Il trionfo di Tsipras
Che l'annunciata vittoria di Syriza in Grecia avesse messo in fibrillazione i settori più ortodossi e conservatori dell'Europa e non solo, è cosa nota: e lo si capisce bene leggendo un quotidiano economico come il Wall Street Journal, che titola «Il voto greco prepara un nuovo scontro europeo». Il giornale londinese definisce Syriza un «partito radicale di sinistra», al quale i greci hanno «dato il potere… in una ribellione popolare contro l'amara medicina economica che la Grecia ha inghiottito per cinque anni».
Toni piuttosto allarmistici condivisi dal compatriota The Times, che titola «La rivolta greca anti-auterity scuote l'Europa», e da The Independent e The Guardian, che pronosticano una «Grecia e un’Unione Europea in rotta di collisione dopo la vittoria della sinistra di Syriza».
Tra i più preoccupati, si sa, c'erano i tedeschi – cancelliera in testa -: non a caso Der Spiegel titola «I Greci hanno votato contro la Merkel», con tanto di fotografia di una manifestante con un cartello «Gute nacht Frau Merkel», «Buonanotte signora Merkel». Anche il Bild annuncia la «fine di un corso finanziario disastroso» citando le parole di Tsipras, mentre Die Zeit preferisce un più misurato «La notte del trionfo della sinistra».
Diversa è naturalmente la percezione della notizia in Spagna, dove istanze simili a quelle di Syriza sono portate avanti dal partito in forte ascesa Podemos: El Mundo annuncia la «Vittoria contro l'austerità» – non solo della Grecia, ma più ala largo dei popoli dell'Ue -, e El Paìs vede addirittura un'«Unione Europea che si prepara a negoziare con Syriza», sottolineando come «I socialdemocratici europei ritengono che la ristrutturazione del debito non debba considerarsi un tabù».
Più simile a quella britannica di uno scontro annunciato la visione dei giornali francesi: Le Figaro apre con «Contro l'austerità, la Grecia dà potere a Syriza» e vede in Tsipras un «campione di lotta greco-marxista»; mentre Le Monde, che apre con «Il debito, priorità del nuovo governo greco», ritiene – citando le dichiarazioni rilasciate negli ultimi giorni dal membro del direttivo Bce Benoît Coeuré – «poco probabile, anche se non impossibile» che le negoziazioni sul debito greco vadano a buon fine.
Libération invece, su toni più ottimistici, titola «Generazione Syriza», e dedica l'attenzione piuttosto alle negoziazioni interne al parlamento greco per «sopperire» ai due seggi che mancano al partito di Tsipras per avere la maggioranza assoluta, senza la quale qualunque manovra audace risulterebbe assai ardua sia a livello nazionale che europeo.
Anche dall'altro lato dell'oceano, gli Usa guardano alla Grecia: il New York Times definisce la vittoria di Syriza «una pietra miliare per l'Europa», in quanto le politiche di auterità avevano «stimolato una rivolta popolare dalla Francia, alla Spagna, all'Italia, contro politiche che erano andate incontro alle domande dei creditori ma non avevano portato né posti di lavoro né benessere».
Mentre il Washington Post, esprimendo dubbi sulla credibilità delle promesse elettorali di Tsipras che così tanto hanno fatto presa «in una nazione in cui un terzo della popolazione vive sotto la soglia di povertà dopo anni di tagli», pone invece l'attenzione sul fatto che il risultato elettorale «lancia una sfida provocatoria ai creditori internazionali che hanno sborsato 284 milioni di dollari per salvare la Grecia».