Il torto del soldato
Evviva: finalmente una storia non vera. Le storie vere, spesso, sono troppo condizionate dalla parzialità per portare dritto alla verità. Le storie inventate – quelle buone s’intende – possono permettersi sguardi più arditi sulla realtà. E quindi, sempre purché siano buone, a volte riescono ad aprire varchi verso la verità. Quella di Erri De Luca è una buona storia. Inventata. Vera.
Racconta d’un ex criminale nazista, che si nasconde. Secondo lui il torto del soldato è stata la sconfitta. Affascinato dalla kabbalà, la mistica ebraica, in quei testi gli pare di scoprire il segreto del fallimento di Hitler, che colpiva il corpo degli ebrei, ma non ne conosceva l’anima. Che gli si è rivoltata contro. Poi c’è la figlia dell’ex nazista. Secondo lei, il torto del soldato è stata l’obbedienza. Lei non assolve il padre, ma gli rimane accanto. In quella situazione contorta tenta di trovare il suo spazio di libertà. Riuscirà la figlia dell’ex criminale a volare come il passero, comprato al mercato e poi lasciato libero mentre il nipotino di Erri batte le mani e grida: «Libbità»? Il male commesso dal padre, e non redento, lascia zavorre pesanti.