Il tuo disegno è bellissimo
Ibambini fanno parte di uno strano mondo: quando sembra limpido e leggibile, eccolo divenire misterioso e difficile. Si crede si accontentino di facili spiegazioni e invece sono capaci di profonde intuizioni. Esigenti… respirano solo coerenza, ma non risparmiano comprensione e misericordia. Inevitabilmente riportano il significato a chi, per capire, invita a ritornare come bambini. È bello osservare i bambini, ma questa operazione richiede tempo e attenzione, capacità d’ascolto e di dialogo. Tutti sono invitati a farlo. I nonni sono sempre un veicolo importante di valori e di attenzioni particolarmente significative. Anche per questo ci vuole impegno. Il dado dei nonni Nonna Luciana e nonno Antonio erano appena tornati da un viaggio e avevano portato un gioco un po’ strano: un dado gommoso, che Giulia subito aveva strapazzato divertita, osservandone i teneri disegni. Il cubo ritornava sempre nella sua solita forma leggermente arrotondata e simpatica. Elisa, la sorellina più grande era attirata anche dalle frasi scritte su ogni faccia. Leggile, leggile, l’aveva invitata Giulia. Ed Elisa, sapientemente aveva scandito gli inviti del dado dell’amore. Amare tutti, amare il nemico… Già, è vero. Amarsi a vicenda, farsi uno con l’altro, lo dicono anche mamma e papà. Nonno Antonio e nonna Luciana le avevano guardate teneramente, poi si erano scambiati un’occhiata complice e avevano spiegato alle nipotine: Questo è un dono speciale. Se tiri il dado ogni giorno, poi sai come devi comportarti, se vuoi imparare a voler bene e ad essere felice. Come esprimersi con delle bambine così piccole, per raccontare l’arte di amare, una sorta di sintesi del vangelo? Come spiegare loro che quella determinazione era capace di trasformare la giornata, i rapporti quotidiani, il piccolo mondo in cui si muove ciascuno di noi? Elisa e Giulia, comunque, avevano provato a tirare il dado: un po’ per amore dei nonni, un po’ per gioco e un po’ per sfida. Bisognava sperimentare le novità e valutare la portata della nuova proposta. Ma non era bastato: E cosa c’è scritto sul libricino?. Piano piano, si svela la saggezza delle parole di Chiara Lubich: pochi consigli affettuosi per ogni frase del dado. Elisa e Giulia ascoltano, leggono, racchiudono nel cuore qualche segreto. Amare per primi, scandisce Elisa pensierosa. Vuol dire non aspettare, commenta Giulia, con noncuranza. A scuola Poi si era ritornati a scuola. Elisa in classe aveva esercitato le sue abilità pittoriche e Paola, la sua compagna di banco stava commentandole. Il tuo disegno è proprio brutto , aveva detto però Paola. E le sei parole erano rotolate come pietre grigie e aguzze sul banco di scuola. Elisa non era riuscita proprio ad accettare quel giudizio ingiusto: il proprio disegno era invece piacevole e ben colorato. Una sbirciatina al disegno di Paola e la risposta sarebbe potuta arrivare giusta e meritata: Come ti permetti di giudicare così il mio disegno? Guarda il tuo!. Invece non era accaduto niente di tutto questo. Amare per primi . La frase del dado lanciato quella mattina rimbalzava nella mente e nel cuore di Elisa, facendo piazza pulita di dubbi e risentimenti. Era un po’ difficile, è vero, essere positivi con quella bambina, ma Elisa ormai aveva deciso, non con la ragione, ma con l’anima: non avrebbe aspettato e avrebbe amato per prima Paola, che a scuola era sempre arrabbiata e con cui era difficile giocare in pace. Perciò aveva replicato, senza esitazioni: Invece il tuo disegno è bellissimo. Gli occhi di Paola si erano fermati alcuni intensi istanti in quelli di Elisa, increduli e stupiti, come quando i bambini constatano l’avvento di un sogno. Poi la bambina sempre ostile e insoddisfatta aveva accarezzato con il pensiero quella bella espressione della sua compagna il tuo disegno è bellissimo. Oh, aveva tanto desiderato sentirsi dire una cosa così! Aveva tanta sete di accoglienza e di fiducia… E tutte le pietre aguzze e dure che le si sciacquavano sempre in bocca, pronte a mescolarsi con il risentimento di cui era colmo il cuore, ora si erano improvvisamente trasformate in note musicali, non percepibili da nessun altro, ma comprensibili per loro due, sintonizzate sullo stesso pentagramma. Così Paola aveva sussurrato, chiamandola affettuosamente per nome: Anche il tuo è bellissimo, Elisa!. E in quelle sei parolette ora c’era la promessa di un gesto di pace e la speranza di un’amicizia, nata da… un dado speciale!