Il travolgente ritmo urbano degli Stomp

Bidoni, coperchi, sacchetti di plastica e di carta, scope, cerchioni di ruote diventano strumenti musicali e opere d'arte nelle mani degli acrobati ballerini americani
Stomp

Hanno l'aria canagliesca, da ruvidi metropolitani di un ghetto di periferia. Indossano jeans sdruciti, canottiera e anfibi. Con in mano dei rastrelli, entrano in scena dinoccolandosi. Da qui a poco si scatenano. Con forti battiti dei piedi e delle mani, colpi e strofinii, mitragliano a tempo su qualsiasi oggetto capiti loro a tiro, ottenendo suoni imprevedibili e ritmi turbinanti scanditi da acrobatiche coreografie.

Gli Stomp sono, infatti, ballerini, acrobati, percussionisti. Aggressivi (ma solo in apparenza), ironici e poetici, con la loro "street art" hanno trasformato i rumori della civiltà contemporanea in danza, teatro e musica. Gli oggetti poveri sono sfida ecologica allo spreco urbano.  L'ensemble inglese di Brighton (ma lanciata a Broadway), dal '9, imperversa sulle platee di tutto il mondo e il suo successo è stato tale che, negli anni, si sono dovuti clonare altri tre gruppi di otto performer per permettere tournée in tutti i continenti. In Italia ritornano di frequente. Quindi rieccoli a distanza di due anni dall’ultima apparizione.

Come tanti fenomeni teatrali gli Stomp hanno generato degli epigoni: dagli australiani Tap Dogs, agli israeliani Sheketak, ai coreani Cookin, alla Vegetable Orchestra. Il loro marchio però rimane inconfondibile. La formula è semplice ma geniale: riciclare oggetti comuni della realtà urbana e industriale – bidoni, coperchi, sacchetti di plastica e di carta, scope, cerchioni di ruote, accendini, sturalavandini, lamiere, lavelli di cucina, e quant'altro – trasformandoli, a suon di percussioni, in musica e coreografie dal ritmo travolgente. Una vera sinfonia di suoni e di stupore, che contagia e diverte.

L'operazione degli Stomp di riscattare dall’ovvietà e dalla bruttezza gli oggetti d’uso comune si potrebbe comparare al fenomeno Trash delle arti figurative, che ha fatto assurgere a dignità artistica i rifiuti e i materiali di scarto della nostra civiltà dei consumi. Nello spettacolo si possono scorgere anche elementi della Pop Art e di Jerome Deschamps, del Futurismo e del cinema muto, dei cartoons e del circo. E, ancora: ritmi tribali africani, hip hop, break dance, tip tap, heavy metal e lotta giapponese kendo. Insomma un miscuglio di richiami artistici e di generi, che ne fanno uno spettacolo apparentemente leggero, in realtà è frutto di una drammaturgia del suono e di un rigoroso lavoro corale di precisione e di fantasia. 

Uscendo dal teatro non si potrà fare a meno, guardandosi attorno, in casa o per strada, di scorgere negli oggetti che vediamo, un possibile strumento che nelle nostre mani potrebbe, chissà, destarsi dall'immobilità e trasformarsi in un vero e proprio strumento musicale. E scoprirci così, anche noi, dei possibili  Stomp.
 
Stomp, regia di Luke Cresswel e Steve McNicholas. Roma, Teatro Brancaccio fino al 13/5; Milano, Teatro Nazionale dal 15 al 27/5.

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