è riposato il settimo giorno, ma ha fatto in modo che fosse l’uomo a continuare la Sua opera creatrice con produzioni, invenzioni, uso della natura, creatività. E nel lavoro troviamo noi stessi e non solo la busta paga.
 
Cita poi il più grande comandamento: «Ama il prossimo tuo come te stesso». Tutti i regimi hanno paura di chi opera gratuitamente, per il solo bene dell’uomo, e che paga di persona: Gesù, Gandhi, Martin Luther King.
 
Sono rimasto sempre profondamente ammirato dalla passione per la bellezza e per l’amore che Benigni comunica con la propria vita e le proprie opere. Disse di lui Mario Luzi: «Si vede che ama quel che legge». E Davide Rondoni: «Un uomo sopraffatto dalla bellezza, e di uomini così abbiamo bisogno». Il TuttoDante ne è un’ulteriore conferma. Grazie, Benigni.
 
TuttoDante prosegue fino al 6 agosto. Ecco il programma:
20 luglio – XI Canto 
21 luglio – XII Canto 
23 luglio – XIII Canto 
24 luglio – XIV Canto 
27 luglio – XV Canto 
28 luglio – XVI Canto 
30 luglio – XVII Canto 
31 luglio – XVIII Canto 
2 agosto – XIX Canto 
3 agosto – XX Canto 
5agosto – XXI Canto 
6 agosto – XXII Canto
 
 
 

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