Il “triplete” di Philippe
Dopo Amstel Gold Race e Freccia Vallone il belga Gilbert vince nella stessa settimana anche la Liegi-Bastogne-Liegi, una delle più belle classiche del ciclismo. Facendo felice un’intera nazione
Philippe Gilbert, ventottenne ciclista belga, per la maggior parte degli appassionati e degli addetti ai lavori è, in questo momento, il “re” delle corse di un giorno, le cosiddette “classiche”. In queste gare Philippe, da alcuni anni, c’è sempre. Magari non vince, ma ci prova ogni volta, come ha fatto da vero campione nell’ultima trionfale settimana. Così, dopo i successi nell’Amstel Gold Race e nella Freccia Vallone, il giorno di Pasqua è arrivata anche la vittoria nella Liegi-Bastogne-Liegi, proprio la decana delle “classiche” (la prima edizione di questa corsa è datata 1892!).
Fair-play tra vincitore e vinti «E’ qualcosa di incredibile – ha dichiarato all’arrivo Gilbert – ho vissuto una giornata fantastica, non riesco a trovare le parole per descriverla. Devo fare i miei complimenti ai fratelli Frank e Andy Schleck (giunti rispettivamente al secondo ed al terzo posto, ndr), che si sono assunti le loro responsabilità tirando con la loro squadra quando anche la mia situazione in corsa era complicata. Pur sapendo che così facendo alla fine avrei anche potuto batterli: hanno corso per vincere e non per farmi perdere». Ed alla fine sono stati proprio i suoi più forti avversari i primi a rendergli onore: Andy, subito dopo l’arrivo, è corso a stringergli la mano complimentandosi per la meritata vittoria; Frank, invece, al momento della premiazione si è tolto il cappello profondendosi in un inchino come si fa normalmente davanti ad un sovrano. Per Philippe, nato a Verviers proprio ai piedi della Redoute (la salita che risulta spesso decisiva per l’esito finale di questa corsa), la Liegi-Bastogne-Liegi rappresenta ciò che ha sempre voluto vincere sin da quando è salito per la prima volta su una bicicletta, simboleggia la sua definitiva consacrazione (con questo ulteriore successo Gilbert è diventato ora il numero uno della classifica mondiale).
La vittoria di un intero popolo Alla fine però non è stato solo il ciclista belga a gioire, ma tutta una nazione si è ritrovata a festeggiare in un momento molto delicato della propria politica interna. Il 22 aprile di un anno fa, infatti, i persistenti dissidi tra valloni (circa 4 milioni di persone che parlano francese) e fiamminghi (circa sei milioni che parlano appunto il fiammingo, una lingua di origine germanica simile all’olandese) causarono la caduta del governo di questo Paese. E le successive elezioni hanno sancito una netta spaccatura in due del Belgio, quella che può definirsi una vera e propria convivenza tra “separati in casa”. Differenze di lingua e cultura, certo, ma anche una “frattura” più ampia che coinvolge tanti altri aspetti a cominciare dall’economia, con i fiamminghi normalmente più benestanti ed i valloni maggiormente colpiti dalla crisi economica internazionale. Da oltre un anno il Paese non ha quindi un governo, per quella che i numeri ci dicono essere la più lunga crisi politica della storia mondiale (un record “negativo” entrato nel Guinness dei primati dopo che sono stati superati i 353 giorni di vuoto politico-istituzionale della Cambogia nel 2004).
La testimonianza di Philippe Così, come già accaduto altre volte in passato, è stato proprio lo sport, ed in questo caso il ciclismo in particolare, ad aver messo almeno per un giorno tutti d’accordo. Eh già, perché Gilbert, vallone di nascita, si è sempre saputo tirar fuori da ogni possibile polemica facendosi rispettare ed amare anche dagli appassionati di ciclismo belgi di origine fiamminga. Che, dopo il loro idolo Tom Boonen (già plurivincitore di corse importanti come Giro delle Fiandre e Parigi-Roubaix), hanno via via apprezzato anche il vallone Gilbert. Come ciclista, certo, ma anche come uomo, soprattutto nelle ultime settimane quando ad esempio, dopo la vittoria nella Het Volk (una prestigiosa corsa che si disputa nelle fiandre orientali, zona fiamminga …) si è presentato alla tv nazionale rispondendo proprio in fiammingo! O quando, come dopo la vittoria nella Liegi, ha dichiarato: «Il Belgio vive una grande crisi politica. Ma in bici non ci sono né fiamminghi né valloni, c’è solo una bandiera». Ecco allora che domenica hanno potuto gioire sia i valloni, che hanno sventolato le loro caratteristiche bandiere gialle con il gallo rosso, che i fiamminghi, per una vittoria che rappresenta qualcosa che trascende il solo significato sportivo. L’ennesima prova di come lo sport sappia unire piuttosto che dividere.