Il treno che ci porta alla meta
Ultima puntata della conversazione “La volontà di Dio nel pensiero e nella vita di Chiara Lubich”.
Siamo infatti come tasselli di "un magnifico mosaico": è questa una bellissima immagine con cui Chiara ha rappresentato l’Opera. In esso – lei ci ha detto – «ognuno di noi è come una piastrella viva, che comprende, capisce il proprio posto, conosce quello degli altri, ed è cosciente anche del significato di sé stessa nell’insieme. Anzi, vede con evidenza che essa ha valore soltanto nell’insieme. Nello stesso tempo però le è chiaro che, se mancasse, il mosaico risulterebbe incompleto».
Compiendo il meglio possibile ciò che Dio ci affida, siamo tasselli vivi nella nostra Opera, tutti collegati fra noi e ognuno partecipe del tutto.
Queste parole rispecchiano tutta la bellezza dell’Opera nella sua diversità di vocazioni ed espressioni: i focolari, i nuclei, le unità gen, le comunità, i movimenti a largo raggio…; in tutti gli aspetti della vita; nei vari dialoghi che le permettono di penetrare le fibre più intime della società.
Si aggiungono così, giorno dopo giorno, nuove pennellate al disegno che Dio ha su ciascuno di noi e su tutto il movimento. «La nostra piccola storia diventa, ora dopo ora, quasi storia sacra».
Nel raccogliere e nel meditare questi spunti sulla volontà di Dio, scegliendo quasi a fatica fra il vastissimo materiale che Chiara ci ha lasciato su questo argomento e che certamente nutrirà per tutto l’anno la nostra vita, mi sono trovata a chiedermi quale ne dovrebbe essere il frutto per noi nell’oggi dell’Opera. E mi sembrava quasi di vedere due direttrici.
Primo: tensione alla santità, che Dio ci sottolinea in modo speciale facendoci iniziare quest’anno con la proclamazione solenne della santità raggiunta da una giovinetta figlia del carisma: Chiara Luce. Per questo mi risuona particolarmente forte l’invito che Chiara fin dal ’46 rivolgeva alle sue prime compagne:
«Sì, Sì, Sì virile, fortissimo, totalitario, attivissimo alla volontà di Dio! […] Diciamo con tutto l’ardore del nostro cuore sì! […] Sì. V’assicuro che, se lo diremo con tutto il cuore, con tutta la mente, con tutte le forze, Gesù rivivrà in noi e noi tutte saremo altre Lui, Lui che ripassa sulla terra “facendo il bene”’. E non è questo il nostro Sogno?».
In fondo è quanto è stato suggellato anche ultimamente dal papa Benedetto XVI nell’udienza che ho avuto con lui il 23 aprile scorso, quando, dopo aver definito il "carisma dei focolarini" come quello «che costruisce ponti, che fa unità», ci ha sollecitati a «continuare così, nella vita del nostro carisma, in un rapporto di amore profondo e personale con Dio, da cui deriva ogni altro amore in una sempre viva tensione alla santità».
Secondo: realizzazione del disegno di Dio sull’Opera, quindi unità, testamento di Gesù realizzato.
Diceva Chiara: «Se tutte faremo la volontà di Dio, saremo prestissimo quella perfetta unità che Gesù vuole in terra come nel cielo».
«Questo vi invito a fare tutte». «Perché su tutte Dio ha posto una magnifica stella, la sua particolare volontà su ciascuna di noi, seguendo la quale arriveremo unite in Paradiso e vedremo dietro la nostra luce camminare molte stelle!». «Quando […] la volontà di Dio sarà fatta in terra come in Cielo, il Testamento di Gesù avrà il suo compimento».
Ma queste due direttrici si fondono in una: la tensione alla santità per noi non può attuarsi che nel carisma, quindi nell’unità. È l’unità vissuta il treno che ci porta fino alla mèta: la santità, santità personale e collettiva, la santità dell’Opera. E solo così l’Opera sarà, per la Chiesa e per l’umanità, quella "Parola" che da sempre Dio ha pensato per lei: unità.
E la mia riflessione continuava: se Dio, nell’anno che abbiamo voluto dedicare alla riscoperta del suo amore, ci ha infinite volte sorpresi e colmati di gioia con la sua magnificenza, e tutti ne siamo testimoni di aver visto quanto Dio ci ha amato, perché non sperare che quest’anno, in cui con la sua grazia vogliamo rispondere al suo amore facendo la sua volontà, possiamo essere noi causa di gioia per lui? E da questa profonda reciprocità fra cielo e terra nasceranno certamente frutti che ora non possiamo immaginare, e che arricchiranno la nostra comunione l’anno venturo.